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Cronache
Consip, tutto quello che non torna. Tra polpette avvelenate e misteri...

Piano piano le ombre intorno allo sconcertante caso Consip cominciano a diradarsi. Ma insieme ad alcune risposte emergono anche nuovi interrogativi. Il passaggio di ritorno, più o meno imposto, di Sergio De Caprio alias Capitano Ultimo dai Servizi Segreti all'Arma dei Carabinieri, lascia intendere un suo ruolo (diretto o indiretto che sia) all'interno della vicenda Consip. La possibilità che il capitano Gianpaolo Scafarto abbia agito in solitaria sulle presunte falsificazioni dell'inchiesta condotta dal Noe di Napoli si assottiglia sempre di più e non è sostenibile a livello logico. Ma quali sono allora i ruoli degli attori già emersi, da Ultimo a Woodcock, e quali quelli dei possibili attori che sono rimasti finora nell'ombra nella storiaccia giudiziaria più controversa degli ultimi anni?

IL RUOLO DI SCAFARTO E LA POLPETTA AVVELENATA PER TRAVAGLIO & CO.

Stando a quanto risulta l'informatore del Fatto Quotidiano sull'evoluzione dell'inchiesta Consip della Procura di Napoli, potrebbe essere stato Scafarto in persona. Non a caso il quotidiano di Marco Travaglio è stato il primo a uscire con le notizie sconcertanti riguardanti l'indagine condotta dal pm Henry John Woodcock. Notizie spesso e volentieri sparate in prima pagina. Ma si sarebbe trattato della classica "polpetta avvelenata". Il problema, infatti, è che con il passaggio dell'inchiesta a Roma sono emerse le falsificazioni che secondo l'accusa sarebbero state operate dallo stesso Scafarto sull'indagine, vale a dire gli ormai celeberrimi interventi sull'intercettazione in cui si parlava dell'ipotetico incontro tra Tiziano Renzi e Alfredo Romeo e il presunto ruolo dei Servizi Segreti. Ma può davvero avere agito da solo Scafarto? E' questo l'interrogativo che è emerso subito dopo la rivelazione delle falsificazioni operate sulle carte dell'inchiesta. Quale interesse potrebbe aver avuto Scafarto a produrre prove contro Tiziano Renzi? Lo ha fatto di proposito o è stato solo un errore?

IL METODO WOODCOCK

Quello che è certo è che a finire sotto accusa è stata l'intera procura di Napoli, con un attacco frontale al cosiddetto "metodo Woodcock". Ma esiste un ruolo dello stesso Woodcock? Scafarto ai pm di Roma avrebbe dichiarato che il capitolo dell'indagine sui Servizi Segreti e sulla presunta presenza di 007 durante le attività di indagine dei carabinieri del Noe sarebbe stato suggerito dallo stesso magistrato. In un'intercettazione nella quale Scafarto parla con un collega pari grado, il capitano del Noe addirittura dice di temere di "pagare per tutti". Chi sono questi tutti? Nel frattempo Woodcock e Federica Sciarelli sono finiti indagati a Roma, sospettati di aver rivelato segreti d'indagine al giornalista del Fatto Marco Lillo. Tutti e tre i protagonisti hanno negato e secondo le ricostruzioni la gola profonda, come detto, potrebbe essere stata lo stesso Scafarto. Anche se rimbomba una dichiarazione di un altro magistrato di primaria importanza, vale a dire Nicola Gratteri, il quale ha detto: "Posso dire, per esperienza, che quando c’è una violazione, esce o dalla Procura o dalla polizia giudiziaria. E, in genere, quando la polizia giudiziaria fa la fuga di notizie, c’è quanto meno una sorta di silenzio-assenso da parte della Procura. Altrimenti le notizie non escono fuori".

LA FAIDA INTERNA ALL'ARMA DEI CARABINIERI

L'ultimo passo di questa strana storia, il ritorno di De Caprio alias capitano Ultimo, all'Arma dei Carabinieri, potrebbe essere molto significativo. A inizio aprile Affaritaliani.it ha raccontato della querelle interna all'Arma dei Carabinieri e di come questa potrebbe aver svolto un ruolo nel caso Consip. Da una parte il capitano Ultimo, vicino a Scafarto, e mandato all'Aise, dall'altra il generale Tullio Del Sette. Nell'agosto 2015 infatti Ultimo venne esautorato dal suo ruolo di comandante del Noe di Napoli, con il placet di Del Sette. Ultimo era considerato un collaboratore fondamentale dalla procura di Napoli e dal procuratore capo Henry John Woodcock che di lui si fidava a occhi chiusi. La sua rimozione non è piaciuta a Napoli, anche perché in quel momento De Caprio si stava occupando di inchieste scottanti su appalti, coop e criminalità organizzata. Sotto il suo comando il nome di Matteo Renzi era stato sfiorato in alcune indagini. Per esempio era apparsa l'intercettazione nella quale l'ex premier confidava al generale della Guardia di Finanza Mario Adinolfi l'intenzione di far dimettere Enrico Letta. Insomma, secondo qualcuno Scafarto sarebbe stato in qualche modo condizionato da queste querelle interna all'Arma. Secondo le accuse dei pm di Roma, il capitano avrebbe informato alcuni uomini appartenenti ai Servizi Segreti durante l'indagine Consip. Da qui, e dal ritorno di De Caprio all'Arma proprio dall'Aise, c'è chi ha pensato possa essere proprio Capitano Ultimo l'uomo con cui inteloquiva Scafarto, De Caprio nega con fermezza: "Alla base della scelta, c'è la volontà di evitare strumentalizzazioni da parte di chiunque sul nostro operato, sempre corretto, tutelare l'integrità dell'Aise e l'amore che ci lega all'Arma dei Carabinieri". Insomma, tutto il contrario: De Caprio, totalmente estraneo alla vicenda, avrebbe autonomamente deciso di lasciare i Servizi Segreti proprio per evitare illazioni. 

CASO CONSIP: SOLO DANNI O ANCHE BENEFICI PER RENZI?

I contorni oscuri restano ancora parecchi. C'entra qualcosa la polemica interna all'Arma dei Carabinieri? Ma perché si sarebbero falsificate delle prove per colpire Tiziano Renzi e, di riflesso, l'ex premier Matteo? Chi ha cercato di danneggiarlo, probabilmente riuscendoci? Matteo Renzi ascrive parzialmente all'inchiesta Consip il recente insuccesso alla tornata di elezioni amministrative e parla di danni incalcolabili per lui e lo stesso padre. Tutte cose effettivamente palesatesi. Ma c'è anche chi fa un pensiero diverso, per certi versi molto azzardato. E se alla fine tutta questa vicenda non possa aver in qualche modo avvantaggiare Renzi, che può passare per vittima di qualche oscura macchinazione politica? C'è chi ricorda che, in ogni caso, risultano ancora indagati per rivelazione di segreto d'ufficio, anche il renzianissimo ministro Luca Lotti e il comandante dei Carabinieri Emanuele Saltalamacchia, considerato molto vicino alla famiglia Renzi. E se (inconsapevolmente) alla fine Scafarto avesse fatto un favore all'ex premier? Ancora resta da capire chi e perché è intervenuto su un'indagine sempre più aggrovigliata e che, c'è da scommetterci, riserverà ancora qualche colpo di scena.

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