Affari Europei

Immigrati, tensione anche in Lussemburgo: "Cancellano la nostra identità"

Se un posto dovrebbe essere in grado di resistere senza problemi crisi dei migranti in Europa, questo è senza dubbio il Granducato del Lussemburgo. Il Paese del presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker è il più ricco del continente e il secondo più ricco del mondo dietro il Qatar.

Il Lussemburgo sta aprendo le braccia agli immigrati che affollano qui per lavorare in un luogo dove l'identità nazionale passa comodamente fra tre lingue nazionali, suggerendo la fluidità e l'apertura culturale del luogo. Ma ora tra gli abitanti del Paese inizia a sorgere la paura che l'invasione di migranti possa impoverire le risorse e soprattutto offuscare l'identità culturale.

"La grande sfida per noi è l'accoglienza custodendo però i nostri valori e la nostra identità", ha dichiarato Yves Piron, il direttore del Dipartimento Integrazione e Accoglienza del Granducato. "Finora ci siamo rifiutati di mettere i richiedenti asilo in tenda. Diamo sempre vere e proprie abitazioni", sottolinea. Il Granducato si è offerto di prendere in carico circa 400 rifugiati nei prossimi due anni, una goccia nel mare, nel contesto delle centinaia di migliaia di persone che arrivano in Austria e Germania nelle ultime settimane, ma si tratta comunque di una base pro capite tra le più alte in Europa. Pascal Reyntjens dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni ha descritto gli sforzi lussemburghesi come " incredibili".

Il Lussemburgo conta infatti 550 mila abitanti in totale e sta già cercando di inserire i migranti provenienti dall'ultima ondata dei Balcani. Poi l' ultima ondata con gli arrivi provenienti da focolai di crisi come la Siria e l'Eritrea. Negli ultimi mesi, gli alloggi del Lussemburgo per i richiedenti asilo hanno raggiunto la capacità massima. Il governo ha iniziato a creare strutture in container per quasi 1.000 persone, che dovrebbero essere pronte il prossimo anno.

Il Lussemburgo non ha visto per ora il sorgere di movimenti o partiti xenofobi o anti immigrati ma ora inizia anche qui a salire la tensione, In tanti pensano che una presenza così massiccia di migranti possa far scomparire il significato e l'identità stessa del Lussemburgo. La crisi dei migranti si sposa tra l'altro con un momento di crisi d'identità politica da parte del Lussemburgo, con il potere che dopo 30 anni di dominio del Partito polare cristiano sociale di Juncker è passato al Partito democratico di Bettel, che ha aperto ai matrimoni gay e propone il diritto di voto per gli stranieri.

D'altro canto, anche i migranti che arrivano in Lussemburgo non trovano esattamente tappeti rossi ad aspettarli. L'immagine di Paese ricco non corrisponde infatti a una eguale ricchezza di opportunità per chi arriva dall'estero. Vitto e alloggio sono garantiti ma gli assegni sociali sono bassissimi visto che ai migranti vengono dati solo 25 euro al mese. Una cifra irrisoria, soprattutto in un Paese dove il costo della vita è molto alta. Il rischio, dunque, è che l'ondata migratoria crei una classi di scontenti alimentando in parallelo forti tensioni sociali. I più pessimisti dicono addirittura: "Il Lussemburgo non esisterà più".