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Cronache
Eitan, intesa fra le famiglie. Resta in Israele fino alla prossima udienza

Eitan Biran, Aya la zia paterna (in Italia) vuole che torni a casa il prima possibile. Ma fino alla prossima udienza resta in Israele

C'e' un'intesa tra la famiglia Biran e la famiglia Peleg per 'gestire' la routine di Eitan fino all'8 ottobre. Lo hanno annunciato gli avvocati della famiglia Biran al termine della prima udienza al tribunale di Tel Aviv. Al tempo stesso il giudice ha stabilito la ripresa delle udienze a partire dall'8 ottobre per 3 giorni consecutivi. Nel frattempo - hanno aggiunto gli avvocati - le famiglie hanno chiesto il totale silenzio stampa per proteggere il bambino. Allo stato attuale, quindi, Eitan resta in Israele, almeno fino alla ripresa delle udienze.

La zia affidataria aveva dichiarato in tribunale, per la prima udienza sull'istanza da lei presentata per il ritorno del piccolo Eitan in Italia: "Voglio rivedere Eitan a casa prima possibile". Una ''udienza particolarmente tesa'' al tribunale della famiglia di Tel Aviv per la custodia del piccolo sopravvissuto alla strage del Mottarone. 

Prima udienza, il giudice è una donna: Iris Ilotovich Segal

Iris Ilotovich Segal è il giudice incaricato a esprimersi sulla vicenda del piccolo Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone. Nel luglio 2017 è stata nominata giudice del tribunale della famiglia del distretto di Tel Aviv. Diplomatasi nel 1989 alla Ort Singalovsky High School di Tel Aviv, nel 1997 si è laureata in giurisprudenza presso la Bar Ilan University dopo aver prestato servizio militare come ufficiale presso le Forze della difesa israeliana dal 1989 al 1992. Dal 2002 al 2017 è stata anche docente presso l'Idc Herzliya. Dal 2011 al 2012 ha lavorato come docente presso lo Shaare Mishpat Academic Center. 

Eitan, il caso accende gli animi.  Voci italiane da Israele

La vicenda di Eitan Biran scalda i cuori in Italia e anche in Israele: un caso toccante che suscita reazioni forti, nel giorno della prima udienza al tribunale della famiglia di Tel Aviv presso il quale la zia paterna Aya Biran ha presentato istanza per il ritorno del nipote in Italia. "Spero che la corte decida di farlo restare in Israele: al solo pensiero che possa essere mandato in Italia, mi viene da piangere", commenta con l'AGI Luigi Del Monte, designer e ingegnere milanese, da qualche anno trasferitosi in Israele. "E' il posto giusto dove far crescere bambini: i genitori di Eitan volevano che crescesse qui, avevano appena acquistato una casa a Ramat HaSharon, e addirittura un'auto, per quanto imminente era previsto il loro ritorno in patria", sottolinea, ricordando che in Israele il bimbo ha "una famiglia numerosa che puo' prendersi cura di lui".

"E' un cittadino israeliano", aggiunge Del Monte, mettendo in luce l'attività del padre come "volontario alla scuola ebraica di Milano", un impegno che dice chiaramente quale fosse il suo orientamento. "La decisione di un giudice italiano di darlo in affidamento, seppure a una zia, trattenendolo in Italia, non può essere certamente accettata. Doveva essere una decisione temporanea, per pochi giorni, ma non certo definitiva", conclude.

Ma c'è anche chi invoca "il silenzio: meno riflettori su Eitan, più attenzione sui responsabili della tragedia del Mottarone dove ci sono state 14 vittime", sottolinea il milanese Yoram Ortona, venuto in Israele a trovare la famiglia. "E' un caso tragico, complicato, ma il clamore mediatico inevitabilmente ha mancato di rispetto al bimbo. Le giustizie faranno il loro corso - continua - ma in questi giorni in cui celebriamo la festa di Sukkot, la speranza è che Eitan possa trovare la sua 'capanna' per essere protetto".

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