Cronache

De Luca, la giudice al telefono: "Finito, è fatta". Le intercettazioni

"Abbiamo finito, è fatta". Questa la telefonata che fa il giudice Anna Scognamiglio al marito Guglielmo Manna il 17 luglio scorso, dopo aver scritto la sentenza e mentre è ancora in camera di consiglio. Lui risponde: "Credi di essere intelligente solo tu e invece anche io sono furbo". 

E dopo qualche minuto lui scrive un sms: "È andata come previsto". È il segnale per lo staff del governatore Vincenzo De Luca, guidato dal capo della segreteria Carmelo Mastursi. La prova dell’accordo illecito preso dal manager per garantire la permanenza dello stesso De Luca al vertice della Regione Campania in cambio di una "nomina pesante" nel settore della sanità. Questa è la ricostruzione fatta dai magistrati della Procura di Roma, secondo quanto riporta il Corriere della Sera. Il verdetto viene depositato in cancelleria e reso pubblico soltanto cinque giorni dopo, il 22 luglio

Concorso in concussione per induzione è il solo reato ipotizzato dalla Procura di Roma, che ha indagato come atto dovuto, oltre a Vincenzo De Luca, il magistrato Anna Scognamiglio, giudice relatore del tribunale civile di Napoli nella fase di merito del ricorso d'urgenza presentato dal governatore contro il provvedimento di sospensione dalla carica di presidente della Regione in base alla legge Severino, il marito del giudice, Guglielmo Manna, gli intermediari Giorgio Poziello e Gianfranco Brancaccio, e poi Giuseppe Vetrano e Carmelo Mastursi, rispettivamente ex coordinatore delle liste a sostegno di De Luca e capo della segreteria del governatore.

L’inchiesta sulla sentenza del Tribunale di Napoli che sarebbe stata "comprata»" per favorire Vincenzo De Luca si basa sulle telefonate e i messaggi captati indagando su alcuni affari della criminalità. Guglielmo Manna, sotto controllo, qualche giorno prima della decisione si attiva per ottenere un appuntamento con Carmelo Mastursi. Gli assicura un verdetto favorevole se in cambio avrà un vantaggio. E qui c’è il primo dubbio che i pubblici ministeri guidati dal procuratore Giuseppe Pignatone devono chiarire: la giudice Anna Scognamiglio è consapevole di quello che il suo consorte sta tramando? Ne è partecipe. Di certo le telefonate dimostrano che lei lo informa in tempo reale di tutto quello che fa. Tanto che lo chiama anche l’11 settembre, quando deve pronunciarsi su un ricorso sulla stessa materia presentato da un consigliere di Forza Italia.
 

IL CASO/ De Luca si difende "io parte lesa", il Pd fa quadrato - Indagato dalla Procura di Roma per concussione per induzione, assieme alla giudice che lo avrebbe minacciato per ottenere una nomina in favore del marito, il governatore della Campania Vincenzo De Luca passa al contrattacco. "Sono parte lesa, mi difendero' in tutte le sedi", afferma il presidente della Campania, che sferza la stampa dicendo: "Certi giornali dovrebbero chiudere". Parla di "massacro mediatico segno di barbarie", De Luca, che posta sul sito della Regione la sua richiesta ai Pm di essere sentito.

Il suo legale, Paolo Carbone, ribadisce: "Ha gia' chiesto di essere ascoltato, quindi adesso spetta al pubblico ministero convocarlo". Negli ambienti del Pd, partito del governatore, la linea e' di totale fiducia nel lavoro della magistratura e di garantismo, senza nessun 'verdetto' anticipato. Lo riferiscono fonti del Nazareno auspicando che, assieme alla magistratura, anche la Regione Campania possa andare avanti nel suo lavoro, a partire dalle emergenze come Terra dei Fuochi e Bagnoli. "Sono preoccupato, perche' per quello che si capisce si tratta di una vicenda non particolarmente esaltante, ma sarei cauto nel trarre delle conclusioni perche' siamo ai primi indizi", afferma il ministro Pd della Giustizia, Andrea Orlando. Le opposizioni, da Forza Italia ai 5 Stelle, invocano con vari accenti le dimissioni di De Luca.

Concorso in concussione per induzione e' il solo reato ipotizzato dalla Procura di Roma, che ha indagato come atto dovuto, oltre a Vincenzo De Luca, il magistrato Anna Scognamiglio, giudice relatore del tribunale civile di Napoli nella fase di merito del ricorso d'urgenza presentato dal governatore contro il provvedimento di sospensione dalla carica di presidente della Regione in base alla legge Severino, il marito del giudice, Guglielmo Manna, gli intermediari Giorgio Poziello e Gianfranco Brancaccio, e poi Giuseppe Vetrano e Carmelo Mastursi, rispettivamente ex coordinatore delle liste a sostegno di De Luca e capo della segreteria del governatore.

Secondo quanto si legge nel decreto di perquisizione che il 19 ottobre scorso e' stato disposto dalla Procura di Roma nei confronti di tutti gli indagati, ad eccezione proprio di De Luca, il governatore "per il tramite di Giuseppe Vetrano e Carmelo Mastursi", sarebbe stato minacciato "di una decisione a lui sfavorevole da parte del tribunle civile di Napoli, con conseguente perdita della carica ricoperta" e per questo indotto "a promettere a Guglielmo Manna, sempre per il tramite dei due, la nomina a una importante carica dirigenziale nella sanita' campana".

La minaccia, secondo l'ipotesi formulata dal procuratore Giuseppe Pignatone e dai pm Giorgio Orano e Corrado Fasanelli, sarebbe partita da Anna Scognamiglio: il giudice relatore del tribunale civile di Napoli che si sarebbe occupato del ricorso De Luca contro la sospensione dalla carica prevista della Legge Severino, "abusando della sua qualita' e dei poteri decisionali nella controversia giudiziaria", avrebbe agito in concorso con il marito Guglielmo Manna e con gli intermediari Giorgio Poziello e Gianfranco Brancaccio.

Sulla giudice Scognamiglio si muove subito anche il Consiglio superiore della magistratura. Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, d'intesa con il presidente della Prima Commissione Renato Balduzzi, ha deciso di far riunire la stessa Commissione gia' ieri in serata. Oggi, invece, il Comitato di presidenza si pronuncera' sulla richiesta di apertura pratica gia' avanzata dal consigliere Zanettin, laico di Forza Italia. Al Csm e' giunta una informativa sull'indagine condotta dai pm di Roma: in questo documento, secondo quanto si e' appreso, non ci sarebbero nel dettaglio elementi a carico della giudice. L'avvocato Antonio Brancaccio, uno dei legali che curo' il ricorso del governatore De Luca contro la legge Severino, interpellato dall'Agi sottolinea che l'ordinanza del 22 luglio del Tribunale civile di Napoli che accolse il ricorso del governatore della Campania Vincenzo De Luca contro la sospensione dall'incarico per l'applicazione della legge Severino "non fu singolare, ma resa da un collegio giudicante che gode della incondizionata fiducia degli operatori del Tribunale di Napoli. Questo e' l'unico dato oggettivo, tutto il resto sono illazioni", conclude Brancaccio.