Cronache
Caso Equalize, per il riesame si va a gennaio. Le due linee difensive. Le strategie processuali
Dopo il clamore iniziale l'inchiesta sul dossieraggio va avanti in una vera e propria guerra di strategia legale-difensiva tra i vari indagati e la Procura
Inchiesta Equalize; le ultime sulle strategie di Procura e Difesa
Tutto tace, o quasi, sul fronte Equalize. L'inchiesta - che aveva tenuto banco per quasi una settimana su tutti i giornali - si è inabissata, da un punto di vista mediatico. Il caso era quello della società milanese presieduta da Enrico Pazzali ma amministrata e gestita dal Ceo Carmine Gallo, che - secondo l'accusa - avrebbe messo in piedi un vasto sistema di dossieraggio "privato" al servizio di aziende. Ai vari indagati, tra i quali anche alcuni clienti, è stato contestato il reato di accesso abusivo alle banche dati. In pratica veniva "bucato" lo SDI, ovvero il sistema a cui hanno accesso le forze dell'ordine. L'unico sussulto nel silenzio che è seguito alla grande tempesta sono stati gli interrogatori resi da Gallo e da Nunzio Samuele Calamucci, denominato anche "l'hacker". I due sono stati chiamati dagli inquirenti e hanno di fatto messo nero su bianco la loro linea difensiva, riassumibile in due punti. Il primo riguarda l'accesso abusivo: se c'è stato, non è stato accedendo abusivamente alla banca dati del Viminale. Insomma, di fatto c'era chi accedeva per loro, non c'era nessun hackeraggio. E qui si aprirebbe di fatto una prima grande riflessione sul vero valore dell'expertise di Carmine Gallo: i rapporti all'interno della Polizia, maturati in anni e anni di esperienza. Il secondo punto invece riguarda il ruolo di quello che viene ritenuto il mandante di Gallo e Calamucci, ovvero Pazzali. Su Pazzali Gallo dice che era consapevole che gli accessi fossero illegali, e che era lui che li ordinava. E' una linea difensiva intelligente, che mira a ridurre il più possibile la pena andando ad ammettere delle parti per ridurne delle altre. La negazione dell'accesso abusivo a sistemi informatici di interesse pubblico, ha infatti una pena che va da due a 10 anni, per la modifica operata dal Parlamento quest'anno.
La linea difensiva di Gallo e Calamucci, tuttavia, sarà messa in discussione da quella di Pazzali, che si rifà proprio agli atti depositati ai legali. Dove è scritto nero su bianco, ad esempio, non solo che c'è la possibilità di accedere direttamente alle banche dati istituzionali ma anche che gli hacker "ne mettono al corrente Gallo, ad di Equalize, ma non Pazzali, ed è evidente l'intento dei tre indagati principali, Gallo Calamucci e Cornelli di escludere Pazzali dal canale acquisitivo aperto da questa nuova possibilità. Vi sono infatti diverse conversazioni piuttosto esplicite al riguardo, tra cui una in cui viene creata una chat criptata, dalla quale Pazzali viene deliberatamente escluso, per condividere i report realizzati dalla Equalize con questa modalità diretta". E ancora, subito dopo, "i due interlocutori attestano che il gruppo ha ormai la possibilità di accedere direttamente alla banca dati SDI, senza cioè ricorrere al supporto di qualche funzionario pubblico abilitato all'accesso, e concordano sul fatto che comunicare tale circostanza a Enrico Pazzali sarebbe un grosso rischio per l'organizzazione". E ancora Gallo, intercettato: "Non ti far mai scappare con Enrico che c'è anche lo SDI...".
Sempre secondo le carte, tra quelli all'oscuro ci sarebbe pure Pierfrancesco Barletta: "Gallo successivamente rimarca con Calamucci la necessità che solo una ristretta cerchia di persone, interne al gruppo di Equalize, siano a conoscenza degli accessi allo Sdi, perché altre persone, all'oscuro della grave violazione della predetta banca dati, tra i quali Barletta e il capo, ossia Enrico Pazzali rappresentano un pericolo").
Ovviamente questa contenuta negli atti è la linea di difesa ipotizzata per Enrico Pazzali: non sapeva, così come conferma il Gip rigettando gli arresti domiciliari chiesti dagli inquirenti. I pm sono inclini a pensare che "non poteva non sapere" e dunque che pur non avendo operato materialmente per accedere alle banche dati di fatto è coinvolto in questa operazione. E' tutta qui la discrasia tra le posizioni, cosa che ha portato i magistrati a presentare appello al Riesame per i domiciliari negati. Un appello che alcuni pensavano si potesse tenere già a novembre ma che in effetti probabilmente non si terrà prima di gennaio inoltrato. Intanto questa settimana dovrebbero chiudersi gli interrogatori.