Affari Europei

Pressing di Cina, Giappone e Usa. 'Evitare la Grexit ad ogni costo'

Barack Obama ha alzato il telefono per parlare con Hollande e spingere perché si arrivi ad un accordo tra ex Troika e governo di Atene. Ma altrettanto ha fatto il governo di Tokyo e anche Pechino ha espresso la sua preoccupazione per il degenerare della crisi greca.

Tutto il mondo guarda ad Atene e a Bruxelles. Ma come mai tanto interesse per un Paese la cui economia rappresenta una piccola frazione di quella mondiale. Al di là degli interessi diretti di alcuni Paesi, come Cina e Russia in settori energetici e dei trasporti ellenici, le maggiori capitali mondiali temono un effetto contagio in caso di default.

Il crack della Grecia darebbe un duro colpo all'economia europea che già fatica ad uscire dalla recessione. Un colpo che poi si ripercuoterebbe sulle altre economie sviluppate. Farebbe rallentare la crescita degli Stati Uniti, indebolendo un partner strategico come l'Ue, metterebbe in sobbuglio la borsa di Tokyo e rovinerebbe molte opportunità di business di giapponesi e russi.

Per questo Barack Obama e Francois Hollande, il più strenuo difensore delle posizione greche all'interno dell'Eurozona, hanno parlato al telefono concordando sulla necessita di "intraprendere un cammino che consenta il ritorno alle riforme e alla crescita" di Atene. Lo rende noto la casa Bianca, sottolineando che entrambi i presidenti hanno riconosciuto che questi obiettivi "richiederanno compromessi difficili per tutte le parti".

Anche il ministro delle Finanze Tesoro giapponese Akira Amari, dopo il collega americano Jack Lew, ha auspicato che Grecia e Ue riprendano i negoziati per trovare una soluzione vincente per tutte le parti dopo l'esito del referendum ellenico. Amari ha sostenuto, senza pero' fornire particolari, che la Grecia ha già operato molti tagli alla spesa e quindi comprende perché i greci sono frustrati dai recenti sviluppi.