Affari Europei

Gdpr, Patriciello: "E' una svolta. Ma attenzione ai costi"

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

Venerdí 25 maggio é entrato ufficialmente in vigore il GDPR (General data protection regulation) il regolamento europeo che ha come obiettivo quello di tutelare maggiormente i dati personali dei cittadini europei. Per molti questo passaggio si é concretizzato in una selva di email di newsletter che annunciavano modifiche alle norme sulla privacy. Ma le novitá piú importanti hanno coinvolto enti locali e imprese.

"Il nuovo regolamento europeo è la più grande revisione delle norme sulla privacy online sin dalla nascita di Internet, che darà ai cittadini europei il diritto di sapere quali dati sono memorizzati su di essi e tutelerà il diritto di vederli cancellati", spiega ad Affaritaliani.it Aldo Patriciello, eurodeputato di Forza Italia. "Il giudizio quindi è senz’altro positivo. È necessario però che tutti gli Stati membri facciano la loro parte: le nuove norme funzioneranno se tutti i cittadini europei avranno la stessa e identica tutela".

Ritiene che tra i cittadini europei ci sia la percezione della necessità di proteggere i propri dati personali?

"È una percezione che sta mutando rapidamente, anche in virtù delle ultime violazioni avvenute sulle grandi piattaforme social, Facebook in primis. Fino a poco tempo fa, infatti, non vi era una reale consapevolezza, da parte dei cittadini, dell’importanza di proteggere tutte le informazioni che comunicano a terzi. Oggi, invece, questa consapevolezza si sta facendo sempre più strada tra i cittadini, come le dicevo. In un mondo sempre più interconnesso, è inevitabile porsi il problema di chi gestisce i nostri dati personali e di come essi vengono trattati".

Molte aziende non si sono aggiornate alla nuova normativa. Il Gdpr non rischia di essere un nuovo 'fardello burocratico'?

"Beh, qui molto dipenderà da come gli Stati membri gestiranno l’applicazione del regolamento Ue. Nuove norme necessitano di nuovi adeguamenti. Il problema è che gli adeguamenti hanno un costo. Ed è questo aspetto che merita maggiore attenzione da parte dei Paesi, a cominciare dall’Italia. Le faccio un esempio: per colossi digitali come Google, YouTube, Amazon o lo stesso Facebook, i costi per adeguarsi alle nuove norme sono irrisori. Cosa diversa, invece, per quanto riguarda i piccoli comuni, specie quelli sotto i 5mila abitanti, già alle prese con enormi difficoltà nel far quadrare i conti. In questi casi il costo per gli adeguamenti rischia di produrre tagli ai servizi essenziali per la cittadinanza. E questo non è pensabile. Se ne facciano carico gli enti locali o direttamente lo Stato, se necessario".

Ritiene che i dati dei cittadini europei immagazzinati fuori dall'Ue siano oggi sufficientemente protetti?

"Non sufficientemente, a giudicare dai recenti scandali. Bene ha fatto il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, a convocare il fondatore di Facebook, Mark Zuckemberg. Un atteggiamento di controllo, quello operato dall’Ue, che è un atto dovuto ma anche un monito per i giganti del web: il profitto non può avvenire a scapito della privacy dei cittadini. Il nuovo regolamento in materia dei dati personali, infatti, conferisce ai regolatori il potere di multare le multinazionali fino al 4 per cento del loro fatturato globale o 20 milioni di euro se non rispetteranno i severi requisiti di protezione dei dati. Non ci saranno sconti per nessuno, questo deve essere chiaro".

Nel regolamento si parla anche di dati biologici e genetici, é questo il nuovo 'fronte' della protezione dei dati?

"Indubbiamente è un settore che sta acquisendo sempre maggiore importanza. L’esigenza di armonizzare e semplificare le norme riguardanti il trasferimento dei dati personali dall’Ue verso altre parti del mondo, per far fronte alle sfide date dagli sviluppi tecnologici, riguarda anche tale ambito. È una sfida a cui l’Ue non può e non vuole sottrarsi".

Su quali fronti sta lavorando oggi l'Ue in tema di protezione dei dati personali?

"L’idea innovativa introdotta dal GDPR è quella di introdurre un meccanismo di responsabilizzazione dei titolari e dei responsabili del trattamento, per far sì che le nuove norme siano applicate correttamente. L’Unione Europea sta continuando, però, a lavorare su altri ambiti, a cominciare dalla valutazione dei rischi che possono minare la libertà e i diritti degli interessati. La tutela della privacy e la sua stretta interconnessione con quelle che sono le innovazioni tecnologiche, necessita di un’attenzione particolare per stare al passo con i tempi. Una cosa è certa: l’Unione europea non permetterà il ripetersi di gravi violazioni a danno dei suoi cittadini".