Cronache

Allarme antibiotico, l'Aifa richiama i medici: "Ridurre le prescrizioni"

Di Redazione Cronache

"Ridurre le prescrizioni degli antibiotici della classe dei fluorochinoloni". Conseguenze serie per la salute umana

Antibiotici, l’Aifa avverte i medici: “I fluorochinoloni hanno reazioni avverse gravi”

Il fenomeno della resistenza agli antibiotici è sempre più comune tra le persone, specie in Occidente. Responsabili di questa “poca sensibilità” a molti dei farmaci più comuni sono intanto la quantità di antibiotici che involontariamente “ingeriamo” consumando carne proveniente da allevamenti intensivi, in cui vengono iniettati agli animali per agevolare la maggior produttività. In secondo luogo, il fatto che la società contemporanea abbia un’ìmpostazione molto medicalizzata della salute: a tutto c’è un rimedio e quasi sempre risponde a un farmaco, talvolta prescritto “a cuor leggero”, per poi rivelarsi in alcuni casi potenzialmente pericoloso per la salute umana.

È il caso dei fluorochinoloni, "una classe di antibiotici ad uso sistemico ed inalatorio che sono associati a reazioni avverse molto rare ma gravi, invalidanti, di lunga durata e potenzialmente irreversibili. Questi medicinali devono quindi, essere prescritti solo nelle indicazioni approvate e dopo un’attenta valutazione dei benefici e dei rischi sul singolo paziente”. Questo l’ammonimento dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) che ha dato l’allarme - dopo un precedente richiamo da parte dell’Ema - con questa nota informativa concordata con le autorità europee.

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L’obiettivo è quello di esortare i medici italiani a limitare la prescizione di questa classe di antibiotici che, specie in Francia, hanno creato molti problemi ai pazienti, anche gravi. Anche in Italia sono quasi 200mila le prescrizioni non corrette, che possono generare danni gravi per la salute, anche in maniera permanente: danni muscoloscheletrici, danni alle neuropatie periferiche, danni cerebrali, aneurisma aortico, danni alle valvole cardiache.

Fluorochinoloni, le reazioni avverse secondo l’Aifa