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Cronache
Crepet e il suicidio del giovane Michele. "Professore ci vuole più rispetto"
Programma La Gabbia-open, emittente LA 7.
Ieri sera tra i vari ospiti della trasmissione di G. Paragone era presente in studio anche P. Crepet, psichiatra, sociologo, scrittore e noto volto televisivo.
Uno degli argomenti della puntata la disoccupazione e il disagio giovanile ben rappresentato dalla lettera di Michele, il ragazzo friulano morto suicida qualche giorno fa a causa della precarietà lavorativa a cui era sottoposto e dalla mancanza di un futuro certo e dignitoso.
In questi anni in cui la crisi ha devastato l'economia di mezzo Pianeta, ha distrutto le speranze di intere generazioni, dove i diritti dei cittadini e dei lavoratori sono stati immolati sull'altare dei poteri globalizzati della finanza, ritenevo che si fosse ascoltato ogni sorta di dichiarazioni, di promesse (vacue), di critiche, di giustificazioni, di cinismo, di mancanza di sensibilità e di solidarietà.
Ebbene mi sbagliavo.
Paolo Crepet, ieri sera è stato in grado di provocarmi un deliquio profondo scatenato dalla rabbia che mi è esplosa ascoltando le parole che ha proferito.
In sintesi.
I giovani di oggi vivono in un mondo più facile, perchè non ci sono frontiere, mentre all'epoca del prof. Crepet, lui e i suoi coetanei anche per andare in Austria occorreva il passaporto, e poi andare a New-York era necessario accendere un mutuo, mentre adesso si arriva nella Grande Mela con poco più di 30 euro (?!?).
E poi i giovani di oggi, ma anche i disoccupati in genere (questo era il pensiero dell'eminente luminare della psiche umana), non sanno parlare l'italiano, l'inglese o un' altra lingua straniera, sono "molli" e non possiedo il sacro fuoco della "passione" che spinge ad affrontare la vita e i suoi problemi per raggiungere i traguardi che ci si prefigge.
In altre parole, giovani e meno giovani senza un occupazione sono lavativi, ignoranti, bamboccioni attaccati alle sottane delle madri no ai pantaloni dei padri (ovviamente per chi ha ancora la fortuna di avere in vita i propri genitori), analfabeti, pusillanimi, inetti e retrogradi.
Come stavo raccontando qualche istante prima che un deliquio profondo mi cogliesse, causata dalla rabbia che mi stava macerando, la mia mente ha elaborato due pensieri.
Il primo riguarda la aberrante teoria secondo cui la globalizzazione, il multiculturalismo, il melting-pot di questi ultimi 25 anni abbiano generato prosperità e benessere (qualsiasi persona può dare un giudizio storico...).
La seconda riflessione, è il "mantra" che comunico sempre alle persone come Crepet che hanno avuto la capacità, l'abilità e la fortuna di avere un reddito mensile elevato che gli consentono di fare una "vita da nababbo"; ecco siano concreti nelle loro critiche e destinino una piccola percentuale di quanto introitano mensilmente (che so un 10/15 %) ad un disoccupato italico che presti attività lavorativa presso il loro studio, ufficio, azienda, ecc. così si capirà chi vuole davvero lavorare oppure è un lavativo.
Professor Crepet, aderisce a questa proposta ????
Infine, mentre "stavo perdendo le capacità cognitive" ho pensato a Michele, al suo gesto estremo e alle parole dell'eminente psichiatra che ha giudicato, seppur indirettamente, il gesto come un anomalia della psiche (del resto il suicidio è sempre causato da anomalie della psiche) senza alcuna "Pietas" senza alcun rispetto per la disperazione di questo giovane ragazzo.
Non appena mi sono risvegliato, un senso di profonda amarezza mi riempiva le mie fauci e il mio sistema gastro-enterico.
 
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)
Tags:
crepetsuicidio michelesuicidio 30enne
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