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Inps: sotto 1000 euro 6 milioni pensionati. Boeri: senza migranti perdiamo 38 miliardi

Pensioni, Ape, APE SOCIAL, APE VOLONTARIA, tetto unico d'età e quattordicesima: riforma pensioni news

Inps: sotto 1000 euro 6 milioni pensionati.


Meno di quattro pensionati Inps su dieci percepiscono assegni lordi mensili sotto i mille euro, più di uno su dieci è sotto i 500 euro. E' quanto emerge dal Rapporto annuale dell'Inps. Nella fascia 500-1.000 euro risultano 4.151.043 pensionati (il 26,7%), sotto i 500 euro 1.683.351 pensionati (10,8%). In totale, sotto i mille euro ci sono 5.834.394 pensionati (37,5%). In prevalenza sono donne i pensionati sotto i mille euro (3.864.607 contro 1.969.787 maschi). A percepire assegni oltre i 3mila euro lordi mensili sono 1.060.040 pensionati pari al 6,8% del totale (775.708 maschi e 284.332 donne).


Boeri: senza migranti perdiamo 38 miliardi

"Non abbiamo bisogno di chiudere le frontiere. Al contrario, è proprio chiudendo le frontiere che rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale. Siamo consapevoli del fatto che l'integrazione degli immigrati che arrivano da noi è un processo che richiede del tempo e comporta dei costi". Così nella sua relazione annuale il presidente Inps Tito Boeri. "E' anche vero che ci sono delle differenze socio-culturali che devono essere affrontate e gestite e che l'immigrazione, quando mal gestita, può portare a competizione con persone a basso reddito nell'accesso a servizi sociali, piuttosto che nel mercato del lavoro - aggiunge - Ma una classe dirigente all'altezza deve avere il coraggio di dire la verità agli italiani: abbiamo bisogno di un numero crescente di immigrati per tenere in piedi il nostro sistema di protezione sociale".

INPS BOERI, CONTRIBUTI DEI GIOVANI MIGRANTI

"Gli immigrati che arrivano da noi siano sempre più giovani: la quota degli under 25 che cominciano a contribuire all'Inps è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015. In termini assoluti si tratta di 150.000 contribuenti in più ogni anno". Boeri aggiunge: "Compensano il calo delle nascite nel nostro Paese -la minaccia più grave alla sostenibilità del nostro sistema pensionistico, che è attrezzato per reggere ad un aumento della longevità, ma che sarebbe messo in seria difficoltà da ulteriori riduzioni delle coorti in ingresso nei registri dei contribuenti rispetto agli scenari demografici di lungo periodo".

INPS BOERI, COSTO DI 38 MILIARDI IN 22 ANNI

"Per offrire qualche ordine di grandezza su quanto ci costerebbe la chiusura delle nostre frontiere ai cittadini extra-comunitari, abbiamo voluto simulare l'evoluzione da qui al 2040 della spesa sociale e delle entrate contributive nel caso in cui da qui in poi i flussi in entrata di contribuenti extra-comunitari dovessero azzerarsi. Nei prossimi 22 anni - spiega il presidente dell'Inps - avremmo 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi". "Insomma una manovrina in più da fare ogni anno per tenere i conti sotto controllo", sottolinea. "Nel triennio precedente alla crisi - evidenzia Boeri - circa 150.000 lavoratori immigrati cominciavano a versare contributi ogni anno mentre il 5% dello stock di lavoratori immigrati (circa 100.000 persone) uscivano dal nostro mercato del lavoro. Nella nostra simulazione la popolazione dei contribuenti immigrati si riduce mediamente ogni anno di circa 80.000 persone nei prossimi 22 anni. Abbiamo ipotizzato una retribuzione annua di ingresso di 2.700 euro, molto inferiore a quella dei lavoratori italiani (gli immigrati fanno i lavori che gli italiani non vogliono più svolgere), poi crescente no a un massimo di 9.500 euro al termine della carriera. Abbiamo guardato tanto al gettito contributivo che alle spese associate a prestazioni destinate agli immigrati (pensioni, prestazioni a sostegno del reddito, assegni al nucleo famigliare, invalidità civile)".

Pensioni: Boeri, non colpire giovani, ora salario minimo. RIFORMA PENSIONI NEWS

Non bloccare l'adeguamento all'aspettativa di vita nell'accesso all'eta' di vecchiaia perche' sarebbe un danno per i giovani; introdurre il salario minimo perche' "le premesse ci sono"; non chiudere le frontiere agli immigrati perche' sono fondamentali per la tenuta del nostro sistema di protezione sociale: il presidente dell'Inps, Tito Boeri ha presentato il Rapporto annuale dell'Inps con una Relazione che ha bacchettato Governo e sindacati, riaprendo il dibattito sulle misure per il rilancio dell'occupazione e per un mercato del lavoro e un sistema pensionistico che non penalizzi i giovani.

Pensioni: Boeri, non colpire giovani, ora salario minimo. RIFORMA PENSIONI NEWS - L'adeguamento a 67 anni

Boeri ha frenato sulla possibilita' che si rinvii l'adeguamento di 5 mesi dell'aspettativa di vita con il passaggio a 67 anni per l'eta' di vecchiaia nel 2019, cosi' come ipotizzato nelle scorse settimane. "Il blocco dell'adeguamento all'aspettativa di vita - ha detto Boeri - "non e' una misura a favore dei giovani". I costi si "scaricherebbero sui nostri figli e sui figli dei nostri figli". Sarebbe meglio - ha spiegato - fiscalizzare una parte dei contributi all'inizio della carriera lavorativa per chi viene assunto con un contratto stabile perche' questa misura, al contrario, sposterebbe risorse dai lavoratori anziani e dai pensionati ai piu' giovani, i piu' penalizzati sul fronte della previdenza. Boeri si e' detto poi favorevole all'introduzione del salario minimo nel nostro ordinamento. Questa misura - avverte - avrebbe il duplice vantaggio di favorire il decentramento della contrattazione e di offrire uno zoccolo retributivo minimo per quel crescente nucleo di lavoratori che sfugge alle maglie della contrattazione". Boeri afferma che "le premesse ci sono" ricordando che il nuovo contratto di prestazione occasionale fissa una retribuzione minima oraria (12 euro, compresi i contributi, ndr). "Di qui - dice, scatenando l'ira dei sindacati che sottolineano che i minimi esistono gia' e sono quelli contrattuali - il passo e' breve". Guardando a chi e' gia' a riposo l'Inps segnala che i pensionati sono 15,5 milioni e che sono 5,8 milioni (il 37,5%) quelli che nel 2016 potevano contare su un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro al mese (erano il 38% nel 2015). Il calcolo e' stato fatto dividendo per 12 l'importo pensionistico totale ricevuto (in realta' le mensilita' sono 13, quindi di importo leggermente piu' basso). Per le donne la percentuale di chi riceve meno di 1.000 euro al mese sul totale delle pensionate e' del 46,8% (3,8 milioni di persone) mentre per gli uomini e' del 27,1%. I pensionati che percepiscono piu' di 3.000 euro al mese sono 1,06 milioni.(


Pensioni, APE SOCIAL A RISCHIO? Allarme e tensioni nella RIFORMA PENSIONI

Pensioni e Ape Social, tema molto delicato da sempre. Per ora siamo a 60mila aspiranti pensionati che hanno aderito all'Ape Social. Da qui alla scadenza della domanda - 15 luglio 2017  la stima è di altre 40mila domande di adesione a questa forma di anticipo pensionistico. Totale: 100mila lavoratori pronti ad aderire all'Ape Social. Grande successo del progetto, ma governo e Inps si fanno due conti. La domanda: quanti soldi servono per sostenere l'Ape Social. L'esecutivo ha stanziato 300 milioni di euro e gli addetti ai lavori ritengono che non basteranno.


Pensioni, APE SOCIAL A RISCHIO? Allarme e tensioni nella RIFORMA PENSIONI - I costi dell'Ape Social


Basta prendere la calcolatrice per capire le difficoltà: un pensionato che vuole l'Ape Social dovrebbe percepire tra i 12mila ed i 17mila euro lordi annui. Se moltiplichiamo per gli 80-100mila aspiranti pensionati si sfora - non di poco - il muro del miliardo di euro.


Pensioni, APE SOCIAL A RISCHIO? Allarme e tensioni nella RIFORMA PENSIONI - Ape social non per tutti?


E quindi? Ape social per tutti? O Ape Social per alcuni?  Probabile che il Governo scelga di darà la precedenza di pensionamento a coloro che siano più vicini ai requisiti per l'ottenimento della pensione di vecchiaia, ossia quelli che hanno compiuto 67 anni e sette mesi. Gli altri? Rimandati al 2018, quando sarà aperta una nuova 'corsa' all'Ape Social con i vecchi aspiranti pensionati esclusi da questa finestra e i nuovi che si aggiungeranno...

 

Pensioni, Ape sociale: allarme sui costi. RIFORMA PENSIONI CAOS FASE 2

Pensioni sempre argomento caldo nel tavolo tra sidnacati e governo. Fonti sindacali sostengono che un allungamento dell'eta' pensionabile comporterebbe costi maggiori per l'Ape sociale, visto che aumenterebbero i mesi da coprire.


Pensioni, Ape sociale: allarme sui costi. RIFORMA PENSIONI CAOS FASE 2 - Sindacati, via tetto unico per l'eta'

In tema di pensioni I sindacati hanno le idee chiare: occorre bloccare l'innalzamento a 67 anni, che scatterebbe dal 2019 per adeguare l'eta' pensionabile alla speranza di vita. E' il primo scoglio da superare per intavolare una discussione sulla 'fase due'. Riprende in queste ore il confronto al ministero del Lavoro sul pacchetto previdenza.  Per i sindacati - secondo quanto riporta l'Ansa - sarebbe anche ora di differenziare l'eta' di uscita, oggi a 66 anni e 7 mesi, magari in base alla tipologia di lavoro (piu' o meno gravosa). E cosi' anche per quando riguarda quella che era l'anzianita', ovvero gli anni di lavoro richiesti prima di uscire. Dal 2019 si passerebbe a 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne (5 mesi in piu' rispetto ai limiti attuali).



Pensioni, Ape sociale: allarme sui costi. RIFORMA PENSIONI CAOS FASE 2 - Sindacati, riscatto gratuito degli anni universitari


Le discussioni vertono anche sulla definizione di meccanismi per aiutare i giovani nelle loro Pensioni future. Oppure sulla possibilita' di riscattare gratuitamente gli anni di studi universitari e la messa a punto di un sistema per la copertura contributiva dei periodi passati, sopratutto dalle donne, a prendersi cura di familiari anziani o disabili. Dall'incontro di oggi ci si aspetta un'agenda, una roadmap, posto che il traguardo dovrebbe essere la legge di Bilancio (in cui assorbire almeno una parte dei possibili interventi.

 

Pensioni Inps: 5,8 milioni sotto i 1000 euro al mese

 

Sono circa 5,8 milioni i pensionati che non arrivano a 1000 euro al mese. Lo certifica l'Inps nel Rapporto annuale, presentato dal presidente Tito Boeri. Nel dettaglio, al 31 dicembre 2016, sono 1,68 milioni quelli che percepiscono un assegno sotto i 500 euro al mese, il 10,8% del totale, e 4,15 milioni quelli che si fermano a 999 euro mese, il 26,7%.  Il 21,8% invece, circa 3,38 milioni di pensionati non superano quota 1.500 mentre il 17,9%, circa 2,78 milioni, percepiscono assegni fino a 1999 euro al mese. Sono invece il 10,6%, circa 1,6 milioni, quelli che possono godere di una pensione poco sotto i 2.500 euro mentre a percepire assegni di poco meno di 3000 euro sono il 5,4% del totale dei pensionati, 845mila persone. Il 6,8% infine, poco più di 1 milione di pensionati, riceve una pensione oltre i 3 mila euro al mese.