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Chi è Almasri, il torturatore libico al centro di un caso diplomatico
Il Governo italiano ha fatto tornare in Libia il generale Almasri nonostante un ordine di cattura internazionale. Il braccio destro di Kara è accusato delle sistematiche torture nei campi di detenzione libici. La sua storia
Chi è Almasri, il torturatore libico al centro di un caso diplomatico
Il "torturatore di Mitiga". Così è conosciuto Almasri. Ed è l'uomo oggi al centro di un caso internazionale. I fatti sono noti: sabato 18 gennaio la Corte Penale Internazionale emette un ordine di cattura nei confronti del numero uno della polizia giudiziaria libica, accusato di torture nei confronti dei migranti nei centri detentivi del suo Paese. Lo stesso giorno il generale libico dalal Germania prende un'auto a noleggio e arriva a Torino per assistere a Juventus-Milan. La mattina del giorno successivo viene arrestato in hotel dalla nostra Polizia. Ma la richiesta formale del ministero non è ancora giunta. E non arriva. In mancanza di tale nota il procuratore non può convalidare l'arresto. Mentre il ministro Carlo Nordio valuta il caso, dal Viminale parte invece l'indicazione di espellere Almasri. Che nella serata di martedì è già a Tripoli, accolto da una folla esultante. La polizia italiana, ha ricostruito il Corriere, si è mossa sulla base delle norme sugli arresti a fini di estradizione. Ma in questo caso andavano applicate le leggi di ratifica e attuazione della cooperazione con la corte dell’Aja.
La Corte Penale Internazionale, mai consultata o informata, ha (comprensibilmente) chiesto spiegazioni all'Italia. Nel frattempo, le opposizioni sospettano un "regalo" del governo Meloni alla Libia.
Le accuse ad Almasri, torturatore di migranti (e non solo) nei campi libici
Ma chi è Almasri e perchè era stato emesso un ordine di cattura nei suoi confronti? Lo spiega lo stesso organo europeo nella nota con cui ha chiesto conto all'Italia di quanto accaduto: il generale è ritenuto responsabile di quanto avvenuto nelle strutture carcerarie di Tripoli. Ed in particolare nella famigerata struttura di Mitiga. Dove migliaia di persone, provenienti da altri Paesi nella speranza di raggiungere l'Europa, sono state detenute per periodi prolungati. E' dunque indiziato di crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Tra i quali omicidio, tortura, stupro e violenza sessuale. Fatti presumibilmente commessi in Libia a partire dal 2015.
Almasri "l'egiziano", braccio destro di Kara
Almasri fa parte della Rada, forza di deterrenza speciale. Un gruppo militare islamista particolarmente influente a Tripoli. Se è solo dal 2021 che Almasri ha ricevuto formale investitura per dirigere quello che è noto come l'Istituto di Riforma e Riabilitazione della polizia giudiziaria di Tripoli, il suo strettissimo rapporto con Abdel Raouf Kara, il leader della milizia che controllo l'aeroporto e le carceri, inizia anni prima.
Almasri è il suo nome di battaglia e significa "l'egiziano". Il suo vero nome potrebbe essere Osama al-Najeem. La sua carriera si è forgiata sui campi di battaglia: prima contro le forze gheddafiane, poi contro l’Isis e infine contro i mercenari di Haftar. Sotto il comando di Kara, gli è stato affidato il controllo delle prigioni di Jdeida, Ruwaimi, Ain Zara e Mitiga. Questi luoghi ospitano una popolazione detenuta eterogenea: jihadisti affiliati all’Isis, oppositori politici, migranti, donne e minori. Tuttavia, il suo legame con Kara resta saldo. E Almasri continua ad agire come luogotenente del potente signore della guerra, mantenendo metodi brutali e in linea con il passato.
Il lager di Mitiga, endemiche torture e violazioni dei diritti umani
Nel 2018, un rapporto dell’Human Rights Office delle Nazioni Unite ha classificato la prigione di Mitiga tra i "lager", descrivendo condizioni drammatiche: "2600 uomini, donne e bambini" stipati in spazi angusti, privi di accesso ad avvocati o tribunali. In questi centri, secondo le denunce, sono endemiche torture e altre violazioni dei diritti umani. La Corte Penale Internazionale ha avviato un’indagine per accuse gravissime, tra cui stupri di guerra, violenze sessuali e omicidi. I giudici specificano che Almasri sarebbe direttamente coinvolto, spesso insieme ai suoi uomini, in abusi sistematici, specialmente contro detenuti accusati di crimini religiosi, ateismo, cristianesimo o omosessualità.