Affari Europei
Salvataggio Atene, sì dell'Ue solo l'inizio. L'ultima parola ai parlamenti nazionali
Il governo di Atene ha chiesto ufficialmente all'Unione europea 53,5 miliardi di aiuti in tre anni per pagare i debiti ed iniziare un percorso di riforme. In cambio Alexis Tsipras ha messo sul tavolo una proposta di accordo da 12 miliardi di tagli in due anni che recepisce molte delle richieste avanzate dai creditori internazionali. Domenica i leader dei diciannove Paesi dell'Eurozona si riuniranno per decidere se accettare o meno la proposta, ma anche in caso positivo la strada per Atene è tutta in salita.
Primo perché i meccanismi di erogazione dei fondi dell'Esm (il Fonda salva Stati) sono tutt'altro che celeri, in secondo luogo perché il salvataggio deve essere autorizzato da alcuni parlamenti nazionali. Su Atene dovranno esprimersi infatti Germania, Finlandia, Slovenia ed Estonia, tutti Paesi che hanno sempre avuto posizioni molto dure con il governo di Atene e il cui via libera è tutt'altro che scontato.
Ma ecco quali sono i passi formali da compiere per arrivare al salvataggio. In base al trattato Esm, i Paesi che che chiedono aiuto al fondo permanente di salvataggio devono rivolgere la richiesta al presidente del Consiglio dei governatori dell'Esm, Jeroen Dijsselbloem (che e' anche presidente dell'Eurogruppo), come ha fatto Atene mercoledì. Dijsselbloem incarica la Commissione europea, in coordinamento con la Bce, di compiere una valutazione tecnica della situazione dell'economia del Paese. Le due istituzioni devono esaminare concretamente l'esistenza di un rischio per la stabilita' finanziaria dell'Eurozona, la sostenibilità del debito pubblico e le necessità reali o potenziali di finanziamento del Paese richiedente.
Sulla base della richiesta e della valutazione, il Consiglio dei governatori dell'Esm, che è formato dai ministri delle Finanze dei Paesi della zona euro, può decidere di concedere aiuto al Paese. Se decide in questo senso, chiederà alla Commissione Ue che tratti con Paese comunitario interessato, in questo caso la Grecia, e in coordinamento con la Bce e, quando sia possibile con l'Fmi, un memorandum di intesa che definisca con precisione le condizioni collegate al salvataggio. A quel punto, la Commissione firmerà il memorandum a nome dell'Esm, e il Consiglio d'amministrazione, formato dai direttori generali del Tesoro dei Paesi membri dell'eurozona e nominato dal Consiglio dei Governatori, approverà l'accordo.
L'Eurogruppo e i leader comunitari dovranno dare poi il 'via libera finale' agli aiuti e successivamente i Parlamenti nazionali devono approvare il programma prima che sia fatto il primo esborso. Sabato si svolge a Bruxelles una nuova riunione straordinaria dell'Eurogruppo, dopodiché domenica sono previsti due vertici consecutivi dei leader dell'Eurozona e dei Ventotto Paesi Ue.
Una volta cominciato il programma di aiuti, spetterà all'esecutivo comunitario, in coordinamento con la Bce e l'Fmi laddove possibile, vigilare sul rispetto delle condizioni associate al salvataggio. Se davvero si metterà in moto il terzo salvataggio della Grecia, sarà la prima volta che si utilizza per la Grecia l'Esm, che ha cominciato la sua attività l'8 ottobre 2012 e che si occupa di tutti i nuovi programmi di aiuto finanziari.
Il primo salvataggio della Grecia fu approvato nel maggio 2010 e comportò un'iniezione di 110 miliardi di euro fino al giugno 2013. Il Fmi si impegno' a fornire 30 miliardi. In quel momento ancora non era stato creato il fondo temporaneo di salvataggio (Efsf) ne' il permanente (Esm), cosicche' gli aiuti avvennero attraverso prestiti bilaterali da Stato a Stato. Il secondo programma di assistenza finanziaria alla Grecia, 130 miliardi, fu erogato dal fondo di salvataggio temporaneo, Efsf, in aggiunta alle somme ancora rimanenti di esborso del primo salvataggio, nel periodo 2012-2014.