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Sinner: "Non è giusto dimenticare i successi di Berrettini, speriamo che..."

di redazione sport

Jannik Sinner si confessa: "Ho pochi amici, ma veri. Mi conoscono da quando ero ragazzino e..."

SINNER: «C’È ANCORA MOLTO CHE POSSO IMPARARE DAI MIEI ERRORI. ORA STO GIOCANDO BENE, MA ARRIVERANNO MOMENTI PIÙ DIFFICILI: È IMPORTANTE LAVORARE ADESSO PER AFFRONTARLI PREPARATI».

Jannik Sinner, il ragazzo «molto orgoglioso di essere italiano»,  che con la vittoria di ieri al torneo di Rotterdam ha conquistato la terza posizione del ranking ATP nella classifica mondiale, si racconta in esclusiva a Vanity Fair e parla dei suoi affetti, di come ha reagito al trionfo agli Australian Open, del suo rapporto con la fama e con lo sport «Tutte le partite che si vincono, non si vincono nel giorno in cui si disputano. Si vincono preparandosi per mesi, forse anni, lavorando per quella partita. Vedremo se questo lavoro servirà anche al primo fallimento, vedremo come reagirò. Ma non ho paura di sbagliare, non ci penso. Non vedo che senso abbia pensarci». 

I passaggi principali dell'intervista di Jannik Sinner

La fama della sua discrezione la precede. È solo timidezza, o c’è anche dell’altro?

«Voglio proteggere le persone che mi sono più vicine, tenendole fuori da tutto ciò. Lo vivo come un piccolo compito da svolgere, quasi un dovere: mi hanno aiutato ad acquisire sicurezza in me stesso, e oggi in qualche modo voglio tutelarle».

Da ragazzino avrà dovuto fare delle rinunce, per dedicarsi al tennis. Quale le è pesata, e le pesa, di più?

«Ho tutto, non mi manca niente. Non sono mai stato in discoteca, non mi piace andare a dormire tardi. Preferisco giocare a carte con un amico».

È sempre in giro per il mondo: quanto è difficile mantenere vivi i rapporti, le relazioni?

«Ho pochi amici, ma veri. Mi conoscono da quando ero ragazzino e non gli importa di cosa ho vinto o di quanto sono famoso». 

Ma lei crede che un ragazzo di 12 anni faccia bene ad avere Sinner come idolo?

«Forse sì, perché so di trattare tutte le persone allo stesso modo: se ho davanti a me il numero 1 della classifica o chi pulisce gli spogliatoi, io mi comporto sempre ugualmente, con educazione». 

Crede che l’amore possa rientrare tra le distrazioni, rispetto al rigore che riserva al suo lavoro?

«Penso che sia una bellissima cosa quando si trova un amore giusto. Come per tutti. I migliori tennisti al mondo hanno tutti moglie e figli».

C’è stato un momento in cui sembrava che Matteo Berrettini fosse l’astro nascente del tennis italiano sul quale puntare. Che cos’ha più di lui?

«Lui ha avuto molti infortuni, speriamo che ritorni. Non è giusto dimenticare i suoi successi. Noi italiani siamo un bel gruppo, ci rispettiamo tutti anche se siamo tutti diversi».