Home
Como, il sindaco annuncia: chiuderemo otto scuole. Genitori e sindacati sul piede di guerra
Rapinese: "dichiarando che ristrutturarle costerebbe troppo. I genitori che protestano? Pappemolli"
Como, il sindaco annuncia: chiuderemo otto scuole. Genitori e sindacati sul piede di guerra
A Como si sta consumando un paradosso che lascia attoniti cittadini e osservatori. Il sindaco, Alessandro Rapinese, ha deciso di chiudere otto scuole, dichiarando che ristrutturarle costerebbe troppo. Il messaggio è chiaro: meglio mettere i lucchetti piuttosto che investire sull’educazione e la sicurezza delle generazioni future. E i genitori che si oppongono? Definiti con disprezzo “pappemolli”, perché si permettono di protestare e chiedere spiegazioni.
La situazione di Como riflette un problema più ampio che affligge il nostro Paese. In Italia, il livello di laureati è tra i più bassi d’Europa e le competenze digitali della popolazione sono decisamente scarse. Eppure, qui si decide di chiudere le scuole, ignorando che proprio l’istruzione dovrebbe essere il fulcro di un rilancio culturale e sociale. Il sindaco Rapinese, tuttavia, sembra pensarla diversamente. Con un sorriso beffardo in consiglio comunale ha annunciato che la chiusura delle otto scuole è solo l’inizio. Secondo lui, gli edifici sono fatiscenti e ripararli richiederebbe cifre esorbitanti. Ma è davvero così? E soprattutto, chiudere è davvero l’unica soluzione? Tra le scuole colpite, c’è la storica primaria Nazario Sauro, situata nel cuore del centro storico. Considerata dai residenti parte del patrimonio cittadino, la sua chiusura ha sollevato un’ondata di indignazione. Il consiglio d’istituto del comprensivo Como Borgovico, che include due delle scuole destinate alla chiusura, ha già dichiarato che i numeri presentati dal comune sono sbagliati. Dal 2017, infatti, le scuole in questione hanno sempre registrato il tutto esaurito, con liste d’attesa costanti e nessun calo di iscrizioni. Inoltre, i problemi strutturali citati dal sindaco sono stati definiti come “minori” e risolvibili con interventi di manutenzione ordinaria. Dunque, perché questa scelta drastica?
Le parole del sindaco non lasciano spazio a interpretazioni: “Per quanto costa sistemare quella scuola, ne sistemo altre quattro altrove”. Una dichiarazione che mette a nudo una visione puramente economica, priva di considerazione per il valore sociale e storico degli istituti coinvolti. Non solo, Rapinese ha anche ridotto la questione demografica, che affligge non solo Como ma tutto il Paese, a un semplice pretesto per chiudere scuole poco affollate. Ma ciò che ha davvero sconvolto i cittadini è stato il tono con cui il sindaco ha liquidato le preoccupazioni delle famiglie coinvolte. I genitori, molti dei quali con figli disabili o con bisogni educativi speciali, hanno protestato timidamente, chiedendo garanzie sulla continuità didattica e sul futuro degli insegnanti di sostegno. Ma per il sindaco, queste preoccupazioni sono state semplicemente derise. "Pappemolli" è stata la sua risposta. Una mancanza di rispetto che dimostra un distacco preoccupante dai problemi reali delle famiglie comasche.
Eppure, nonostante le proteste dei cittadini e i dubbi sollevati anche dalle istituzioni scolastiche, il sindaco va avanti per la sua strada. La chiusura di questi istituti è ormai un caso che è approdato sul tavolo della Commissione Attività Produttive, Istruzione e Formazione del Consiglio Regionale. Rapinese sarà chiamato a rispondere alle domande dei consiglieri, tra cui spiccano questioni come la mancanza di consultazione con le famiglie e l’inspiegabile investimento di centinaia di migliaia di euro in questi istituti negli ultimi anni, contraddicendo le motivazioni addotte per la chiusura. I sindacati sono sul piede di guerra e si paventa addirittura il ricorso al Tar.
Forse la vera domanda da porsi è: a chi giova questa chiusura? Perché dietro la facciata di efficienza amministrativa si nasconde una decisione che, a lungo termine, danneggerà profondamente Como, le sue famiglie e, soprattutto, i suoi studenti, il futuro della città.