Affari Europei

Russia, Turchia e... Così Grexit può stravolgere lo scacchiere geopolitico

Si parla sempre di conseguenze economiche e finanziarie in caso di un'uscita della Grecia dall'Eurozona. Ma con Grexit ci sarebbe il rischio di pesanti ripercussioni geopolitiche. Il timore è che possano verificarsi turbolenze dai Balcani alla Turchia. Con la Russia di Putin sullo sfondo, spettatrice interessata di una crisi in grado di degenerare.

La potenziale uscita della Grecia spaventa molti analisti che temono addirittura conseguenze legate alla sicurezza. Già, perché la posizione della Grecia è particolarmente delicata, chiusa tra i Balcani (Regione storicamente turbolenta), la Turchia (nemico storico di Atene) e non così lontana dalla Russia di Putin, che negli ultimi tempi non ha di certo nascosto le proprie mire espansionistiche.

Insomma, la miscela rischia di diventare esplosiva soprattutto se si considerano le difficoltà economiche che i greci sono costretti a vivere, con risorse anche primarie improvvisamente diminuite e la rabbia che monta contro le istituzioni dell'Unione Europea e gli altri paesi, in particolare la Germania di Angela Merkel. Per questo molti diplomatici si augurano che venga trovata al più presto una soluzione in grado di scongiurare conseguenze nefaste.

"La Grecia, a causa dei suoi serissimi problemi finanziari, non è in grado di garantire i propri confini e non è neppure in grado di partecipare alle missioni della Nato e dell'Unione Europea. I fondi per l'esercito greco sono praticamente azzerati", ha avvertito James Stavridis, ex comandante in capo alla Nato e ora preside della facoltà di Giurisprudenza presso la Tufts University. "La situazione è estremamente preoccupante", afferma l'ex militare.

La domanda attorno alla quale ruota tutto è la seguente: la Grecia potrà restare nell'Unione Europea anche se dovesse uscire dall'euro? I trattati sembrano affermare di no ma alcuni esperti legali credono di poter trovare delle scappatoie utili a permettere ad Atene di non abbandonare Bruxelles anche in caso di ritorno alla dracma. E non è all'ordine del giorno una possibile esclusione dalla Nato.

Una situazione che da una parte manterrebbe la Grecia nell'orbita dell'Europa occidentale ma che dall'altra darebbe un'enorme arma in mano a un Paese infelice e probabilmente rabbioso verso l'establishment occidentale. Atene manterrebbe infatti il potere di veto che potrebbe utilizzare, per esempio, per bloccare e impedire nuove sanzioni dell'Ue alla Russia. Ricordiamoci infatti che il premier Alexis Tsipras ha più volte visitato Vladimir Putin a Mosca e in ballo c'è anche la costruzione del gasdotto "della discordia" che tanto fa arrabbiare gli Stati Uniti. Molti greci sentono un legame spirituale molto più forte con la Russia che non con il restoi dell'Europa e questo fatto potrebbe giocare un ruolo importante nel futuro scacchiere geopolitico.

Uno scacchiere nel quale trovano un posto anche i Balcani, regione che sta lottando per seppellire i fantasmi di un passatto fatto di guerre e corruzione. "Un fallimento greco getterebbe nuove pesantissime ombre su tutta la regione", afferma Vessela Tcherneva, direttrice del programma Wider Europa del Consiglio europeo. Le conseguenze potrebbero avere una portata imprevedibile per tutta la zona, dalla Serbia alla Croazia fino alla Macedonia, peraltro già nell'occhio del ciclone.

La Grecia è anche un importante punto di ingresso per il crescente numero di immigrati diretti verso l'Europa. Non solo dall'Africa e dal Maghreb ma anche dal Medio Oriente. Secondo le stime delle Nazioni Unite nei primi sei mesi del 2015 sono arrivati circa 68 mila migranti in Grecia, un numero maggiore a qualsiasi altro Paese dell'Ue. La maggior parte di essi, tra l'altro, non vogliono restare in Grecia ma ambiscono a raggiungere paesi in condizioni migliori come la Germania e la Gran Bretagna.

Al di là della difficoltà greca nel filtraggio dei migranti si instilla allora l'inquietante timore che l'insicurezza geopolitica greca abbinata all'insicurezza geopolitica turca in seguito alel ultime elezioni, sommate alla polveriera medio orientale possa accendere la miccia dei nazionalismi e delle inimicizie storiche quale, per esempio, quella tra Atene e Ankara. "La Grecia si trova su una linea di frattura tra Europa e Medio Oriente", ha affermato al Wall Street Journal Jonathan Eyal, direttore internazionale presso il think tank londinese Royal United Services Institute: "E' una delle zone meno sicure del mondo e un fallimento potrebbe avere conseguenze inimmaginabili".

Il ruolo giocato dalla Grecia all'interno della Nato, inoltre, non è per nulla banale. E' infatti sede di una base Nato sull'isola di Creta e la sua collocazione geografica la rende fondamentale come porta di transito sul Mediterraneo. Ora gli Usa temono che Atene possa finire nelle mire di Putin, che dall'inizio della crisi ucraina tenta di insinuarsi nelle crepe di ciò che non funziona nell'Unione Europea. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha tranquillzzato tutti dicendo che Atene ha giurato fedeltà all'occidente ma la verità è un po' più sfumata. Lo scacchiere geopolitico mondiale rischia di essere presto rivoluzionato.