Costume

"Quando Napoli vola", lo spaccato storico di Capodichino fino ai giorni nostri

Eduardo Cagnazzi

Riflessioni sul passato e futuro dello scalo partenopeo in un libro pubblicato da Guida Editori. Uno sviluppo reso possibile con la privatizzazione del 1997.

Affermava qualche anno fa  Armando Brunini (nella foto), amministratore delegato della Gesac, società di gestione dell’aeroporto internazionale di Napoli, che “andando in giro per aeroporti si trova un po’ di tutto. Ci sono quelli pensati per funzionare bene e che non concedono nulla all’estetica e quelli realizzati al solo scopo di costruire una sorta di tempi e di soddisfare la vanità delle archistar”. A Napoli i committenti hanno pensato di investire in uno scalo che renda l’esperienza del passeggero più gradevole possibile. Un aeroporto bello, funzionale, con servizi di qualità e con un vestito sartoriale su misura pensato anche per mettere il visitatore a suo agio. E oggi Capodichino, primo ad essere privatizzato in Italia nell’agosto del 1997, con i suoi 8,6 milioni di passeggeri e 95 destinazioni servite nel 2017, forte dell’indirizzo strategico che si è dato nel corso degli anni, è un punto di partenza importante per la crescita della città e della stessa Campania. Infrastrutture all’avanguardia, servizi con standard qualitativi europei, sviluppo costante del network delle destinazioni ne fanno uno scalo di valenza internazionale. Questo luogo simbolo del viaggio diventa adesso un libro, “Quando Napoli vola”, che ne racconta strategia di crescita tra passato e futuro. Il volume, edito da Guida Editori, raccoglie riflessioni di scrittori, giornalisti, professionisti, storici e manager interrogati sull’identità dello scalo.

Uno spaccato storico che parte dalla trasformazione urbanistica della vecchia area di Campo di Marte con le sue vie per Capua e per Roma, testimonianza della presenza romana, fino ai Borbone che lo trasformano in Piazza d’Armi, l’utilizzo della pista prima e dopo l’ultima guerra, la privatizzazione. L’intuizione felice degli amministratori di allora che hanno consentito all’aeroporto di svilupparsi negli ultimi venti anni. Fino a realizzare un percorso archeologico nato da un’idea della stessa Gesac per consentire a tutti i visitatori di avvicinarsi al patrimonio della regione ed emozionarsi. Come emoziona il volo. Pezzi originali e copie esposti come in un museo e allestimenti che ricompongono le opere accompagnandole in un ideale viaggio sullo sfondo delle frasi di Ovidio. Brunini ricorda che la Gesac ha prestato attenzione anche alle politiche per l’ambiente. “Con l’inizio della stagione invernale, Capodichino sarà il primo aeroporto ad utilizzare bus elettrici ad emissioni zero per trasportare i passeggeri su piste e piazzali”. All’origine di questi risultati c’è la privatizzazione del 1997 e la lungimiranza delle istituzioni e del management che hanno lavorato con competenza e secondo standard internazionali. “Noi abbiamo preso in mano il testimone partendo quindi da un contesto favorevole e abbiamo potuto dare il nostro contributo accelerando il ritmo dello sviluppo e migliorando l’esperienza del passeggero. E questo ci fa sentire ancora di più il senso di responsabilità di non deludere le aspettative”.