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Jackie Kennedy, chi era davvero. Il ritratto di un'icona mondiale

Arriva in libreria dal 10 giugno per Gaffi "JACKIE", di Adriano Angelini Sut. Jackie Kennedy, la donna che per ben 5 anni, dal 1960 al 1965, è stata considerata dall’opinione pubblica americana la persona più influente negli Stati Uniti, si racconta partendo dalla sua adolescenza a Merrywood: le cavalcate in solitaria, i libri che le tenevano compagnia, le fughe in Europa. Attraverso la sua voce, rivive un pezzo di storia americana e mondiale. Davvero, dopo la morte di JFK, Jackie ebbe una relazione col fratello, Robert Kennedy? E perché, dopo l’uccisione di quest’ultimo, scappò in Grecia e sposò il miliardario, nemico degli Stati Uniti, Aristotele Onassis lasciando l’opinione pubblica americana e internazionale sgomenta e la sua famiglia profondamente delusa? La sua vita mostra come in realtà, negli ultimi anni, Jackie non avesse altro pensiero che il benessere dei suoi due figli e come buona parte delle sue scelte si possano ascrivere al tentativo di far vivere loro una vita lontana dai rischi corsi negli otto anni di fuoco che andarono dall’elezione alla Casa Bianca nel 1960 all’assassinio di Bobby nel 1968. Jackie oggi, sia in America che in Europa, continua a suscitare un incredibile potere di attrazione. Di lei rimane una forte eredità culturale e una fascinazione per il suo stile che ancora la rendono un esempio per milioni di donne.

Perché Jackie, le motivazioni dietro la biografia. di Adriano Angelini Sut

L'ammirazione sfrenata per i Kennedy mi ha giocato un brutto scherzo. Prima di tutto, a parte documentarmi su noiosissimi e spesso incompleti libri di Storia, mi ha dato la possibilità di leggere quattro capolavori assoluti: la trilogia sull'America di James Ellroy ("American Tabloid", "Sei pezzi da mille" e "Il sangue è randagio"), "Libra" di Don De Lillo e "22/11/1963" di Stephen King. Al che, da bravo scrittore che sa di non poter arrivare a quei livelli, mi son detto. E se volessi parlare anche io dei Kennedy? Jackie è subentrata nel mio immaginario come una fatina buona che avesse ascoltato le mie suppliche. È successo dopo la morte di mia madre, che, da brava ed estrosa sarta, di Jackie era ammiratrice. E mi son detto: se provassi a mettermi nei panni dell'icona e raccontare quel mondo, vivere coi Kennedy in un'età mitica che la mia data di nascita relativamente giovane ha appena sfiorato? Un'operazione forse un po' incosciente ma per questo adatta a chi scrive. 

Il mio mestiere di traduttore mi ha aiutato. Innanzitutto ho scoperto che non erano stati tradotti in italiano dei libri meravigliosi a lei dedicati. Come per esempio la sontuosa biografia di Sarah Bradford "America's Queen" (ma su di lei ci sono decine di biografie in lingua inglese). Poi, per un anno e mezzo, almeno con l'immaginazione sono entrato in un mondo mitico fatto di ricchi americani il cui unico scopo nella vita è mantenere o accrescere il proprio status sociale; feste di debuttanti, inquiete star del cinema e cantanti, letterati e perdigiorno, politici e sottobosco mafioso (lo stesso di oggi), in un contesto (quello dell'America degli anni'50 e '60) che accende la fantasia e alimenta il sogno di chi quel mondo l'ha solo visto in Tv o al massimo nei capolavori cinematografici.

Cosa più importante. Ho scoperto che Jackie non era solo borse e occhiali, palazzo pants e scarpe, Givenchy e Valentino. Jackie era laureata in Storia dell'Arte e aveva un gusto raffinatissimo per l'arredamento d'interni. Aveva un carisma involontario che l'Amministrazione Kennedy sfruttò a suo vantaggio per farle compiere missioni politiche che nessuna donna aveva mai fatto prima. Per esempio andare da sola in India e Pakistan (acerrimi nemici, all'epoca chiamati paesi non allineati, che cioè non stavano né con gli Stati Uniti né con l'URSS) a convincere i due rispettivi capi di stato, Nehru e Ayub Khan, a entrare nella sfera d'influenza americana; riuscendoci. Il che non è esattamente come prendere un aereo e andare a fare shopping a Parigi o a Roma dalla sua amica e stilista, la principessa Irene Galitzine. Jackie fu la First Lady che convinse il presidente francese De Gaulle a prestare all'America la Gioconda di Leonardo, da esporre a Washington e New York, con profondo sconcerto dell'opinione pubblica transalpina e dell'Accademia delle Arti francesi che si vide sottrarre per un mese a mezzo il capolavoro dei capolavori, esposto alla mercé di un rischioso viaggio intercontinentale in nave. Jackie stravolse il protocollo dei funerali di Stato e dopo l'assassinio di JFK decise che avrebbe marciato a piedi (i figli per mano) dietro la bara del marito dal Campidoglio alla cattedrale di San Matthews (all'epoca solo gli uomini potevano marciare a piedi mentre le donne seguivano in automobile), sfidando i criminali che avevano fatto esplodere la testa del marito fra le sue braccia quel giorno del 22 novembre 1963 a Dallas, e con grande sconcerto dei servizi segreti che temevano ulteriori attentati.

Jackie inaugurò i party alla Casa Bianca, che da lì in poi tutte le Amministrazioni avrebbero più o meno replicato, con alterne fortune. Jacky provò a creare una liaison fra politica, amministrazione pubblica e società civile che nessuno prima dei Kennedy aveva osato mettere così tanto in contatto. 

È stato un bel viaggio questo libro. Oltre ad aver avuto l'onore di essere il primo a scriverne uno su di lei in italiano, ho scoperto una donna eccezionale e coraggiosa. Un esempio. Anche quando ha sconvolto l'opinione pubblica sposando il miliardario greco Onassis (non certamente un adone) e inimicandosi mezza America, anzi mezzo mondo. Ma i miti sono belli per questo; nella buona e nella cattiva sorte, assomigliano a quello che vorremmo essere. Anche se a volte non ce lo diciamo apertamente. Per paura di sembrare troppo infantili. O che la nostra immagine interiore crolli come un golem di sabbia.  

L'AUTORE - Adriano Angelini Sut, romano, esordisce nella narrativa nel 2005 con "Da soli in mezzo al campo" (Azimut - 2005), storia d'amore adolescente in una Roma dove le distanze sociali rimangono invariate e il calcio è, come per i paesi latino americani, l'unica speranza di realizzazione per chi vive a certi margini. Bissa nel 2007 con il romanzo Le giornate bianche (Azimut - 2007/Amazon.it 2012), tratto da fatti veri, gli incendi spontanei occorsi nel paesino di Canneto di Caronia (Messina), ancora una storia di formazione sullo sfondo di una Sicilia misteriosa, alle prese con Ufo e fenomeni paranormali.

Nel 2010 per la Newton Compton escono 101 cose da fare a Roma di notte almeno una volta nella vita (Newton Compton - 2010) e, per onorare la passione calcistica, 101 gol che hanno cambiato la storia del calcio italiano (Newton Compton - 2010). L’ultimo libro è Mary Shelley e la Maledizione del Lago (XL Edizioni 2013), una biografia romanzata dell’autrice di Frankenstein. Suoi racconti sono inseriti in varie antologie: Good Weather for an Airstrike Controcuore (Azimut - 2010), Il non potere logora Biglietto, Prego (Zero91 Edizioni - 2012), Zico Da Antognoni a Zico - I più grand numeri 10 della storia del calcio (Giulio Perrone - 2014).

Ha tradotto e fatto conoscere al pubblico italiano lo scrittore messicano americano Luis Alberto Urrea, pubblicato da XL Edizioni. Ha collaborato con Il Foglio, radioradicale.it, paradisodegliorchi.com e Radio Manà Manà, ed è stato direttore editoriale della casa editrice Zero91. Nel 2011 ha adottato il doppio cognome affinché anche sua madre continui a vivere.

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