Affari Europei
Plastica in mare, Lancini: "L'Ue non punti il dito contro le imprese italiane"
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
Abbiamo approfondito in questo articolo la Strategia per la plastica che è stata approvata giovedì a Strasburgo nel corso della seduta plenaria del Parlamento europeo. Sì tratta di una strategia che mira a ridurre la quantità di plastica utilizzata in vari ambiti all’interno dell’Unione Europea. La risoluzione non vincolante si pone come obiettivo quello di ridurre la quantità di rifiuti plastici che finiscono in discarica o vengono dispersi nell'ambiente attraverso uno stimolo alla domanda di plastica riciclata e incentivando gli investimenti verso l’Economia circolare.
Accanto a questa strategia il 28 maggio 2018 la Commissione europea ha pubblicato la Direttiva per “ridurre l’impatto di certi prodotti plastici monouso sull’ambiente”. Parliamo ad esempio di bicchieri, piatti, cannucce e posate di plastica. L’obiettivo della Commissione è quello di ridurre la quantità di prodotti monouso che finiscono in discarica o vengono dispersi nell’ambiente, incentivando invece prodotti biodegradabili. Sono sotto gli occhi di tutti le immagini frequentemente riprese dai media che ritraggono spiagge ricoperte dai rifiuti o animali selvatici uccisi dall’ingestione di scarti plastici.
“Il tema dell’inquinamento dei nostri mari causato dalla plastica e certamente rilevante e ha bisogno di una risposta immediata e concreta. Tuttavia e non c’è collegamento tra l’utilizzo di prodotti monouso in plastica e l’inquinamento dei mari“, spiega ad Affaritaliani.it Oscar Lancini, eurodeputato della Lega.
Onorevole, perché secondo lei il problema dell’inquinamento del mare non è collegato all’uso di prodotti in plastica?
“In Europa viene prodotto solo l’8% dei rifiuti in plastica a livello globale. Negli Oceani finiscono ogni anno dai 5 ai 13 milioni di tonnellate di plastica, di cui solo 150-500 mila tonnellate provengono dall’Ue, cioè mediamente una percentuale inferiore al 4%".
Chi sono allora i responsabili dell'inquinamento marino?
"Secondo una ricerca di Bloomberg otto Paesi sono responsabili del 65% dell'inquinamento dei mari. Si tratta esclusivamente di Stati asiatici e africani. Solo dieci fiumi apportano il 93% dei rifiuti plastici che inquinano i nostri mari e nessuno si trova in Europa, mentre solo uno, il Nilo, sfocia nel Mediterraneo".
Che cosa fare allora per ridurre l'inquinamento dei mari?
"Bisogna coinvolgere i Paesi che causano la dispersione dei rifiuti promuovendo stili di consumo consapevoli, sistemi di recupero dei rifiuti e la raccolta differenziata. In Europa dobbiamo continuare sulla strada di una sempre maggiore efficienza nel riciclo".
Perché la Commissione ha promosso questo provvedimento?
"Quello dell'inquinamento dei mari é sicuramente un tema a cui l'opinione pubblica é molto sensibile. Tuttavia temo ci siano anche degli interessi meno nobili in gioco".
Di che genere?
"E' singolare che i più grandi sostenitori di questa Direttiva siano i Paesi del Nord Europa, principali produttori di prodotti monouso a base di carta. Prodotti che si candidano a sostituire quelli di plastica, di cui l'Italia é leader nella produzione a livello europeo, nel caso la direttiva li metta fuorilegge".
Piatti e bicchieri di carta sono però più sostenibili dal punto ambientale, no?
"Le stoviglie in carta non garantiscono le stesse prestazioni e la stessa sicurezza di quelle in plastica. Tanto é vero che piatti e bicchieri di carta sono ricoperti da una pellicola di plastica per evitare il contatto diretto coi cibi. Ricordiamoci poi che l'abbattimento degli alberi per produrre la carta non é certo sostenibile. E anche se gli alberi tagliati vengono rimpiazzati da nuove piante passano anni prima che assorbano la stessa Co2 di un albero adulto".