Cronache
Borsellino e l'ultima indagine segreta sul politico vip. "La nascose al capo"
Borsellino non si fidava del procuratore e tenne l'indagine riservata. I segreti che emergono dalle carte desecretate
Borsellino 30 anni dopo, le rivelazioni dalle carte desecretate. "Indagini all'insaputa del procuratore"
Dopo le stragi di Capaci e Via D'Amelio "ero lucido in me che il piano eversivo non si sarebbe fermato". Sono le parole dell'ex Procuratore capo di Palermo Pietro Giammanco, sentito il 28 luglio 1992 dal Csm, dopo gli attentati mafiosi. I verbali sono stati resi noti solo ieri. "Ho diretto l'ufficio con la più assoluta trasparenza adottando sistemi che sfido chiunque a trovare in qualsiasi altra procura".
"Paolo Borsellino conduceva delle indagini su fatti di grande rilevanza all'insaputa del Procuratore" Pietro Giammanco. E' quanto rivelò il 29 luglio del 1992 Roberto Scarpinato al Csm durante una audizione, avvenuta dieci giorni dopo la strage di via D'Amelio. Il giudice Scarpinato parlando di queste indagini dice che "è un fatto che mi ha molto inquietato" e che ha "molto pesato" su di lui. Ma non ha voluto aggiungere altro. "Su queste indagini naturalmente non posso dire niente per motivi di ufficio".
"Io vivo questa cosa dentro di me malissimo - dice - Mi inquieta, mi chiedo ma come è possibile che accadono cose del genere? Mi inquieto perché Borsellino è una persona che gode della mia assoluta stima e fiducia. perché fosse stato qualsiasi altro magistrato avrei potuto pensare a qualcosa di deteriore. Paolo si comporta così, mi vincolo al segreto. Io ho bisogno di lealtà e trasparenza". E parla dell'atteggiamento di "diffidenza nei confronti del Procuratore".
Borsellino non si fidava del procuratore e tenne l'indagine riservata
Entra più nel dettaglio il Fatto Quotidiano di oggi, che spiega: "La pista era relativa a rapporti tra un politico importante e un mafioso. Ci teneva tanto che raccomandò ai tre colleghi con cui si confidò di non parlarne con nessuno per evitare che la cosa finisse alle orecchie del suo procuratore capo, Pietro Giammanco, di cui non si fidava". Il Fatto Quotidiano si chiede quale fosse il politico coinvolto nell'inchiesta riservata di Borsellino. "L’unico pm, sentito allora dal Csm che dice qualcosa di più nel 1992 è Vittorio Teresi", scrive il Fatto.
Nell’audizione del 31 luglio 1992 l’ex pm di Palermo dice: “A un certo punto Paolo mi comunicò una notizia molto riservata che aveva appreso da un organo di polizia, quello stesso che ieri mi ha fatto quella battuta e riguardava un politico, riguardava un grosso mafioso eccetera. Era una notizia ovviamente tutta da controllare, da verificare ma comunque era una delle tante ipotesi di lavoro. Paolo disse espressamente di non parlarne in giro perché temeva che finisse all’orecchio di Giammanco (..) questa non era affatto notizia confermata era semplicemente una pur fondata confidenza di un organismo di polizia, però era molto scottante, era molto delicata ”.