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Cronache
Fase 2, Palazzo Chigi: 'Ripartenza con massima cautela'

Il piano per la fase 2 "prevede una ripartenza sempre all'insegna della massima cautela, nella consapevolezza che si dovra' sempre tenere sotto controllo la curva epidemiologica e non farsi trovare impreparati in caso di una possibile risalita". Ed ancora: "Il piano prevede un allentamento delle misure restrittive, ma non uno stravolgimento". Cosi' fonti di palazzo Chigi dopo una giornata di incontri sulla fase 2 nella sede del governo, alla presenza del premier Conte e dei ministri competenti. Prima la task force di Colao, poi le parti sociali, tra poco la cabina di regia con regioni e comuni.

"Sara' fondamentale, in questa fase, rafforzare il protocollo di sicurezza sui luoghi di lavoro gia' approvato nel marzo scorso e completare queste prescrizioni anche con riferimento alle attivita' del trasporto e della logistica". Cosi' fonti di palazzo Chigi sulla 'fase 2'. Nella videoconferenza di stamattina, presieduta da Conte e alla presenza dei Ministri, la task force - spiegano le stesse fonti - ha presentato al governo una relazione contenente le indicazioni per l'organizzazione della fase due, con particolare riguardo alla riapertura delle attivita' produttive. Queste indicazioni sono state condivise nelle riunioni che Conte ha poi avuto prima con le parti sociali - Cgil, Cisl, Uil, Confindustria, Confapi, Confimi, ReteImprese, Alleanza Cooperative, Ance - e a seguire con la cabina di regia (Regioni e Enti locali).

Le indicazioni arrivate dalla task force guidata da Colao "insieme a quelle che presentera' anche il Comitato tecnico-scientifico, rappresentano la base che il governo utilizzera' per definire il piano della fase due, che verra' annunciato entro la fine della settimana". Cosi' fonti di palazzo Chigi, riferendosi alla fase due dell'emergenza coronavirus.

L'ipotesi allo studio: dal 4/5 ok ai primi spostamenti. Ma no alla mobilità tra Regioni - Permettere gli spostamenti anche fuori dal proprio Comune e all'interno delle singole Regioni dal 4 maggio, lasciando pero' in vigore i limiti alla mobilita' intra-regionale. E' l'ipotesi, a quanto apprende l'Ansa da diverse fonti, sul tavolo del governo in vista dell'avvio della "fase 2". Niente di deciso, viene spiegato, ma questo sarebbe al momento l'orientamento prevalente.

Coronavirus: studio, test e tracciamento cruciali per fase 2 - Una massiccia campagna di test e il tracciamento dei contatti dei casi positivi al Covid-19 sono le due condizioni essenziali affinche' la riapertura in Italia non determini esiti drammatici: a indicarlo e' un nuovo modello epidemiologico pubblicato sulla rivista Nature Medicine dall'Universita' di Trento in collaborazione con l'Universita' e il Policlinico San Matteo di Pavia, l'Universita' di Udine, il Politecnico di Milano e l'Istituto di elettronica e di ingegneria dell'informazione e delle telecomunicazioni (Ieiit) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Il nuovo modello, chiamato 'Sidarthe', "distingue le persone infette diagnosticate col tampone da quelle infette sfuggite ai test: queste ultime, per quanto invisibili, sono abbastanza numerose per continuare a sostenere la diffusione dell'epidemia", spiega all'ANSA Giulia Giordano, prima autrice dello studio e ricercatrice del dipartimento di ingegneria industriale all'Universita' di Trento.

Lo studio ha diviso gli italiani in otto categorie: i non infetti suscettibili al virus, gli 'invisibili' non diagnosticati perche' asintomatici o con pochi sintomi, i positivi al tampone asintomatici, i malati sintomatici non sottoposti a test, i sintomatici diagnosticati, i positivi al tampone con sintomi gravi, i guariti e i deceduti. "Inserendo nel modello i numeri dell'epidemia aggiornati al 5 aprile, abbiamo calcolato che il picco dei casi reali sarebbe stato raggiunto intorno al 10 aprile, seguito a una settimana di distanza dal picco dei casi diagnosticati", afferma Giordano. Avendo verificato l'affidabilita' del modello, i ricercatori hanno provato a definire due scenari estremi. "Abbiamo visto che se l'Italia, al momento del picco, avesse deciso di inasprire il lockdown con misure draconiane simili a quelle cinesi, il conto delle vittime per il 2020 si sarebbe attestato intorno ai 25.000 decessi. Se invece il Paese avesse optato per un rilassamento consistente delle misure, avrebbe contato 70.000 vittime, con l'epidemia ancora in pieno svolgimento a fine anno". Alla luce di questi dati, sono due i messaggi chiave emersi dallo studio. "Il lockdown e' stato indispensabile: applicarlo prima sarebbe stato ovviamente ancora meglio", spiega la ricercatrice. "Pensare di allentarlo ora sarebbe impossibile senza mettere in conto delle conseguenze disastrose. Per questo, se vogliamo attuare una riapertura in sicurezza, dobbiamo fare in modo che l'allentamento delle misure sia accompagnato da una campagna aggressiva di test e dal tracciamento dei contatti dei casi positivi, in modo da identificare e bloccare sul nascere i nuovi focolai".

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