Cronache
Berlusconi e l'omelia di Delpini, piccolo gioiello architettonico di oratoria
Ai funerali di Silvio Berlusconi l'arcivescovo di Milano ha pronunciato un'omelia trasformatasi in un evento religioso, culturale e teologico. Ecco perché
Ritorniamo a Bossuet. Di lui è stato detto che “le sue più belle orazioni funebri riflettono l’idea che egli si faceva del destino umano per cui le imprese più straordinarie, i successi più clamorosi si chiudono con la morte come ogni altra cosa umana. E la morte dei potenti della Terra deve essere meditata dai viventi come esempio insigne della giustizia e della bontà di Dio.”
Qual è per Bossuet la differenza tra il povero e il ricco e potente? Che il povero è sempre con Dio. Il ricco e potente è pieno di orgoglio e di Dio non ne vuole sapere, ma prima o poi nella lotta politica di Corte viene sconfitto, e allora diventa pronto a farsi riprendere da Dio. Un’altra idea che forse viene da Pascal, ripresa da Bossuet, e che arriva sino a Manzoni (“Ove è silenzio e tenebra la gloria che passò”) è che pur nella bolla di autosufficienza in cui il ricco e potente opera esistono delle smagliature, dei piccoli varchi, attraverso i quali Dio manda dei segni, suggerisce dei dubbi, delle perplessità salvifiche.