Viaggi

"Visit Emilia", dalla via Francigena a quella Matildica con lo zaino in spalla

Eduardo Cagnazzi

Un fitto reticolo di itinerari tra strade e sentieri, borghi, castelli e monasteri nei territori di Parma, Piacenza e Reggio Emilia per gli amanti del trekking

Mai come in questo periodo sono grandi la voglia di libertà e il bisogno di riprendere contatto con la natura. Il territorio di Destinazione Turistica Emilia offre da secoli strade e sentieri che solcano immensi prati e boschi, attraversano antichi borghi e castelli, città d'arte e mulattiere, costeggiano laghi e torrenti. Dal maestoso Grande Fiume Po all'Appennino, gli amanti del trekking e della camminata, possono godere degli splendidi paesaggi che incorniciano un fitto reticolo di itinerari tra i territori di Parma, Piacenza e Reggio Emilia.

Sugli oltre mille chilometri che tra il Passo del Gran San Bernardo e Roma ne costituiscono il tratto italiano, la Via Francigena attraversa anche le province di Piacenza e Parma. Dichiarato itinerario culturale del Consiglio d’Europa nel 1994 e inserito nella lista propositiva italiana per la candidatura a Patrimonio Unesco, il cammino entra in territorio piacentino con il Guado di Sigerico e, dopo un breve tragitto sull’argine del Po e vari rettilinei su strade provinciali, arriva alle porte della città, dove il percorso tocca la Via Emilia. Risalendo il torrente Nure e tagliando boschi e campagne che salutano il Castello di Paderna, l’Abbazia Cistercense di Chiaravalle della Colomba, il Cammino giunge al Duomo di Fidenza, simbolo dello sconfinamento nel parmense. Tappa obbligatoria per i pellegrini che si dirigevano a Roma, la cattedrale dedicata a San Donnino è un’occasione per riprendere fiato e lustrarsi lo sguardo, prima di rimettersi in marcia verso Cabriolo e la sua pieve, i resti della rocca di Noceto, Felegara e Fornovo, dove la statua del pellegrino sulla facciata della Chiesa di Santa Maria indica la direzione. Sempre sotto la sigla di Parma, si giunge a Bardone e a Cassio per poi insinuarsi a Berceto e lasciare l’Emilia attraverso il Passo della Cisa.

Detta anche Francigena di montagna, la Via degli Abati, antico itinerario percorso dai sovrani longobardi quale tragitto più breve da Pavia a Lucca e verso Roma, toccava anche l’abbazia di Bobbio, nel cuore dell’Appennino, dove i pellegrini diretti alla Santa Sede e provenienti dalla Francia e dalle Isole Britanniche passavano a venerare le spoglie di San Colombano, grande abate irlandese e padre, con San Benedetto, del monachesimo europeo. I 190 km complessivi dell’impegnativo tracciato si dividono tra mulattiere, carrarecce e sentieri che solo in piccoli tratti lasciano il posto a strade asfaltate, attraversando parte del territorio provinciale di Pavia e l'Appennino Tosco-Emiliano nelle province di Piacenza, Parma e Massa Carrara. Su questo percorso dal maggio 2008, viene organizzata “The Abbots Way”, una delle più importanti ultra-maratone nella natura (con solo il 10% circa di tratti asfaltati).

La Via di Linari, lunga 135 km, di cui 110 km in Emilia Romagna, è un antico percorso di passaggio commerciale e di pellegrinaggio verso Roma, alternativo alla Via Francigena su cui si innestava dalla città di Fidenza verso Parma per raggiungere la Toscana attraverso il Passo del Lagastrello, e ricongiungersi con la Via Matildica del Volto Santo. Deve il suo nome alla storia dell’Abbazia di Linari, che sorgeva proprio sul crinale montano tra la Toscana e l’Emilia-Romagna. Oggi è un percorso di difficoltà moderata che attraversa luoghi dalla grande importanza naturalistica, come Riserva Mab Unesco dell’Appennino Tosco Emiliano e di produzione agroalimentare di eccellenza e di grande tradizione. Nel 2019 grazie al posizionamento della segnaletica ufficiale, il tracciato è diventato ancora più “leggibile” già da Torrechiara (Pr). Tra le tappe degne di nota, si incontrano la Cappella di Moragnano e le rovine della cappella di Roncarola, preludio al passaggio nella Valle dei Cavalieri; le bastie e le case fortificate e la cappella di Rimagna.

La rete di sentieri lungo antiche direttrici medievali che costituisce il cuore della Via Matildica del Volto Santo è un’occasione per mettere in moto non solo i piedi ma anche l’immaginazione e rivivere l’atmosfera del feudo di Matilde di Canossa, giungendo alla base dei castelli della Gran Contessa, attraversando borghi e calpestando la stessa venerabile terra percorsa dai pellegrini nei loro itinerari religiosi. Da Mantova a Lucca, ovvero dal sangue di Cristo della Chiesa di Sant’Andrea fino al Volto Santo, passando per Reggio Emilia, il cammino è una lenta passeggiata nella vicenda storica di quella che è stata forse l’autentica protagonista femminile del Medioevo ma anche una possibilità per decidere di deviare verso il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e la sua Area Mab-Unesco. Lo scenario mutevole passa dalla rupe di Canossa all’Ospitale di San Pellegrino in Alpe, con il suo affaccio sulla Garfagnana.