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Rinviare ancora le Olimpiadi di Tokyo 2021? Il dilemma del Giappone e del CIO
E' in corso la quarta ondata, le vaccinazioni vanno a rilento e si teme un contraccolpo economico: ma i costi di una nuova rinuncia sono difficili da calcolare
Mancano solo cinque settimane all’inaugurazione delle Olimpiadi di Tokyo, ma il loro regolare svolgimento è davvero in pericolo. Aumenta la pressione da parte dell’opinione pubblica giapponese, che in modo sempre più tambureggiante chiede che i Giochi vengano (nuovamente) rinviati, visto che la situazione della pandemia da Covid-19 è tutt’altro che sotto controllo.
Nemmeno il divieto di accesso per gli spettatori stranieri pare tranquillizzare i cittadini: il solo afflusso di squadre, singoli atleti e staff tecnici da tutto il mondo fa temere per il diffondersi di nuove varianti del Coronavirus.
Come è accaduto da quando è iniziata la pandemia, le ragioni sanitarie si intrecciano con quelle economiche, talvolta in modo sintonico e talvolta in modo convergente. Il Giappone sta affrontando la quarta ondata di Covid-19 e si teme che le Olimpiadi possono rappresentare un focolaio incontrollabile, cosa che infliggerebbe un colpo devastante all’economia nazionale, già messa a durissima prova da un anno e mezzo di emergenza sanitaria.
Oltretutto, le vaccinazioni stanno andando piuttosto a rilento: solo il 6% della popolazione è già stato immunizzato, mentre il 10% ha ricevuto la prima dose. L’economista Takahide Kiuchi ha spiegato ad Al Jazeera l’impatto economico delle prime tre ondate di Covid-19 sul Giappone: rispettivamente 52 miliardi, 51 miliardi e 26 miliardi di euro. E’ del tutto evidente che se le Olimpiadi dovessero dare una spinta alla quarta ondata già in corso, il contraccolpo economico sarebbe disastroso.
Bisogna però calcolare anche il costo determinato dall’eventuale seconda rinuncia ai Giochi: certamente enorme sul piano dell’immagine e notevole anche su quello economico, visto che si manderebbero in fumo i circa 15 miliardi di euro che si prevede siano generati dall’evento. Molto meno del disastro causato dal Covid-19, questo è chiaro, ma a questo conteggio bisognerebbe aggiungere le penali per i contratti sottoscritti e questa variabile rimane coperta da un certo mistero.
Ad avere l’ultima parola non è tanto il governo Giapponese, quanto il CIO (Comitato Olimpico Internazionale), che è l’organizzatore dei Giochi e quindi l’unico soggetto effettivamente titolato a decidere se andare avanti oppure fermarsi. Su questo, però, il governo dello sport mondiale non lascia trapelare nulla, nemmeno l’ammontare degli accordi in essere: la sensazione è che non si voglia dare un vantaggio neanche minimo all’interlocutore, perché in questa partita difficilissima chi sbaglia una mossa rischia di accollarsi un costo veramente gravoso.