Cronache
Coronavirus, fase 2: decisivi pediatra e geriatra per le riaperture totali
Il comitato tecnico-scientifico spingeva per il no, ma il governo ha sposato la linea della minoranza: "E' più rischioso tenere chiuso"
Coronavirus, decisivi pediatra e geriatra per le riaperture del 18 maggio
Il Coronavirus continua a tenere l'Italia in allerta. Anche se la fase 2 è cominciata l'emergenza non è ancora alle spalle. Si tenta una lenta ripartenza, ma il rischio di contagio resta alto. Sulla riunione del comitato tecnico-scientifico, che doveva esprimersi sulle riaperture del 18 maggio è emerso un retroscena che spiega la difficoltà della decisione da prendere. C’è stata una mediazione lunga e complicata - si legge sul il Corriere della Sera - prima di concedere il via libera alle riaperture. Perché numerosi componenti hanno voluto esprimere «preoccupazione forte» rispetto a quella linea del «liberi tutti» espressa da molti governatori.
Più intransigenti sono apparsi il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, quello del Consiglio superiore Franco Locatelli e il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito, concordi nel mettere in guardia da «una ripresa che deve essere segnata dalla prudenza, da una grande cautela, perché altrimenti rischiamo di avere una nuova ondata di contagi». Locatelli del resto si è rivolto pubblicamente «alle regioni che ora sembrano più al riparo dall’epidemia, perché possono rischiare di ripiombare nell’incubo». Più «morbidi» il geriatra Roberto Bernabei e il pediatra Alberto Villani, convinti che sia giunto il momento di "far uscire le persone, anche se con le dovute precauzioni, per non pagare conseguenze peggiori".