Cronache

Coronavirus, Pasqua a chiese chiuse, i vescovi: ‘È un atto di responsabilità’

I cardinali Zuppi e Bassetti rispondono al leader della Lega che chiedeva chiese aperte per Pasqua: “Dio accetta le preghiere anche da casa"

Pasqua a chiese aperte nonostante il coronavirus?

Matteo Salvini era tornato a far parlare di sé pochi giorni fa, chiedendo che, almeno per Pasqua, le chiese fossero riaperte per consentire ai fedeli di partecipare alle messe legate alla festività, e sostenendo che la scienza da sola non basta e serve affidarsi anche al “cuore immacolato di Maria”. A questa provocazione rispondono oggi due importanti personalità della Chiesa, il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, e l’arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Maria Zuppi. Entrambi, sulla scia delle parole di Papa Francesco, invitano a rispettare le ordinanze e ad avere rispetto per chi lavora in prima linea contro il virus, ricordando che la vera fede può essere vissuta in ogni luogo, anche nelle proprie case.

Coronavirus, Zuppi: “Vorrei la messa, ma le regole vanno rispettate”

"Anche a me piacerebbe poter celebrare la settimana Santa e la Pasqua con la comunità. Rischiare, però, è pericoloso e le regole vanno rispettate e anche la Chiesa ha il dovere di farlo”, dice il cardinale Matteo Maria Zuppi, dal 2015 arcivescovo di Bologna in un’intervista a la Repubblica, per poi sottolineare: “Come vescovi abbiamo tanto sperato che le celebrazioni pasquali coincidessero con la fine dell'emergenza: purtroppo non è così”.​

Di fatto si tratta di una esplicita risposta alla richiesta di Matteo Salvini, il segretario e leader della Lega, già ministro dell’Interno, che aveva sollecitato una riapertura delle chiese per la prossima domenica di Pasqua così da poter celebrare il rito della messa alla presenza concreta dei fedeli.

 E il cardinale bolognese fa invece propria la frase dello showman della tv Fiorello, che giorni fa ha detto: “Non credo che Dio accetti le preghiere solo da chi esce di casa e va in chiesa", tanto che Zuppi chiosa: “Le persone che non possono muoversi, altrimenti, resterebbero escluse. Forse, invece, sono le preghiere più care al Signore. Riscopriamo in questi giorni la preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti".

Secondo Zuppi, infatti, “quello che stiamo vivendo ci chiede di diventare persone interiori, perché finita l'emergenza sappiamo cambiare noi stessi e il mondo intorno per davvero, liberi dal piegare tutto all'io e ai nostri interessi individuali” e “una volta usciti dall'emergenza dobbiamo capire e scegliere di cambiare quello che rende gli anziani, i più fragili e soli ancora più vulnerabili: le burocrazie, gli sprechi e i rimandi che impediscono di trovare risposte intelligenti, sostenibili e che abbiano al centro la persona” nella speranza di uscirne “più consapevoli” e fare “tesoro di una lezione così severa e davvero ricostruire pensando al lavoro, ai più deboli. Se è vero che nulla sarà più come prima, anche noi dovremo essere migliori” conclude il cardinale.

 

Coronavirus, Bassetti: “Rinunciare alle messe è un atto di generosità”

“È tempo di responsabilità e si vedrà chi ne è capace”. In un’intervista al Corriere delle Sera il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, risponde così a quanti premono per una riapertura ai fedeli delle chiese a Pasqua e a una celebrazione delle messe. Certo, "è la prima volta che la Settimana Santa viene celebrata in questo modo – dice l’alto prelato – senza concorso dei fedeli, ma ciò non significa rinunciare a vivere appieno questi giorni”, tanto da chiedersi: “Dov’è la nostra fede? Nella parola o in un luogo?”.

    Poi il cardinale aggiunge: “L’impossibilità di poter partecipare alle Messe di Pasqua quest’anno è un atto di generosità. È un nostro dovere il rispetto verso quanti, nell’emergenza, sono in prima linea e, con grande rischio per la loro sicurezza, curano gli ammalati e non fanno mancare tutto ciò che è di prima necessità”.

    Quanto alla richiesta del leader della Lega Matteo Salvini di celebrare la messa a Pasqua, il cardinale Bassetti ribatte: “Più che soffiare sulla paura, più che attardarci sui distinguo, più che puntare i riflettori sulle limitazioni e sui divieti, la Chiesa sente una responsabilità enorme di prossimità al Paese”.