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Cronache
Il grande pericolo dell'Identità digitale: "Sfruttamento dei dati biometrici"
Azienda e digitale

Il WEF promuove l'idea di avere ID digitali decentralizzati e non prende in considerazione e ridimensiona il pericolo che l’ID digitale porta con sé, cioè essere l’anticamera di uno Stato autoritario di nuova generazione. L’ID decentralizzato lascerebbe al singolo il potere di decidere con chi condividere i propri dati e le informazioni, non essendoci una memorizzazione unica.

Alla fin fine a cosa dovrebbe servire quindi l’ID digitale, si chiedono gli studiosi. E qui viene il bello. “Mentre le leggi esistenti, le politiche e le pratiche a cui fa riferimento questo rapporto, il paradigma ID contemporaneo,” scrivono, “sono fondamentali per la salvaguardia delle persone e delle istituzioni, esse hanno anche creato inefficienze e rischi, minando la privacy ed escluso circa 850 milioni di persone in tutto il mondo senza alcuna utilizzo di ID ufficiale”. Per il WEF l’esclusione non è dovuta a contesti socio economici specifici e non è neanche possibile che le persone non vogliano essere tracciate. Se non vieni tracciato dallo Stato sei un escluso.

E chiudono: “L'ID decentralizzato è un approccio che ha il potenziale per affrontare alcune delle carenze della società in cui ci muoviamo”. I rischi sono comunque evidenti. A fronte di tutto questo, gli studiosi scrivono che bisognerà vedere gli effetti nella società di massa per rendersi conto di costi e benefici. Come quando fai un salto nel vuoto e dimentichi che a un certo punto c’è anche l’atterraggio.

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