Cronache
Famiglia Regeni: "La vendita delle navi all'Egitto? Il governo ci ha tradito"
I genitori di Giulio si sentono abbandonati: "Ci sentiamo traditi. Ma anche offesi e indignati"
Famiglia Regeni: "La vendita delle navi all'Egitto? Il governo ci ha tradito"
Il caso Regeni torna di stetta attualità, dopo la telefonata tra il premier Giuseppe Conte e i presidente egiziano Al Sisi con cui l'Italia ha dato il via libera alla vendita di due navi militari all'Egitto. Una vendita delicatissima - si legge su Repubblica - perché quelle navi erano destinate alla Marina militare italiana che, già nei mesi scorsi, aveva fatto trapelare tutto il suo disappunto per l’operazione. Delicatissima perché certifica un nuovo strettissimo legame politico e commerciale tra l’Italia il governo del Cairo, che mai in questi quattro anni ha collaborato per trovare i nomi dei sequestratori, torturatori e assassini di Giulio Regeni. E che il 7 febbraio ha arrestato lo studente egiziano dell’università di Bologna, Patrick Zaki. Che, ancora oggi, tiene in carcere.
La notizia della vendita delle fregate ha, inevitabilmente, sconvolto i genitori di Giulio che fino a questo momento non si erano mai sottratti agli incontri con il presidente Conte, il ministro Di Maio e gli esponenti dell’esecutivo, certi di trovare una sponda reale per arrivare alla verità sulla morte di loro figlio. «E invece ora questo governo – dicono a Repubblica Paola e Claudio, insieme con il loro legale Alessandra Ballerini - ci ha traditi». Si sentono presi in giro, anche perché ancora domenica, nel comunicare la telefonata con Sisi, Conte ha detto (è la dodicesima volta da quando è premier) di aver «ribadito la collaborazione giudiziaria nel caso Giulio Regeni» (lo stesso non ha fatto Sisi: nei dispacci egiziani il nome di Giulio non c’era). «Ci sentiamo traditi. Ma anche offesi e indignati dall’uso che si fa di Giulio» dice ancora la famiglia Regeni. «Perché ogni volta che si chiude un accordo commerciale con l’Egitto, ogni volta che si certifica che quello di Al Sisi è un governo amico, tirano in ballo il nome di Giulio come a volersi lavare la coscienza. No, così non ci stiamo più».