Rocca sbrocca
Il diktat ecologico è insostenibile e penalizzante per i cittadini
Bisogna seguire dove vanno i soldi del PNRR per scovare gli interessi sottostanti della forzata transizione ecologica
La terza via è quella della gradualità più realistica con un forte programma di incentivi a monte di ogni nuova decisione per permettere al cittadino di attrezzarsi senza subire passivamente
C'è un grande equivoco che caratterizza la discussione sui temi legati al green e all'applicazione delle norme a tutela dell'ambiente e cioè dividere il dibattito tra “salvatori del pianeta” e “distruttori e menefreghisti”. C'è una terza via, a mio avviso, e cioè quella di fare le cose in maniera graduale dove la gradualità considera con flessibilità anche la risoluzione delle problematiche indotte dalle eventuali nuove regole stringenti. Prima dei diktat c'è la vita reale, che morde. Mi spiego. Coloro i quali mettono in discussione l'applicazione di norme ambientaliste non sono contro la natura e la tutela dell'ambiente.
Ma l'applicazione di certe norme con l'obiettivo di contrastare il surriscaldamento globale (ridurre le emissioni di almeno il 40 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli europei del 1990 secondo l'Accordo di Parigi del 2015 entrato in vigore in Italia il 4 novembre 2016) creano divisione per il semplice fatto che la maggior parte dei loro costi verrà scaricato sui cittadini oltretutto già in grandi difficoltà economica dopo tre anni di pandemia e che si ritrovano ad affrontare l'inflazione da crisi energetica. Tutto questo sembra non essere considerato come un problema ma lo è e lo sarà perché non sono previste alternative ai nuovi vincoli né si sono visti, ad oggi, incentivi reali ed efficaci a sostegno del cittadino che vive in difficoltà.