Affari Europei
Grecia, allarme conti. E con Trump e lo spettro Le Pen torna la paura Grexit
Le stime del Fmi sulla Grecia tornano a far suonare l'allarme sui conti di Atene. E con Trump e lo spettro Le Pen la paura della Grexit si fa forte
BIENNALE GRECO OLTRE IL 10%, TORNA LA PAURA GREXIT
Numeri, conti e stime tornano a far tremare la Grecia e l'Unione Europea. Lo spettro di una Grexit, mai definitivamente allontanato ma solo passato in secondo piano per gli altri eventi internazionali, torna a ripresentarsi. E questa volta difficilmente ci sarebbero cavalieri sul cavallo bianco pronti a salvare Atene. Con Donald Trump presidente degli Usa e, magari, una Marine Le Pen all'Eliseo la sorte della Grecia sarebbe definitivamente segnata. Con tutte le conseguenze del caso anche per la stessa Unione Europea.
I NUMERI CHE SPAVENTANO ATENE
I rendimenti dei biennali greci sono infatti balzati al 10,03% rispetto al decennale al 7,8% sull’onda dell’ennesimo braccio di ferro in corso tra Atene e i suoi creditori e sulla divisione nella troika stessa tra il Fmi da un lato e l’eurogruppo dall’altro sugli obiettivi di avanzo primario di bilancio rispettivamente dell’1,5% per Washington e 3,5% per Bruxelles.
LE DIVISIONI SULLA GRECIA TRA UE E FMI
Le stime del Fondo Monetario Internazionale sulla Grecia sono "datate" secondo il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, che ha provato a gettare acqua sul fuoco dopo che l'istituzione di Washington ha contestato gli obiettivi di bilancio fissati dai creditori europei per il 2018. Ma il conflitto fra le istituzioni internazionali impegnate nel piano di aiuti ad Atene potrebbe portare ad una nuova crisi greca.
FMI, BOARD DIVISO SUL DEBITO GRECO
Il Fmi ha ammesso che il suo board è diviso "sulla traiettoria fiscale e la sostenibilità del debito" della Grecia: gran parte dei membri ritengono che Atene "non abbia bisogno di ulteriore consolidamenti di bilancio, visto l'impressionante aggiustamento realizzato finora che dovrebbe portare l'avanzo primario di medio periodo attorno a 1,5% del Pil", ha spiegato il Fmi in un comunicato. Solo alcuni membri sono invece "a favore di un surplus primario del 3,5% del Pil" (l'obiettivo fissato dai creditori europei).
CON LE ELEZIONI TEDESCHE, TRUMP E LE PEN NESSUNO VUOLE PIU' AIUTARE LA GRECIA
Il tempo per un accordo tra i creditori europei e il Fmi sta scadendo. Con le elezioni in Olanda e Germania, pochi governi europei sono pronti a fare concessioni, ma Berlino insiste per la presenza del Fondo. L'istituzione di Washington dovrebbe decidere entro la prossima riunione dell'Eurogruppo in programma per il 20 febbraio se partecipare al terzo programma di salvataggio. Il governo di Alexis Tsipras ad Atene, invece, è pronto a rinunciare agli aiuti del Fmi, che si è dimostrato molto più esigente dei creditori europei su riforme controverse come quella sul mercato del lavoro. Un mancato accordo entro il prossimo Eurogruppo metterebbe in pericolo il versamento della prossima tranche d'aiuti alla Grecia, con il rischio di rilanciare la crisi che nel 2015 aveva portato Atene sulla porta di uscita della zona euro. E con Trump e Le Pen lo spettro Grexit può diventare realtà.