Cronache

Expo, il Csm bacchetta Bruti Liberati sul caso Robledo

A molti mesi di distanza dai fatti (era il 2014) e dopo il pensionamento di Edmondo Bruti Liberati e il trasferimento di Robledo a Torino, il Csm torna sulla 'querelle' che vide contrapposti i due magistrati, all'epoca rispettivamente capo della Procura di Milano e procuratore aggiunto nello stesso ufficio, e lo fa con una delibera di Settima Commissione, approvata oggi pomeriggio dal plenum, in cui si critica la decisione di Bruti di escludere Robledo dagli interrogatori di Angelo Paris e Antonio Rognoni nell'ambito di indagini riguardanti anche Expo. L'episodio era stato al centro di uno degli esposti che Robledo aveva presentato a Palazzo dei Marescialli contro Bruti. "La nota con cui il procuratore della Repubblica, al di la' dei legittimi acquisiti poteri di coordinamento delle indagini, ha inciso sulla stessa 'capacita'' di agire di uno dei titolari del fascicolo - si legge nella delibera del Csm - rappresenta di fatto una revoca parziale dell'assegnazione", adottato "senza specifica e idonea motivazione e fuori dalle ipotesi espressamente previste".

Nulla da eccepire, invece, da parte del Csm, sul provvedimento con cui Bruti decise assegnare a se stesso e ai pm Luigi Orsi e Roberto Pellicano l'indagine milanese sul Mose. Durante la discussione in plenum alcuni degli interventi da parte dei consiglieri, prima tra tutti la laica di Forza Italia Elisabetta Casellati, non hanno mancato di sottolineare la 'tardivita'' di una delibera di tale rilievo. Non ha partecipato al voto il primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio, che all'epoca dello 'scontro' tra Bruti e Robledo presiedeva la Corte d'appello di Milano e, dunque, il Consiglio giudiziario milanese.

ulla mancanza di tempestivita' della pratica e' tornato anche il consigliere laico di Ncd Antonio Leone: "il tempo trascorso confligge con la specificita' tecnica della delibera sottolineata dal relatore - ha dichiarato Leone, motivando la sua astensione dal votare il documento in plenum - sta di fatto che nelle more sono sopravvenuti procedimenti disciplinari e pensionamenti. E a non voler pensare male si rileva comunque una farraginosita' procedimentale e una incapacita' del Csm di intervenire tempestivamente".