L'avvocato del cuore
Stalking, ho denunciato il mio ex ma perché non mi applicano il codice rosso?
Il mio ex compagno mi perseguita e dice che non lo condanneranno perché userà la scusa di voler stare vicino a nostro figlio: la farà franca?
“Caro Avvocato, dopo 5 anni di convivenza con il mio compagno è nato Marco che oggi ha 4 anni. Qualche mese fa, ho deciso di lasciare il mio partner perché ho scoperto che mi tradiva. Da quando ci siamo separati mi perseguita, ha bucato le ruote della mia macchina, è entrato di nascosto in casa mia mettendo tutto a soqquadro, mi segue quando accompagno Marco all’asilo, al supermercato, minaccia me e la mia famiglia, mi scrive 50 messaggi al giorno. Non sapevo più cosa fare e l’ho denunciato per stalking, ma il procedimento non è ancora stato aperto, eppure io avevo sentito parlare del Codice rosso che avrebbe dovuto rendere più celeri le indagini. È possibile che nel mio caso non sia stato applicato? Inoltre, il mio ex compagno dice che non lo condanneranno mai per stalking perché può usare la “scusa” di voler vedere il figlio per giustificare le sue azioni. Le chiedo, è possibile che succeda una cosa del genere?”
Incontri qualcuno. Te ne innamori. Iniziate una relazione. Nasce un figlio. Poi qualcosa si rompe, qualcosa va storto. La vita riserva molte sorprese e specialmente nei rapporti di coppia, può accadere che la relazione degeneri e, come sempre più spesso accade, l’ex partner quando viene lasciato, assume le sembianze dello stalker. Questa parola è entrata prepotentemente nella nostra quotidianità e deriva dal termine inglese “stalking” che significa letteralmente “perseguitare”.
Infatti, la fattispecie delittuosa punita dall’art. 612 bis c.p. rubricata “atti persecutori” comprende una serie di comportamenti quali: ripetuti tentativi di comunicazione verbale e scritta, appostamenti, agguati, pedinamenti e intrusioni varie nella vita privata, che creano nella vittima uno stato di ansia e di paura tali da indurla modificare le abitudini di vita. Questi atteggiamenti possono nascere dalla rottura di una qualsiasi relazione e chiunque può esserne vittima. Lo stalking è uno dei delitti più denunciati alle autorità; da quando nel 2009, questo reato è stato introdotto, sono state migliaia le persone che si sono rivolte alle Forze dell’Ordine per segnalare gli atti persecutori dei quali sono vittime.
Nel 2019 una riforma legislativa denominata “codice rosso” ha imposto agli organi inquirenti di accelerare i tempi delle indagini riguardanti alcuni reati, tra i quali: maltrattamenti contro familiari e conviventi, violenza sessuale, atti sessuali con minorenne e stalking. Grazie a questa modifica legislativa la vittima del reato di stalking ora deve essere sentita entro tre giorni dalla denuncia direttamente dal Pubblico Ministero. Si tratta di una riforma della quale si è parlato a lungo in tv e sui giornali, ciò che però è stato trascurato è che non sempre si applica questa procedura d’urgenza nel caso di atti persecutori. Infatti, il codice rosso scatta solamente quando i fatti denunciati riguardino illeciti che si inseriscano all’interno di un più ampio quadro di violenza domestica. Non è il Suo caso.
Anche se non è stata attivata la procedura denominata codice rosso, voglio rassicurarLa, perché il Suo compagno crede di poterla “fare franca” utilizzando l’escamotage del “padre che vuole vedere suo figlio”, mascherando le condotte stalkerizzanti dietro al proprio ruolo di genitore, continuando ad agire indisturbato. Ma, cara Signora, il Suo compagno si crede furbo, ma furbo non è. Questo lo sa bene la Corte di Cassazione che per tutti gli uomini che negli anni hanno tentato di nascondersi dietro il “diritto di visita del figlio” ha emesso una pronuncia ad hoc, stabilendo che le condotte vessatorie perpetrate nei confronti dell’ex partner (ripetuti messaggi, pedinamenti, minacce etc.), non possono essere riconducibili al diritto di visita paterno, anzi appaiono del tutto scollegate, costituendone una mera strumentalizzazione. Di qui la riconduzione dei medesimi al reato di stalking.
Pertanto Signora, può stare tranquilla, la giustizia farà il suo corso e Lei potrà tornare a respirare. Concludo ringraziandoLa per avermi scritto, perché sono convita che la storia che Lei, oggi, ha deciso di raccontarmi sarà di esempio per tutte le donne che quotidianamente vivono una situazione simile alla Sua. Denunciate, fatevi forza, fatelo per voi! Perché se l’amore diventa ossessione, siete in pericolo.
*Studio legale Bernardini de Pace