Cronache

Ior: monsignor Scarano condannato a 2 anni per calunnia

Monsignor Nunzio Scarano non ha avuto alcun ruolo nel tentativo (fallito) di far rientrare in Italia 20 milioni di euro depositati in Svizzera e riconducibili agli armatori D'Amico. Lo hanno deciso i giudici della quinta sezione penale del tribunale di Roma che hanno condannato l'ex addetto contabile all'Apsa (Amministrazione del patrimonio della Santa Sede) a due anni di reclusione per il solo reato di calunnia, assolvendolo da quello di corruzione, perche' il fatto non sussiste. Il prelato e' stato ritenuto responsabile di aver incolpato falsamente, pur sapendolo innocente, l'ex 007 Giovanni Maria Zito di furto e ricettazione di un assegno bancario di 200mila euro, soldi che secondo la Procura Scarano gli avrebbe consegnato in esecuzione del patto corruttivo.

Secondo l'originaria ipotesi accusatoria sostenuta dal pm Stefano Rocco Fava, che aveva chiesto la condanna di Scarano a 4 anni e mezzo di carcere nell'ambito di un procedimento stralcio sullo Ior, il monsignore, con l'aiuto del broker Giovanni Carenzio, si sarebbe attivato per trovare un jet privato a disposizione dei servizi segreti italiani, grazie all'aiuto di Zito, per far rientrare quei 20 milioni dalla Svizzera. Il progetto, pero', salto' alla fine per una serie di imprevisti e per la mancata collaborazione del broker. Per questa vicenda, Scarano, Zito e Carenzio furono arrestati. Nel frattempo, due mesi fa, il gip del tribunale Antonella Minunni ha anche archiviato il procedimento che era stato aperto nei confronti dei fratelli Cesare e Paolo D'Amico e del cugino Maurizio "perche' dagli atti non sono emersi elementi utili per sostenere l'accusa in giudizio" di dichiarazione infedele dei redditi, contestata almeno fino al 2012.