Costume
Salute, tra 35 diete quella Mediterranea classificata la migliore al mondo.
Coldiretti: "Il riconoscimento è una risposta agli allarmi risultati infondati sui componenti nutrizionali di alcuni Paesi, come Gran Bretagna e Francia".
La migliore dieta al mondo del 2020 è quella mediterranea. Subito dopo quella dash e la flexariana. Lo rende noto la Coldiretti sulla base del best diets ranking 2020 elaborato dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s, noto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori.
La dieta mediterranea -sottolinea la Coldiretti- ha vinto la sfida tra trentacinque diverse alternative con un punteggio di 4,2 su cinque grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute, tra cui perdita e controllo del peso, salute del cuore e del sistema nervoso, prevenzione del cancro e delle malattie croniche, prevenzione e controllo del diabete. Il primato generale della dieta mediterranea è stato ottenuto grazie al primo posto in ben quattro specifiche categorie: prevenzione e cura del diabete, mangiare sano, componenti a base vegetale e facilità a seguirla. A contendere la vittoria della dieta mediterranea sul podio sono state quella dash contro l’ipertensione che si classifica al posto d’onore e la flexariana, un modo flessibile di alimentarsi. Al quarto posto la dieta mind che previene e riduce il declino cognitivo e la storica dieta ipocalorica weight watchers.
Un ruolo importante per la salute che -continua Coldiretti- è stato riconosciuto ad un decennio dall’iscrizione della dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco avvenuta nel 2010, nonostante la svolta promossa dal presidente Usa, Donald Trump, nelle mense scolastiche americane con una proposta per indebolire il programma avviato da Michelle Obama per promuovere pasti più sani come le verdure.
La dieta mediterranea è un tesoro del Made in Italy che ha consentito all’Italia di conquistare il record di longevità in Europa con la speranza di vita alla nascita che raggiunge il massimo storico di 82,3 anni con 80,9 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne con ben 14.456 ultracentenari a livello nazionale. L’apprezzamento mondiale per la dieta mediterranea fondata principalmente su pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari, rilava la Coldiretti, si deve agli studi dello scienziato americano Ancel Keys che per primo ne ha evidenziato gli effetti benefici dopo aver vissuto per oltre 40 anni ad Acciaroli in provincia di Salerno.
Il nuovo riconoscimento rappresenta, commenta Coldiretti, anche una risposta ai bollini allarmistici e a semaforo fondati sui componenti nutrizionali che alcuni Paesi, dalla Gran Bretagna al Cile alla Francia, stanno applicando su diversi alimenti della dieta mediterranea sulla base dei contenuti in grassi, zuccheri o sale. “Il sistema di etichettatura a semaforo è fuorviante, discriminatorio ed incompleto e -afferma il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini- finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Si rischia -precisa Prandini- di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di sfavorire elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea, ma anche specialità come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano ed il prosciutto di Parma le cui semplici ricette non possono essere certo modificate. È inaccettabile spacciare per tutela del consumatore un sistema che cerca invece di influenzarlo nei suoi comportamenti orientandolo a preferire prodotti di minore qualità anche perché l’equilibrio nutrizionale va ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo sullo specifico prodotto. E’ importante l’impegno dell’Italia affinchè -rileva Prandini- si introduca un sistema diverso “a batteria” che tenga conto dell’insieme della dieta alimentare non si focalizzi sul singolo prodotto. In questo contesto -conclude l’esponente dell’organismo- è giusto non inserire i prodotti a denominazione di origine Dop e Igp per evitare di ingenerare confusioni su prodotti le cui riconosciute caratteristiche spesso a ricette tramandate da secoli”.