Cronache
Altavilla, lo scempio del castello normanno. Franceschini: “Non sapevo ma...”
Votare serve ancora a qualcosa? Le sorti di un castello appeso all’inerzia delle istituzioni. L'ennesimo scempio sotto gli occhi di tutti in Campania
Il castello è vincolato dai Beni culturali per le mura antiche, i soffitti in legno decorati con affreschi, una cappella gentilizia, addirittura una specie protetta di tartarughe che vivono nel giardino e una reliquia di san Bonaventura. Il maniero, fino al 1999, era in mano a privati, la famiglia Mottola.
Ora sono passati 20 anni dall’acquisto del castello da parte di un altro privato. Le mura deturpate, con una gru penzolante, si consumano lentamente esposte alle intemperie e all’inerzia delle istituzioni che si rimpallano le responsabilità di anno in anno mentre il paesino scivola nel degrado e nel bisogno di essere rilanciato economicamente.
Nel 1999 il castello viene venduto alla tv Tele A di Alfredo Abbaneo di Ottaviano (Napoli) per 500 milioni di lire, 258.000 euro, che visti i 4.000 metri di superficie è a meno del prezzo di una stalla.
Tra cambi di destinazione d’uso, richieste di fondi pubblici, il tentativo di farci un albergo con piscina, partono lavori che somigliano più a quelli di un casolare di campagna che a un castello medioevale. E tutti gli elementi architettonici e culturali di valore vengono distrutti e altri danneggiati, davanti agli occhi degli uffici del Comune situato di fronte al castello.
La Sovrintendenza interviene nel 2005 e nel 2013 per, come lo definiscono loro, “un inutile oltraggio”, ma non ci sono interventi a fermarlo. Nessun altro interviene, neanche i cittadini. Nel 2014 la Sovrintendenza emette un decreto di ripristino del bene contro cui presenta opposizione la proprietà che va al Tar. Per il proprietario gli abusi erano precedenti al suo intervento.
Poi Tele A fallisce, Alfredo Abbaneo vende il maniero a una società ungherese intestata a un socio unico, Filomena Abbaneo, una parente. Il curatore fallimentare di Tele A Gianfranco Murino scrive ai giudici che la vendita del castello “si inserisce in un ampio disegno preordinato alla dispersione, distruzione, sottrazione e/o occultamento del patrimonio”. Sorgono dubbi sulla legittimità dei diversi passaggi di proprietà del castello con la Sovrintendenza dei Beni Culturali che sarebbe stata scavalcata durante le vendite.
A settembre 2019 scrivo un’inchiesta per il settimanale Panorama che fa conoscere il caso alla cronaca nazionale. Partono le richieste di intervento del ministro ai Beni Culturali Dario Franceschini, dei parlamentari Gianluca Vinci (ora Fdi), Gianluca Cantalamessa (Lega), Mauro Coltorti (M5S) e 33 senatori (Angrinasi, Marinello, Vanin, Accoto, Corrado, De Lucia, Trentacoste, Donno, Fede, Di Girolamo, Castellone, Santillo, Airola, Granato, Russo, Presutto, Garruti, Pirro, Di Marzio, Giannuzzi, Mininno, Mautone, Romagnoli, Grassi, Leone, Abate, Agostinelli, Mollame, Santangelo, Pesco, Di Nicola, Lannutti, Piarulli). Ma nulla movet. Non è abbastanza per un’intervento repentino.