Affari Europei

Elezioni Uk: vincono i Tory, ma non sfondano. Rischio ingovernabilità

May porta a casa la vittoria alle elezioni britanniche, ma non sfonda. E con una maggioranza risicata a Westminster le trattative per la Brexit sono in salita

Alla fine Theresa May ce l'ha fatta, ha portato a casa la vittoria a queste elezioni parlamentari britanniche, ma niente maggioranza assoluta per il Partito ConservatoreQuando manca un solo seggio da scrutinare su 650, i risultati del voto politico in Gran Bretagna consegnano al partito conservatore di Theresa May 318 seggi in Parlamento, dove ne perde 12 e non raggiunge la maggioranza assoluta (a 326). Il Labour di Jeremy Corbyn ne ottiene 261 (29 seggi in piu'). Lo riferisce la Bbc.

Manca il risultato nella circoscrizione di Kensington a Londra dove e' testa a testa tra la candidata conservatrice, Victoria Borwick, e quella laburista, Emma Dent Coad, e il conteggio e' stato sospeso. Il risultato e' atteso piu' tardi nella giornata di oggi o addirittura domani. Brusca frenata per gli indipendentisti scozzesi di Nicola Sturgeon che perdono 21 deputati fermandosi a 35. Dodici seggi ai Lib-Dem (+4), mentre gli unionisti nordirlandesi del Dup ottengono 10 seggi (+2) su cui i Tory potrebbero contare per formare un governo.

Sulla carta, comunque, è un hung Parliament, un "Parlamento impiccato" alla necessità di dar vita a fragili coalizioni o a governi di minoranza. Il che indebolisce la forza del premier Theresa May che aveva indetto le elezioni anticipate proprio per aumentare, al contrario, il proprio consenso politico e ottenere maggiore forza negoziale nei confronti della Ue nella delicata trattativa sulla Brexit. 

La May aveva infatti chiamato le elezioni quando i sondaggi davano il suo partito a 20 punti di distacco dal Labour, mentre oggi il margine di vittoria é estremamente più risicato. Questo significa la necessitá di alleanze e con pochi seggi in più a Westminster i negoziati sulla Brexit saranno durissimi, dentro e fuori il Parlamento.

Ora, come ipotizza anche il Financial Times, la May potrebbe fare un passo indietro. Il quotidiano della City fa il nome, fra quelli che potrebbero sostituirla, di Boris Johnson, attuale ministro degli Esteri ed ex sindaco di Londra.

Elezioni, il mezzo flop di Theresa May

Già, perché il primo ministro britannico aveva chiamato il voto anticipato per una sola ragione: i sondaggi. Tutti gli istituti demoscopici davano il partito conservatore sopra quello laburista di almeno 20 punti. Una enormità che May aveva deciso di capitalizzare chiamando il voto anticipato. Ma le cose non sono andate come il premier avrebbe sperato, anzi, é accaduto l'esatto contrario. Ha perso voti mentre il suo sfodante Jeremy Corbyn ha incrementato i seggi in favore del Labour (33 seggi in più rispetto alle ultime elezioni del 2015 per Corbyn "il Rosso"). 

May punita alle urne su economia e terrorismo

Primo, perché molti elettori di centrodestra non hanno capito la necessità di elezioni anticipate e hanno visto nello scioglimento del Parlamento il tentativo di assicurarsi altri cinque anni di legislatura. Secondo, perché le trattative sulla Brexit, ancora agli albori, fanno pensare che per l'Isola si stia per aprire un periodo di recessione. Terzo, perché gli attentati di Londra e Manchester hanno gettato un'ombra sull'operato di May quando era a capo del ministero degli Interi. E Jeremy Corbyn, il segretario del partito laburista, non ha perso occasione di far pesare le presunte incompetenze della rivale dopo gli attentati. A questo si deve aggiungere il messaggio rassicurante, vetero-socialista, del leader Labour che ha promesso piú stato sociale e tasse piú alte per i ricchi.

Bufera nei Tory: "May consideri sua posizione"

L'ha chiesto a chiare lettere il leader laburista Jeremy Corbyn: la premier Theresa May ha perso "voti, sostegno e fiducia" e se ne deve andare. Ma ora anche tra i conservatori al governo si alzano voci che chiedono le dimissioni di May, che ha perso con il voto di ieri la maggiornaza del Parlamento. A uscire allo scoperto è stata la parlamentare Anna Soubry dicendo che la premier "deve considerare la sua posizione". "E' brutto, è in una situazione molto difficile... È stata una notte tremenda. Ho perso amici notevoli" ha detto la deputata. "E' un momento molto brutto per il partito conservatore, dobbiamo tenerne conto e la leadership deve tenerne conto". L'ex cancelliere George Osborne, oggi direttore dell'Evening Standard, parla di "catastrofe", mentre un altro anonimo parlamentare citato da Guardian dice "se ne deve andare" e un esponente del governo pronostica la "furia" trai dirigenti del partito che non vedevano la necessità del voto. Anche gli analisti delle banca globale Citi pensano che May se ne andrà, mentre il sondaggista Andrew Hawkins di ComRes dice "non vedo come possa restare".

Theresa May: "Assicureremo stabilità al Paese"

La leader dei Conservatori promette "stabilita'" dopo il voto. "Qualunque sia il risultato - ha detto il premier dopo aver saputo della propria rielezione nel seggio di Maidenhead - il Paese ha bisogno di stabilità e il, partito Conservatore farà il proprio dovere per assicurarla". Ma il rischio ingovernabilità è molto forte

Jeremy Corbyn chiede le dimissioni della May

Il leader dei Laburisti Jeremy Corbyn chiede che la premier Theresa May si dimetta, dopo i risultati elettorali che hanno visto una debacle dei Tory che non sono riusciti a conquistare la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento, nella elezioni anticipate, volute proprio dalla May. "Ha perso seggi, ha perso voti, ha perso sostegno e fiducia. Tutto ciò è sufficiente per lasciare il posto ad un governo veramente rappresentativo", ha detto Corbyn, questa mattina, rivolgendosi ai suoi elettori. 

Brexit, per May trattative in salita

La Brexit, la grande Spada di Damocle sulla testa di Londra. May avrebbe voluto una vittoria schiacciante per avere un sicuro margine di manovra a Westminster e poter portare avanti le trattative con Bruxelles da un punto di forza. Ma così non é stato. Ora la premier potrà contare sí su una maggioranza in parlamento (anche se non autosufficiente), ma dovrà fare i conti con le opposizioni interne e non solo. Le trattative per la Brexit si preannunciano tutte in salita.

Sfuma l'ipotesi di un secondo referendum su Brexit

Se avesse vinto Corbyn i sostenitori del Remain avrebbero avuto gioco facile nel chiedere un nuovo referendum (anche se il segretario laburista é freddamente eurofilo). Ma con una vittoria cosí ambigua un cambio di rotta non é possibile. May tratterá con Bruxelles i termini del divorzio dall'Unione ma non potrà presentarsi con una forte investitura popolare. La maggioranza degli elettori é ancora con lei, ma non cosí tanti da renderla portavoce di un sostegno nazionale del Leave.

Paura nella City per una hard Brexit

E infatti ad avere i maggiori crucci oggi sono quelli della City, oltre agli industriali. E la sterlina é giá crollata dopo i primi exit poll che sancivano la non autosufficienza dei Tory a Westminster. Deprezzamento (il Pound ha lasciato sul terreno oltre il 2% sul dollaro) che sta continuando sul mercato valutario nei confronti delle principali valute. Giá, perché un governo debole (il rischio di ingovernabilità, però, non è del tutto escluso) non riuscirà a strappare condizioni di vantaggio da Juncker e Tusk e questo significa che molto probabilmente Londra non avrà piú il permesso di fare banking in Ue con le sue regole. Ergo, buona parte della City (chi non lo ha giá fatto) si appresta a traslocare oltremanica, a Francoforte, Parigi o a Lussemburgo.

Batosta per l'economia manifatturiera britannica

Ma anche gli industriali non brindano affatto. Una hard Brexit significa dazi sulle esportazioni, lunghi tempi di attesa nelle dogane, fardelli burocratici e complicazioni. I prodotti britannici costeranno di piú e perderanno competitività sul mercato europeo. Gli analisti si dividono, ma tutti concordano nel dire che a meno di nuovi sbocchi commerciali, magari negli Usa o in Cina, l'economia britannica dovrá vedersela con almeno 2-3 anni di recessione e quindi con una perdita di posti di lavoro.

Ai fondi di investimento non piace l'instabilità politica

Ma anche gli investitori internazionali guardano con sospetto alla situazione britannica. Si sa, i grandi player del settore vogliono una sola cosa: stabilità. Ma con un risultato elettorale cosí incerto molti fondi preferiranno abbandonare Londra per spostarsi verso Paesi piú stabili, con buona pace delle dichiarazioni di Theresa May.