Mps, naufraga ancora il matrimonio con BancoBpm

Ancora una volta il presidente Massimo Tononi chiarisce perché (per ora) Monte Paschi non è un obiettivo di Piazza Meda. Ma allora perché le voci si rincorrono?

In basso Luigi Lovaglio, Amministratore Delegato di MPS e nel cerchio Giuseppe Castagna Amministratore Delegato di BPM
Economia

Mps, niente matrimonio con BancoBpm. Slitta al 2024


 

È un copione già visto e rivisto: si annuncia che la vendita di Mps è ormai “cosa fatta” (tendenzialmente a BancoBpm) e poi, dopo 72 ore di rumor che si rincorrono arriva puntuale la smentita. Tanto che qualcuno, anche guardando l’oscillazione del valore azionario, inizia a sussurrare che dietro ci siano speculatori e investitori senza scrupoli pronti a lucrare sul breve termine per portare a casa qualche interessante realizzo azionario. 

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Anche questa volta non fa eccezione: nei giorni scorsi si è sparsa la voce che Monte dei Paschi era pronta a finire tra le braccia di Banco Bpm. Il quale, però, è presieduto da quel Massimo Tononi che è stato sotto la Rocca fino a poco tempo fa e che conosce assai bene pregi e difetti del più antico istituto di credito del mondo. E quanto l’attuale numero uno del cda di Piazza Meda giura e spergiura che no, non ci saranno acquisizioni da parte loro, c’è decisamente da credergli perché, più di chiunque altro, sa di che cosa parla.

Siamo al solito impasse, anche politico: la Lega frena qualsiasi tentativo di fusione e di risiko che coinvolga Mps, perché avendo Giancarlo Giorgetti in Via XX Settembre sa che l’incremento dei tassi della Bce significa aumentare gli utili e quindi accrescere il valore della banca. E poiché, come abbiamo già anticipato su Affari, il governo può attendere fino alla metà del 2024 per vendere la sua partecipazione dei due terzi del capitale di Mps, non vi è motivo di farlo ora quando l’investimento inizia, finalmente, a dare dei frutti.

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Qualcuno addirittura sostiene che Siena potrebbe decidere di restare sola, ma al momento questo scenario sembra piuttosto complicato, nonostante dei conti in ripresa. Semmai, bisogna far notare ancora una volta, anche in questo caso, la spaccatura all’interno del governo. Se la Lega nicchia, come detto, Forza Italia preme. E Fratelli d’Italia? Sta a guardare, per ora, ma sa che prima o poi dovrà per forza di cose intervenire.

Se deciderà di aspettare che sia il mercato a fare il suo gioco, dovrà dirlo chiaro e tondo. Così come se invece vorrà procedere a una moral suasion, dovrà far capire al ceo di BancoBpm Giuseppe Castagna, o a qualsiasi altro amministratore delegato di istituti di credito “interessanti”, che Mps va comprata, senza se e senza ma, semmai incentivando l’operazione con tax credit di vario tipo. Potrebbe tornare in pista Unicredit? Al momento Andrea Orcel è più intento a operazioni di buy back che garantiscano ritorni agli azionisti e a cementare la situazione in Italia che a lanciarsi in risiko particolari.

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Sarà così per sempre? No, decisamente no. Anche perché le elezioni europee del prossimo anno costringeranno i partiti a “scoprire le carte”. Mps non è un tema elettorale in quanto tale, ma è il cuore pulsante di un’intera città, oltre che essere tuttora terreno di scontro tra Pd e altre forze politiche. Per cui, per citare Manzoni, “adelante con juicio”. Ma per Siena è iniziato il count-down: entro la primavera saprà chi sarà il suo promesso sposo.

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