Lo sguardo libero

Schlein si candida alle Europee per andare a Strasburgo?

Di Ernesto Vergani

Chiedere il privilegio di essere uno dei 705 rappresentanti di 450 milioni di europei impone chiarezza

In una democrazia liberale il cittadino deve sapere chi delega a fare gli interessi suoi e dell’Unione

In questi giorni, con una certa confusione, dentro al Pd si discute delle liste per le Europee. Nelle circoscrizioni elettorali, tra i candidati in cima dovrebbero essere donne esponenti della società civile, mentre la segretaria Elly Schlein sarebbe terza in quattro e prima in quella delle Isole.

Il disordine è stato ingigantito dal fatto che è circolata la voce che sarebbe stata la Segreteria del Pd a chiedere a Schlein di candidarsi. Il che nasconde una giustificazione, come se la segretaria un giorno potrebbe dire: “Io non volevo candidarmi, me l’hanno chiesto” - ma è evidente che nessuno può essere obbligato a presentarsi alle elezioni.  (Pare anche che Schlein abbia detto: “Candideremo Antonio Decaro, uno dei migliori sindaci (Bari) d’Italia” - ma è ovvio che quello di sindaco e di parlamentare europeo sono due ruoli diversi.)

La domanda è: la segretaria del Pd, se eletta, andrebbe a Strasburgo? Riuscirebbe a gestire congiuntamente i due impegni – entrambi gravosissimi -, quello di parlamentare europea e di segretaria del Pd, oppure manderebbe al Palazzo d’Europa qualcun altro al suo posto?

Niente di illegittimo, la segretaria è liberissima di candidarsi dove e in quante circoscrizioni vuole – come potrebbe farlo anche la  premier Giorgia Meloni e del resto la maggioranza degli italiani durante gli anni d’oro di Berlusconi mandava a Montecitorio e a Palazzo Madama sconosciuti il cui volto neppure compariva sui cartelli elettorali ed era sostituito dalla scritta “Silvio Berlusconi” –; ma nella democrazia liberale il cittadino, l’individuo responsabile - la democrazia è l’individuo - delega una persona ad avere il massimo dell’onore. Si pensi… 705 eletti (76 italiani) in rappresentanza di 450 milioni di europei, per fare la cosa più alta: “la politica, la forma più alta dell’esistenza.” Come dice Pericle, in democrazia “secondo la considerazione di cui uno gode, poiché in qual campo si distingue, non tanto per il suo partito, quanto per il suo merito, viene preferito nelle cariche pubbliche…”