Cronache
Caso Cecilia Sala; nuovi dubbi dopo l'arresto di Mohammad Abedini
Tempistiche e modalità dell'operazione condotta a Malpensa contro l'ingegnere iraniano stanno facendo discutere
Cecilia Sala-Abedini, nuovi dubbi sul fermo dell'iraniano
Nel giorno in cui i giudici di Milano negano gli arresti domiciliari per Mohammad Abedini aumentano dubbi e domande sulle modalità dell’arresto dell’ingegnere iraniano da parte dell’Italia, arresto a cui è seguito quello a Teheran di Cecilia Sala, in carcere dal 19 dicembre, come ritorsione.
Abbiamo infatti già riportato giorni fa le perplessità sul fatto che l’ingegnere iraniano sia stato bloccato allo scalo senza dare tempo ai servizi segreti ed alla diplomazia di mettere in sicurezza possibili obiettivi italiani in questi giorni in Iran, proprio come Cecilia Sala. In pratica prima di agire allo scalo milanese si sarebbe dovuto prima proteggere la giornalista de Il Foglio mettendola a bordo di un aereo che la portasse lontano da rischi. Oltre a questo poi in ambito investigativo c’è chi contesta (a bassa voce) la fretta anzi, l’urgenza con cui Abedini sia stato fermato.
Secondo quanto raccolto da Affaritaliani in situazioni simili non si procede con il fermo immediato ma si cerca di capire quali fossero i contatti in Italia di Abedini a cominciare da chi lo stava aspettando all’aeroporto (si dice ci fosse una donna allo scalo…). Insomma, in operazioni passate di intelligence una volta stabilito il contatto con l’obiettivo lo si pedinava per un breve periodo di tempo nella speranza di riuscire a scoprire eventuali altri contatti in Italia oltre che capire effettivamente la ragione del suo passaggio nel nostro Paese. Poi si sarebbe proceduto con l’arresto e la messa in carcere.
Invece quindi di attendere per forse scoprire qualcosa di più si è proceduto con l’arresto immediato come se la priorità fosse soddisfare la richiesta avanzata dagli Stati Uniti il prima possibile a scapito di tutto il resto.
Scelte che di sicuro hanno reso più complicata del previsto la soluzione del caso di Cecilia Sala. Il lavoro diplomatico procede, incessante, come dimostrato dal messaggio inviato attraverso l’ambasciatore italiano a Teheran al governo degli Ayatollah con la richiesta di “liberazione immediata” oltre al controllo delle condizioni carcerarie e personali della giornalista italiana. Al momento però i PAsdaran che controllano il paese non sembrano scalfiti nella loro linea dura dalla richiesta della Farnesina e del nostro Governo, anzi. La mancata concessione dei domiciliari per l’esperto di droni iraniano porta tutti a pensare che l’ipotesi di una soluzione rapida del caso sia davvero oggi più complicata che mai.