Cronache
Carmelo Miano, chi è l'hacker che ha violato i segreti del governo. Tradito da un sito porno, a 24 anni si è intascato 7 milioni
Dal bullismo ai legami con la criminalità russa: Miano aveva anche fondato il Berlusconi Market, un’attività virtuale di vendita illegale di bitcoin. La confessione al Gip: “Sì, sono stato io.”
Miano, l'hacker che violava i segreti di Stato tradito da un sito porno
Carmelo Miano, 24 anni, tecnico informatico di Gela e brillante impiegato di NttData (società specializzata anche in cyber security), incarnava il perfetto archetipo dell’insospettabile. Con un lavoro stabile nel cuore della Garbatella, a Roma, nessuno avrebbe mai potuto sospettare che dietro quella maschera si celasse uno degli hacker più abili e pericolosi d’Italia, capace di infilarsi nei server più blindati del Paese, violando strutture informatiche di rilievo come il Ministero della Giustizia, la Guardia di Finanza, Tim e Telespazio.
Il suo arresto, avvenuto pochi giorni fa, ha portato alla luce una storia tanto sorprendente quanto inquietante. Miano, dipendente di una società di sicurezza informatica specializzata come NttData, ha saputo sfruttare le sue doti di hacker per intraprendere un cammino parallelo di illeciti digitali, costruendo un impero nascosto di oltre 7 milioni di euro guadagnati attraverso operazioni online illegali, ora sequestrati dagli inquirenti.
Famiglia benestante e il bullismo a scuola
Distinto, attento e incredibilmente prudente. Cresciuto in una famiglia benestante, figlio di un funzionario sanitario, Miano ha sempre avuto una spiccata predisposizione per la matematica e l’informatica, frequentando il liceo scientifico. Ma un brutto episodio di bullismo lo ha allontanato per un lungo periodo dalla scuola, costringendolo a rifugiarsi nel mondo virtuale. Da qui la doppia vita. La sua carriera nell’ambito della cyber security era iniziata come per molti altri: sei mesi di stage in NttData, poi un impiego stabile a partire dai 22 anni. Le sue competenze tecniche lo avevano reso prezioso agli occhi dell’azienda. Gli inquirenti lo seguivano da mesi, consapevoli che dietro a una serie di intrusioni su server critici, ci fosse qualcuno di molto abile. Mai avrebbero immaginato di trovarsi davanti a un giovane così apparentemente normale.
I legami con la Russia e il "Berlusconi Market"
Nel suo appartamento in via delle Sette Chiese, a Garbatella, quartiere tranquillo di Roma, il tecnico viveva solo, lontano dalla sua città natale, Gela. In quella casa, però, i terminali accesi al momento dell’irruzione della polizia postale raccontavano un’altra storia. Il giovane hacker siciliano ha confessato di aver avuto accesso al Russian Market, in particola il Russian Market 99, un sito di criminal hacking che offre la vendita illecita di informazioni sensibili. Da qui ha creato un mercato per criptovalute chiamato ‘Berlusconi Market’. Per mantenere l'anonimato, sia gli acquirenti sia i gestori del sito usavano soprannomi come ‘Putin’, ‘Sarkozy’ e ‘Berlusconi’. "Facevo tutto da solo. Non lavoro per la criminalità organizzata", si è però difeso Miano, rispondendo alle domande su possibili mandanti e sul destino dei dati trafugati.
La prudenza era stata il tratto distintivo di Carmelo Miano. Non si lasciava prendere dall’avidità, non ostentava il suo successo, eppure, in silenzio, aveva accumulato una vera e propria fortuna da milioni di euro. È stata la sua precisione a tenerlo lontano dagli inquirenti per tanto tempo. Quando ha capito di essere sotto indagine, ha cercato di ridurre al minimo i suoi movimenti, nascondendosi dietro reti virtuali private e sistemi di crittografia avanzata. Ma un errore banale, quasi ridicolo, ha portato alla sua cattura: un passaggio su un sito porno. Una svista che però ha permesso alla polizia di rintracciarlo e bloccarlo proprio nel momento in cui pensava di aver eluso ogni controllo.
La confessione
Ora, mentre attende l’udienza di convalida dell’arresto nel carcere di Regina Coeli, pesanti sono le accuse che pendono sulla testa di Miano e per le quali rischia quasi 30 anni: accesso abusivo aggravato a strutture informatiche, diffusione di malware e programmi software per violare sistemi istituzionali. "Sì, sono stato io", ha detto ieri Miano durante l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice delle indagini preliminari di Roma.Eppure, la sua straordinaria abilità come hacker potrebbe ora trasformarsi in una risorsa preziosa per le stesse istituzioni che ha danneggiato.
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La legge 90/2024, approvata lo scorso luglio, offre sconti di pena significativi a chi collabora con la giustizia in casi di cyber crimine. Se Miano decidesse di collaborare, potrebbe aiutare lo Stato a combattere il cyber terrorismo, mettendo le sue competenze al servizio delle forze dell’ordine per fermare altri hacker come lui. Secondo il suo avvocato, Gioacchino Genchi, Miano sarebbe disposto a fornire ulteriori dettagli sugli attacchi informatici che ha orchestrato, compresi quelli a danno della Guardia di Finanza e di diverse altre istituzioni italiane. Il giovane hacker ha sottolineato, però, di non aver mai arrecato danni diretti ai sistemi violati, considerati già di per sé deboli e vulnerabili.