Cronache
Coronavirus, Cicerone e Augusto: l'antico dilemma tra salute, libertà e lavoro
La fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero. Le pestilenze e le influenze che si susseguono da 2.000 anni. Cosa abbiamo imparato dalla lezione?
Mala tempora currunt, sed peiora parantur
Primavera 2020: circa 4 miliardi di persone, praticamente mezzo mondo, più o meno blindato in casa. Anno bisesto, anno funesto.
Ma fin dall’inizio dei tempi, per fronteggiare le pestilenze si cercava di ridurre la circolazione di persone e merci. E anche qui la scelta: fermare tutto, chiudere la gran parte delle aziende, sia industriali che commerciali, stare a casa, con l’auspicio che si interrompa la progressione e che il virus si estingua definitivamente e in tempi brevi.
Ci sono da fare delle scelte, differenti trade off. La diatriba chiave è tra “Salute” e “Lavoro”, lasciando da parte la “Libertà” (Benedetto Croce ci direbbe del resto che “La libertà al singolare esiste soltanto nelle libertà al plurale”).
Ovvero, si deve privilegiare la salute prima di tutto, a discapito del lavoro? E fino a che punto? Certo, senza salute non c’è lavoro. Ma senza lavoro non c’è salute. Qual è il punto di equilibrio di ciascuna priorità? Fino a che punto ci si deve spingere per far vivere la salute, prima che si faccia morire il lavoro?
“Mala tempora currunt”, ovvero “corrono brutti tempi”, declamava Cicerone vero la metà del 1° secolo ac, con la Repubblica che si avviava verso la sua fine, così come i vari triumvirati e lo stesso Cesare. E aggiungeva poi, “sed peiora parantur”. Ovvero, “ma arriveranno tempi peggori”.
Guerre civili, congiure, lotte per il potere, divisione dei territori, tutti contro tutti. Anche Cicerone cadde, pare decapitato, primo profeta di se stesso. Nel 27 a.c. nacque l’Impero, Ottaviano prese il potere e divenne “Augusto”, avviando una serie di riforme che ancora oggi sono parte della nostra vita e un lungo periodo di pace (pax augustea).
Ma torniamo al punto. Le pestilenze sono state un elemento onnipresente nella storia dell’uomo.
Già nella Bibbia (Deuteronomio) se ne parla: “accumulerò sopra di loro i malanni; le mie frecce esaurirò contro di loro. Saranno estenuati dalla fame, divorati dalla febbre e da peste dolorosa”.
Atene fu colpita dalla pestilenza durante la guerra contro Sparta verso la fine del 400 a.c. Tucidide lo racconta nella “Guerra del Peloponneso”, cosi come Ippocrate e Galeno studiano i “miasmi” nell’aria.
Costantinopoli nel 6° secolo dc fu colpita dalla “Peste di Giustiniano”, la prima pandemia della storia, che si propagò per tutta l'area mediterranea e pare durò oltre 100 anni, causando decine di milioni di morti.
Poi continue ondate di pestilenze, fino a quella “famosa” del 1347, con l‘Europa funestata dalla peste nera per circa 5 anni e oltre 20 milioni di morti. Giovanni Boccaccio scrisse il suo “Decameron”. 10 ragazzi confinati fuori Firenze, guarda caso per 14 giorni, di cui 10 a raccontar novelle, tra amor cortese e trivialità, a simboleggiare la ri-creazione dell’umanità.
Tale pandemia si originò in Cina, estendendosi al nord dell’India, alla Turchia e da li dai balcani alla Spagna, dal nord Africa all’Inghilterra, con Italia e tutta l’Europa continentale.
Pare che l’origine fosse dai ratti, o similtali (pipistrelli?).
La peste poi si ripresentò continuamente per i secoli a venire e le varie nazioni predisposero regolamentazioni varie finalizzate a limitare i movimenti di persone e merci.
Vennero anche vietate attività che producevano cattivi odori (teoria dei “miasmi”, già ipotizzata dagli antichi greci), nonchè allontanate persone “moralmente inquinanti”, avviate le pulizie e raccolta rifiuti sulle strade e sanificazioni generalizzate.
Si istituirono presidi sanitari stabili in tutta Europa. Tra i vari, a Parigi, a Londra, ad Amsterdam. A Milano fu realizzato nel 1450 presso il lazzaretto di San Gregorio, a Venezia presso lazzaretto Vecchio (una delle maschere Veneziane rappresenta peraltro l’uniforme medica per avvicinarsi agli appestati).
La peste si ripresentò a cadenze più o meno regolari ogni decenio o ventennio.
Tra le varie epidemie altra molto nota è quella del 1630, raccontata dal Manzoni ne “I Promessi Sposi” Epidemia che pare fosse estesa dalla Spagna all’impero ottomano fino al nord europa, flagellando la Francia, l’Olanda e l’Inghilterra. A Londra pare morirono circa 100.000 persone, 1/5 della popolazione.
Altra pandemia nota è della metà dell’800, anche qui originata in Cina e propagatasi per tutta l’Asia, flagellando anche l’India. Nel 1900 arrivò in America, pare, con i focolai nelle varie chinatown, e in Australia.
Una delle più grandi pandemie della storia fu la Spagnola (così chiamata in quanto ne parlarono per primi i giornali spagnoli, ma che pare fu portata in Europa dallo sbarco degli americani nel 1918, alla fine della Grande Guerra. Su circa 2 miliardi di persone nel mondo ne contagiò circa 500 milioni e provocò tra i 50 e i 100 milioni di morti (pare colpendo l’apparato respiratorio).
E poi altre ondate, sempre dalla Cina: l’Asiatica (virus isolato nel 1957), la febbre di Hong Kong (1968), la Sars (2002), fino al Coronavirus.
Cosa abbiamo imparato dalla lezione? Il mondo si è attrezzato a prevenire e gestire le pandemie?
Se la storia è sempre quella, perchè non sappiamo come affrontarla?
Per non parlare dei protocolli per la ricerca e gestione dei virus. Si possono isolare? A quali condizioni? E come si gestiscono?
Macchè. Ogni volta si ricomincia. E questa volta ci coinvolge in una fase di maturità e in alcuni casi stagnazione economica mondiale e elevata incidenza dei debiti pubblici, con conseguenti limitati spazi per intervenire con iniziative in deficit spending e contestuale gravissimo impatto in termini di crollo del pil a seguito del blocco delle attività produttive e commerciali, che a sua volta genererà meno introiti per lo Stato in termini di imposte e maggori spese per sostenere famiglie e lavoro, in un vizioso e drammatico loop al ribasso.
Con il rischio non recondito di vedere tendere il rapporto tra debito e pil italiano verso il 180 / 200%.
Ovvero, il cavallo è guarito, ma è morto.
L’economia italiana, a modesto avviso dello scrivente, nel 2020 perderà circa il 10% in termini di Pil (perdita doppia alla crisi del 2009 di Lehman Brother, quando il pil crollò del 5,5%).
E questo ove si ritorni entro maggio a pieno ritmo. Altrimenti l’impatto sarà anche maggiore.
Se è vero che mala tempora currunt, è ancor più vero che sed peiora parantur.
Cicerone, dove sei? Ah già, decapitato.
E Flaiano, 2.000 anni dopo? “La situazione è grave ma non seria”.
Ma pensiamo ad un ulteriore impatto. Quello sulla Cina e il “suo” virus (come lo chiama Trump). Anche questo virus viene da lì, chi dice da un ceppo isolato in un laboratorio di Wuhan, e magari mutato, chi dal mercato della città. In ogni caso, pare, dai pipistrelli.
Delle due ipotesi si propende per la seconda, in quanto gli scienziati confuterebbero l’ipotesi laboratorio. Ma 3 indizi fanno una prova, direbbe Agatha Christie. E se così fosse, la Cina si vedrebbe richiedere i danni da tutto il mondo, in primis dagli americani.
Fantascienza? Fantapolitica? Fantavirus? Fantasia?
Rivogliamo Cicerone. O forse meglio direttamente Augusto, le riforme, la sua “Pax”