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Cronache
Naufragio dello yatch a Palermo e lo spettro della Concordia, dai rischi sottovalutati al ruolo del capitano: che cosa non torna

Naufragio a Palermo, tutto quello che non torna dietro la tragedia dello yacht affondato in Sicilia 

"Mani in coperta" recita un vecchio detto marinaro, urlato dai comandanti delle barche da diporto, in caso di pericolo e repentina urgenza di abbandonare l'imbarcazione.

L'esortazione sarebbe paragonabile ai colpi intermittenti di sirena delle navi da crociera per l'abbandono nave in caso di naufragio. Sul Bayesian, il veliero di lusso da 56 metri colato a piccolo di fronte alle coste siciliane, l'allarme non è stato dato visto che ben sei persone sono rimaste intrappolate sottocoperta mentre 15 (compresi i membri dell'equipaggio) sono riuscite a salvarsi.

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Tra di loro i passeggeri erano sei, ossia il 50% di quelli imbarcati che dovevano essere accuditi e in questo caso anche salvati dall'equipaggio non certo misero ma composto da 10 persone.

Insomma sarebbe come se sulla costa Concordia, naufragata rovinosamente davanti all'isola d'Elba per la spavalderia del comandante Francesco Schettino, fossero morti 2100 passeggeri (ossia la metà degli imbarcati) invece che 32.

Sul Bayesian le cose per l'equipaggio sono andate molto meglio rispetto ai passeggeri. Tra loro infatti soltanto uno, il cuoco, che da sempre a bordo viene solitamente considerato il meno esperto di cose nautiche, non ce l'ha fatta. Gli altri 9 invece sono arrivati a terra insieme ai sei ospiti con i quali avevano condiviso la zattera autogonfiante che ha permesso il salvataggio nonostante la tromba d'aria che si era abbattuta sulla zona e sulla nave.

Questo particolare ha attirato l'attenzione dei giornali britannici che, oltretutto, da giorni scrivono di portelloni lasciati aperti a della enorme deriva mobile della nave non completamente aperta. Insomma le avverse condizioni meteo hanno fatto la loro parte ma anche l'equipaggio (forse) ci ha messo del suo.

E la responsabilità, come nel caso della Concordia a cui questo naufragio è stato paragonato per l'estrema difficoltà nel ritrovamento dei corpi nelle cabine, è del comandante. Schettino infatti, dopo un lungo processo, sta scontando 16 anni per abbandono nave e omicidio plurimo colposo. La sorte del comandante del Bayesian, James Cutfield, interrogato a lungo, dipenderà dalle indagini che sta conducendo la magistratura.

Cutfield ha 51 anni è Neozelandese e viene descritto dal fratello Mark, intervistato da un quotidiano di quel paese, come un marinaio di esperienza che vive a Palma di Maiorca, centro importante per il noleggio di navi di lusso da diporto. Il neozelandese, a detta del fratello, da 8 anni fa il comandante di queste imbarcazioni per le quali serve una particolare patente e numerose ore di esperienza.

Senza voler insistere sulle competenze nautiche del comandante, secondo alcuni esperti marinai, ci sono comunque alcuni interrogativi da sciogliere. Infatti l'equipaggio del veliero è riuscito a mettere in acqua la zattera e a far salire 11 persone, mentre altre 4 l'hanno raggiunta a nuoto, prima dell'affondamento ma nessuno ha trovato il tempo per mettere in allarme gli altri passeggeri, tra cui l'armatore il miliardario britannico Mike Lynch, rimasti poi chiusi nelle cabine e condannati al naufragio.

Il caso Concordia fa scuola dunque e, forse, non solo per le difficoltà di recupero dei corpi ma anche, dicono gli investigatori, per l'incapacità del comandante di valutazione del rischio.

 

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