Affari Europei

Ue, Toia: “Bene le proposte di Renzi. Ma serve una riforma del Pse”

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

Onorevole Toia, che cosa ne pensa del 'position paper' sul futuro dell'Europa pubblicato dal governo italiano?
“Credo che sia positivo per due motivi. Prima di tutto perché Renzi ha dimostrato ancora una volta di saper fare delle proposte concrete. Ha criticato, anche aspramente, la Commissione Juncker, ma con questo documento ha anche dimostrato l'impegno dell'Italia per una riforma strategica dell'Unione”.

E il secondo motivo?
“E' il fatto che l'Italia non é più isolata a livello europeo. Renzi sta creando una serie di alleanze, da Parigi a Madrid, per sostenere la sua proposta. Qui al Parlamento europeo vedo che molte delegazioni della famiglia S&D guardano con interesse alle idee contenute nel documento. Credo che in quest'ottica Renzi debba anche affrontare il tema del Pse”.

Che cosa c'é che non va con il Partito socialista europeo?
“Semplicemente non é un partito, ma un insieme di partiti nazionali. Non si riesce a definire una linea comune sui temi fondamentali per il futuro dell'Unione”.

Alcuni hanno notato come Renzi abbia disertato il vertice socialista prima del Consiglio...
“Io non so se il premier non é andato perché aveva altri impegni o per mandare un messaggio. Adesso come adesso dobbiamo dire che questi vertici sono inconsistenti perché non portano a definire una volontà politica comune”.

C'é una differenza con il Partito popolare europeo?
“Nel Ppe convivono storie politiche e sensibilità molto differenti. Basta pensare ad Angela Merkel o a Victor Orban, che su alcuni temi, come l'immigrazione, hanno idee opposte. Ma alla fine riescono a trovare una sintesi al loro interno. E sono capaci di cambiare le cose, complice anche i numeri che hanno in Parlamento”.

Bisogna riformare il Pse?
“Il nostro gruppo al Parlamento europeo si chiama dei Socialisti e Democratici, S&D. Io vorrei sottolineare il secondo termine. Non é solo una questione di nome, ma anche di allargare la base democratica ad altre sensibilità e storie”.

Torniamo al position paper, il ministro del Tesoro Ue di cui si sente tanto parlare é una buona idea oppure no?
“E' una buona idea se viene inteso come lo facciamo noi, in una ottica cioè di rilancio dell'economia europea. É una pessima idea se si vuole creare, come proposto dai governatori delle banche centrali di Francia e Germania, una figura che vigili ancora più strettamente sui conti dei singoli paesi”.

Quali sarebbero i compiti di questo superministro?
“Sarebbe una figura che avrebbe lo scopo di portare in Europa una politica economica più integrata ed uniforme, che faccia crescere i Paesi tutti assieme, smorzando i disequilibri interni. L'obiettivo é avere una Eurozona più forte nel suo complesso. Ma l'importante é che sia una autorità politica, non un tecnico”.

Perché é così importante?
“Fino ad oggi la politica economica l'ha fatta Mario Draghi. Sí é assunto un ruolo politico, anche se non gli compete, e la sua fermezza ha aiutato l'Europa in un periodo di confusione e volatilità dei mercati. Ma i suoi sono strumenti limitati perché la Bce dovrebbe limitarsi alla politica monetaria”.

Basta un ministro del Tesoro per salvare l'Unione?
“Noi vogliamo che sia una Europa più sociale. Per questo nel documento del governo é prevista una forma di assicurazione di disoccupazione. L'Unione deve essere sviluppo e tutela dei cittadini, non solo austerity, per questo per noi servono investimenti”.

Da fare con quali soldi?
“Prima di tutto con il Fondo per gli investimenti strategici, ma anche lanciando gli eurobond per reperire fondi sui mercati”.

Di eurobond se ne parla da quando Tremonti era ministro... perché questa volta é diverso?
“In Europa c'é un gruppo di Stati, capeggiato dall'Inghilterra, che non vuole più integrazione. Ma c'é anche un gruppo di Paesi che ormai é convinto che così non si possa andare più avanti. Se questo gruppo si allarga allora fare le riforme é possibile, anche per combattere l'euroscetticismo”.

Su questo sta lavorando Renzi?
“Certamente. L'appuntamento é per l'anno prossimo, quando si celebrerà il sessantesimo anniversario della firma del Trattato di Roma. Sarà quella l'occasione per portare a compimento un processo di riforma”.