Cronache

Il patatagate ora esplode sui social. Agente condannato. Raccolta fondi

di Antonio Amorosi

#Aiutiamomichele, forestale condannato a pagare 40.000 euro. L’accusa: ha parlato con Report. L’avv. Morace: “Paga solo per aver fatto il suo dovere”

La vicenda raccontata anche ieri da Affaritaliani.it ha destato indignazione e sollevato una valanga di commenti sui social a difesa dell’agente Michele Bacocco.                                        

 

 

 

 

Dopo la condanna del carabiniere forestale che con il reparto del Nipaf di Bologna ha portato alla luce il famoso “Patatagate” (il processo sulla frode del mercato nazionale delle patate venduta alla Grande Distribuzione Organizzata) è nata l’associazione “Amici di Michele” per aiutarlo. L’associazione ha lanciato, sulla piattaforma Gofundme, una raccolta fondi per cercare di pagare la somma totale di 42.000 euro che comprende i 40.368 euro della condanna più le spese di commissioni e bancarie. La sua vita e il suo lavoro sono diventati un inferno dopo che si è occupato di questa vicenda. Michele, sposato con due figli piccoli, e ovviamente vive solo del suo lavoro. Per aiutarlo l’associazione invita a donare all’Iban IT49C0303237070010000497246 o attraverso la piattaforma Gofundme al link   

gofund.me/19fed8c5

Affaritaliani.it sostiene la campagna.

Il caso e l’inchiesta

E’ nato nel 2014 da un’inchiesta giornalistica di Report Rai 3, a cura di Luca Chianca (quando ancora dirigeva il programma Milena Gabanelli) oggi diretto da Sigfrido Ranucci. Abbiamo parlato della vicenda ampiamente su Affaritaliani.it quiqui e qui ed è stata trattata anche da altri giornali e tv, come il quotidiano La verità e il programma Fuori dal coro di Rete4, diretto da Mario Giordano.  

L’Italia non produce abbastanza patate per soddisfare il fabbisogno nazionale e lo sanno tutti, produttori e distributori. Come fanno ad essere tutte italiane le patate che si vendono nei supermercati?

I forestali scoprono che i tuberi stranieri, su cui in molti casi vengono

anche fatti trattamenti pericolosi e illegali con antiparassitari, antigermoglianti e fitofarmaci non consentiti in Italia e in Europa, venivano etichettati come italiani, anche bio, dop, al selenio e certificati CPQ di Conad (percorso controllo qualità) e venduti ad un prezzo superiore. Basti pensare che le patate africane hanno un valore di mercato che va dai 0,03 agli 0,06 euro a Kg. Nei supermercati finiscono poi a più di un euro al kg e possono raggiungere anche cifre

superiori. Sconcertanti le intercettazioni.

“Domani dobbiamo fare un po' di ciupa ciupa...”, diceva al telefono un direttore acquisti. "Noi abbiamo 14 camion in arrivo di patate… ce ne fosse uno che fosse italiano, 14!".

“Le ditte confezionatrici/venditrici, servendosi della complicità e dei controlli pilotati della Società Controllore per il marchio ‘DOP’ e ‘QC’ (Qualità Controllata)… etichettano tutto il loro prodotto come ‘italiano’, grazie al metodo della tracciabilità”, scrive la Forestale, “certificandolo col marchio ‘QC’, ossia ‘QualitàControllata’ che è un marchio della Regione Emilia Romagna che viene concesso in uso solo se il richiedente adopera metodi di coltivazione seguenti un disciplinare molto rigido”.

La maggioranza delle persone indagate sono state rinviate a giudizio anche con l’imputazione di associazione a delinquere. Ma l’indagine per andare a processo si è dilungata per più di 6 anni.

Secondo il Tribunale di Bologna Bacocco ne avrebbe svelato alcuni dettagli a Report. Come ha spiegato anche ad Affaritaliani.it il legale, Domenico Morace, che lo difende, “il carabiniere forestale si è sempre dichiarato innocente. Paga solo per aver fatto il suo dovere. Voglio leggere le motivazioni del giudice per poter esaminare e seguire il suo percorso logico. Faremo appello”.

La sentenza contro il carabiniere forestale stabilisce che dal 15 maggio Bacocco dovrà pagare 40.368 euro di risarcimento (ed è solo una parte provvisionale di una possibile causa civile per altri danni).

Lo stesso Bacocco aveva subito un tentativo di calunnia all’interno di questa complessa indagine che si era conclusa con la condanna di alcuni imputati. Il giudice in quel caso ha anche ritenuto “imponenti” le prove portate dagli inquirenti, tra documenti e intercettazioni telefoniche, come prova per accertare la frode nel mercato delle patate nazionali.

Il fatto paradossale è che oggi Bacocco dovrà risarcire del danno arrecato per la “fuga di notizie” coloro che ha contribuito a rinviare a giudizio e in un caso già a condannare.

Per aiutarlo l’associazione invita a donare all’Iban IT49C0303237070010000497246 o attraverso la piattaforma Gofundme al link

gofund.me/19fed8c5

*La foto che ritrae il carabiniere forestale Michele Bacocco è concessa da Il Resto del Carlino