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Inter e Milan, il nuovo stadio nell'area di San Siro non è mai stato così vicino. Ma spunta il nodo valutazione
Il presidente del Milan, Scaroni, ha confermato che il prossimo San Siro sorgerà accanto a quello attuale. Ma gli ostacoli prima del via ai lavori non mancano
Il nuovo stadio di Milano non è mai stato così vicino
Il nuovo stadio di Milano è vicino, o meglio, non è mai stato così vicino come oggi. Dopo anni (almeno 5) di tira e molla, di progetti pagati milioni di euro, presentati e poi cancellati, di sondaggi ed acquisti di terreno come quello del Milan a San Donato, ieri le parole del Presidente rossonero, Scaroni, hanno confermato quello che da un paio di settimane è il percorso intrapreso: il nuovo stadio si farà accanto all’attuale Meazza. «Possiamo costruire un nuovo stadio qui nella zona di San Siro, conservando nell’edificio che verrà al posto dello stadio in cui siamo oggi, il secondo anello. Un incontro molto positivo che ci ha avvicinato a considerare la costruzione di un nuovo stadio a San Siro»
Certo, la sicurezza matematica che l’impianto si farà non ce l’ha nessuno, ma per una volta la strada seguita da tutti i protagonisti di questa storia tipicamente italiana sembra quella giusta, e soprattutto sembra «lineare». Eppure tre mesi fa appariva tutto avvolto nella nebbia con San Siro bloccato da un vincolo della Sovrintendenza che lo rendeva intoccabile ed il Milan addirittura pronto a spostarsi fuori dal capoluogo lombardo, il tutto mentre il sindaco di Milano, Beppe Sala, provava a rilanciare l’ipotesi (irrealizzabile) di una ristrutturazione del Meazza.
Passata l’estate però, grazie anche ad incontri non solo milanesi ma anche nei palazzi della politica di Roma, la nebbia si è diradata. Il vincolo ad esempio sul vecchio impianto, da divieto assoluto di qualsiasi lavoro, si è molto ma molto ammorbidito e così si è stabilito che è sufficiente salvaguardare il secondo anello trasformandolo in spazio destinato ad altro. Questo ha riaperto l’interesse di Inter e Milan che così si sono recate a Palazzo Marino, sede del comune di Milano, con una seconda richiesta: noi siamo pronti a ripresentare un progetto modificato per quell’area senza lasciare la città ma in cambio vogliamo garanzie dal Comune che non ci siano ostacoli o blocchi di carattere politico. Richiesta a cui il sindaco di Milano ha risposto rassicurando le due società che quindi hanno fatto ripartire la macchina del nuovo stadio con tanto di presentazione al neo ministro della Cultura, Alessandro Giuli, a quello dello Sport, Abodi del progetto che si discosta non di molto da quello originario.
Sulla strada il prossimo ostacolo sarà quello della valutazione dello Stato (o, meglio, dell’Agenzia delle Entrate) del vecchio impianto. Si parla di diverse decine di milioni di euro, se non centinaia, non noccioline. E siccome nel complesso l’opera dovrebbe superare come costo il miliardo di euro capite bene che le parti in causa siano molto attente ad ogni tipo di spesa.
La seconda incertezza sta nella posizione dell’Inter. Il Milan infatti in questo sembra molto più avanti e deciso nella strada da seguire. I nerazzurri invece negli ultimi mesi sono rimasti più in attesa, bloccati anche dal recente passaggio di proprietà da Suning ad Oaktree. Il fondo americano però fin dal principio si è detto favorevole alla costruzione del nuovo stadio di proprietà che in maniera immediata aumenterà il valore della società (e non solo per l’incremento delle entrate ma anche per il suo peso immobiliare) ma vuole rassicurazioni prima di investire.
Parlare di tempi oggi è inutile. Di sicuro nel 2026 nell’attuale Meazza è attesa la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina; possibile che il giorno dopo lo spegnimento della fiamma olimpica possano arrivare le ruspe nella zona. Ma in fondo al tunnel oggi si vede la luce. Per la gioia dei tifosi, per il bene di Milano e di tutto il calcio italiano, attualmente ultimo in Europa per il livello dei suoi impianti.