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Banco Bpm, il giudice ricompone il tavolo sindacale: pace fatta in Piazza Meda

di Redazione

I magistrati riuniscono i sindacati di Piazza Meda in un unico fronte: First Cisl, Fisac Cgil e Uilca con Fabi e Unisin. Firmata ieri la conciliazione

Banco Bpm, pace fatta tra i sindacati: accordo raggiunto per il rinnovo del contratto

In Banco Bpm è finita come al gioco dell’oca. Dopo poco più di due mesi, si è tornati al punto di partenza. Non sono stati i dadi, però, come al gioco dell’oca, a determinare l’esito della partita, ma i giudici, quelli di Milano, nello specifico. È stato il tribunale milanese, infatti, a ricomporre il tavolo unitario sindacale a Piazza Meda, rimettendo insieme First Cisl, Fisac Cgil e Uilca con Fabi e Unisin, creando un precedente giuslavoristico di grande rilevanza. È questo, in sintesi, il succo della conciliazione sottoscritta stamane tra i legali di Banco Bpm e quelli di First, Fisac e Uilca. Un accordo che mette la parola fine a una curiosa vertenza, iniziata lo scorso 27 giugno, con le tre sigle confederali che prima avevano abbandonato il tavolo con la banca per pretestuose divergenze, relativo a una trattativa su esodi e assunzioni, e poi l’avevano denunciata (il 12 luglio) per comportamento antisindacale. Un ricorso basato sull’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori che, tuttavia, non ha trovato accoglimento dinanzi ai magistrati, che hanno spinto per una rapida soluzione. La banca ha già tolto dal sito internet, in linea con la conciliazione, il precedente comunicato con il quale aveva spiegato passo-passo la vicenda. 

In questo testo si definiva ”dannosa e inusuale la scelta di abbandonare il tavolo perché nel mese di luglio avremmo dovuto affrontare, con le organizzazioni sindacali, altre tematiche, molto rilevanti per il futuro delle nostre colleghe e colleghi (es. premio aziendale e inquadramenti per nuove figure professionali). Il numero di uscite (prepensionamenti) già dichiarato in diverse occasioni è quello di 2 a 1 ed è pienamente compatibile con quanto definito nel piano industriale e consente di assumere un numero consistente di giovani (circa 800), garantendo un importante ricambio generazionale e manageriale”. 

E si concludeva che Banco Bpm sarebbe andata avanti “con quanto dichiarato nel piano industriale, con o senza accordi sindacali. Ciò garantirà comunque l'obiettivo dichiarato dall'azienda di 800 uscite nette. Si segnala peraltro che, per la prima volta nella storia di questo tipo di trattative, non verrebbe utilizzato il fondo di solidarietà di settore e ciò non consentirebbe di raggiungere un'ulteriore tranche di assunzioni”.

A conciliazione firmata, l’atteggiamento della banca è felpato, ma concreto e, tuttavia, il gruppo non dimenticherà rapidamente tutta questa situazione. Fra le prime linee della banca, si sottolinea indirettamente il tempo perso, a danno di tutti i dipendenti, per le trattative interrotte, sia sul piano di uscite e ingressi sia su premi e inquadramenti professionali (ovvero percorsi di carriera); si rimarca che sono state seguite le indicazioni del giudice per il ritorno al tavolo unitario; c’è l’auspicio a rafforzare un clima positivo fra rappresentanti sindacali e azienda. Ecco, questo è un punto che merita una ulteriore riflessione. Perché è stato sollevato un polverone, se la conciliazione non fa altro che riportare indietro le lancette dell’orologio di una settantina di giorni? Si tratta di quesiti non banali che meritano risposte. 

Ad attenderle sono tutti i 20mila addetti di Banco Bpm, i quali, non solo hanno riposto sempre massima fiducia nel top management e in particolare nelle capacità dell’amministratore delegato, Giuseppe Castagna, ma soprattutto sono rimasti increduli e spiazzati di fronte a una battaglia sindacale che è sembrata sin da subito solo un banale pretesto per cercare di contare qualcosa a danno di interessi collettivi. Anche in presenza di una conciliazione, la banca ha stravinto. Ma, soprattutto, si è creato un precedente giuridico che rappresenterà, non solo nel settore bancario, un principio inossidabile e regolamenterà i rapporti tra sindacati confederali e autonomi