Sport

"La sclerosi multipla, una compagna con cui correre e da cui non scappare"

di Chiara Volontè

La storia della bresciana "Merilù Run", avvocato che da 17 anni convive con la SM e che ha scelto di esorcizzare la malattia correndo

Come è uscita da questo buio? 
Ho imparato ad accettare la mia condizione. Cercando di vivere giorno per giorno una malattia così imprevedibile. Ricordandomi, però, che l’incertezza è parte integrante della natura della vita. E poi ho iniziato a correre: è così che supero il mio buio.

Lei e la corsa vi siete scelte. Com’è successo?
Quando finalmente dopo otto anni ho ripreso in mano la mia vita dimenticandomi del divano, ho iniziato ad allenarmi con un personal trainer esperto, giustamente, in patologie neurologiche. All’inizio camminavo e facevo esercizi mirati che mi sono serviti molto per rafforzare muscolatura ed equilibrio. Finché un giorno mi ha portata a correre: io non volevo, mi sentivo impacciata. E poi, piano piano, ho imparato a (ri)conoscere il mio corpo, a prendere confidenza, a mettere un passo dopo l’altro nonostante cadessi – e succede tuttora! Il mio istruttore mi ha motivata, finché nel 2015, a Brescia che è la mia città, ho fatto la mia prima corsa con il mio primo pettorale.

Cos’ha significato, per lei, arrivare al traguardo?
È stata una gioia incredibile. E da lì ho sempre voluto alzare l’asticella: 10 chilometri, la mezza maratona… E i fatidici 42,195 km. Ho chiesto a mio fratello di allenarsi con me.