Cronache

Coronavirus, Fase due Puglia: Altamura riparte "Noi abbiamo una grande storia"

di Andrea Lorusso

“È cambiata la mentalità, già da fine febbraio abbiamo registrato questa tendenza, si è innescata la psicologia della chiusura"

Coronavirus, Fase due Puglia: Altamura riparte“Noi italiani abbiamo una grande storia, ci riprenderemo”. Così l’imprenditore altamurano de “Lignorante Enocafè”

Michele Disabato è il titolare de “Lignorante Enocafè” di Altamura in provincia di Bari. Enoteca, gastronomia, Bar, un luogo di eccellenze raccontato ai tempi del Covid-19

Avrò accumulato qualcosa come 12 ore di presenza in tre giorni lavorativi, in un “giovane” Bar del centro di Altamura (BA), per riportare un dato di realtà il quanto più possibile vicino alla dimensione concreta del fenomeno Covid-19 sulle attività del territorio.

"Si è innescata la psicologia della chiusura" Così il virus cambia la filosofia del "bar-sport"

Più precisamente ho passato il mio tempo a Lignorante Enocafè situato di fianco all’ingresso per il corso principale della città. Altamura è turistica, ha un indotto importante ed un’affluenza dettata anche dalla vicinanza con la più famosa Matera in Basilicata, a 15 minuti d’auto. Che diventa una chimera essendo un viaggio interegionale.

L’imprenditore titolare dell’attività è Michele Disabato, che ha riaperto i battenti il 30 aprile per l’asporto, grazie all’ordinanza regionale che ha anticipato la Fase 2 in Puglia. Ovviamente l’esercente sta operando da solo, un po’ per l’incertezza, un po’ per i numeri che non tornano:

È cambiata la mentalità, già da fine febbraio abbiamo registrato questa tendenza, si è innescata la psicologia della chiusura. Un principio di conservazione, ad esempio chi abitualmente consumava cornetto e cappuccino, ora si limita al caffè.”

Prosegue Disabato: “Ho un locale molto ampio, con la naturale predisposizione a rispettare tutti i requisiti di legge, volte altissime, un ricambio d’aria continuo, perché siamo obbligati ad ospitare clientela come se avessimo una superficie di un decimo?” Si domanda ancora: “Quale vantaggio c’è nell’avere investito in una realtà così grande?”

Quindi passiamo subito sul fronte dei cosiddetti aiuti statali, quelle erogazioni straordinarie che avrebbero dovuto ammortizzare il colpo di una calamità sanitaria dagli scenari nefasti: “Fitto, luce, gas, è tutto da pagare. Prevedere la cassa integrazione per i dipendenti è sacrosanto, ma noi Partite Iva siamo stati abbandonati.”

Il Bar poi, giustamente, “vive di assembramento, socialità, condivisione, senza tutto ciò prepariamo giusto qualche caffè da portar via. Abbiamo subito un crollo del 95% del fatturato.” Gli ingressi sono cadenzati, col contagocce, personalmente ho potuto constatare la media di un cliente all’ora.

Scontriniamo un decimo di prima, paragonando giorno su giorno, e con una spesa media per cliente di 90 centesimi, un euro.” A cui ovviamente c’è da aggiungere l’imbarazzo, la goffaggine dei clienti che a tutto ciò non sono preparati: “Da un giorno all’altro è stato sconvolto il nostro modo di fare caffetteria, ed il modo dei clienti di bere il caffè.”

Ma Lignorante Enocafè non è solo questo: “Siamo un’enoteca con etichette nazionali ed estere, abbiamo un’offerta di alta gastronomia al dettaglio e cucina con degustazione di prodotti peculiari, dove la qualità si coniuga con prezzi accessibili.” Cosa che a marzo, quando abbiamo subito il primo lockdown, è andata in fumo:

S’è dovuto chiudere all’improvviso, ma la merce scade. Un po’ in famiglia, un po’ abbiamo regalato ai nostri collaboratori, evitando lo spreco. Tuttavia i fornitori sono da pagare con incasso zero.”

Per non parlare della difficoltà nel districarsi con tante norme, dispositivi, decreti cangianti: “Serve un avvocato, non è il nostro mestiere.” Mestiere che evidentemente ha i bastoni tra le ruote, anche nella qualità del servizio: “Il gusto del caffè nella tazzina di ceramica calda, rispetto al policarbonato per alimenti, non ha eguali. Il sapore viene neutralizzato. Ovviamente la gente preferisce la moka di casa propria.”

Disabato tuttavia non perde la speranza, che è intessuta nel culto italiano: “Noi esercenti per natura siamo ottimisti, altrimenti non apriremmo l’attività al mattino. Il punto adesso è come trasformare questo spirito in carburante per la ripartenza.” Continua: “Abbiamo bisogno di un calendario certo per riprendere la ‘normalità’, ed ovviamente senza ostacoli insormontabili. Una maggiore logica da parte del legislatore non guasterebbe.”

Quando gli domando, sul finire di questo lungo reportage, quale sia la spinta ad andare avanti, un luccichio negli occhi soprassale: “Noi italiani abbiamo una grande storia, sappiamo rendere creativa qualsiasi cosa, troveremo la forza anche oggi.” Ora posso lasciare voi lettori a delle fotografie, a degli scatti di questi momenti, che spero possano tirar fuori, dagli spazi vuoti, la voglia di riempirli con qualcosa di nuovo.