Cronache

Isis, i 4 anni del Califfato del Terrore. Al Baghdadi leader invisibile

Il mistero sulla sorte di Al Baghdadi: ucciso dai russi o sempre in fuga?

Isis, i quattro anni del Califfato del Terrore

La nascita dell'Isis risale a prima della proclamazione del califfato, ad aprile 2013, quando il gruppo si chiamava Stato Islamico dell'Iraq e del Levante. Ancora prima si chiamava al Qaida in Iraq (AQI), nome che stava ad indicare sia l'alleanza con al Qaeda che l'azione del gruppo in Iraq. Nei primi anni 2000, il gruppo era la divisione irachena di al Qaeda, il cui fondatore, Abu Musab al-Zarqawi, si proponeva creare un califfato provocando una guerra civile in Iraq. Nell'aprile del 2013 lo Stato Islamico ha cominciato a combattere anche in Siria. Il capo dell'Isis e' Abu Bakr al Baghdadi, 46 anni, originario di Samarra, in Iraq. Negli anni Duemila ha combattuto i soldati americani in Iraq, salito al potere dopo la morte del suo predecessore, Abu Omar al Baghdadi, nell'aprile del 2010. Il 29 giugno del 2014, il gruppo jihadista ha annunciato a Mosul, citta' nel nord dell'Iraq appena conquistata, la costituzione del Califfato, un regime politico islamico scomparso da piu' di un secolo, designando alla sua guida al Baghdadi, il califfo, capo dei musulmani nel mondo. Il califfato deve essere imposto sulle regioni conquistate in Iraq e in Siria, territori che si estendono da Aleppo, nel nord della Siria, e il governatorato di Diyala, nell'Iraq orientale. Un territorio pari a 45.659 chilometri quadrati: in Iraq il gruppo ha il controllo di importanti citta', Falluja, Tikrit, Mosul, Sinjar, mentre in Siria controlla Raqqa, capitale del califfato, alcune arterie importanti del Paese e ampie zone desertiche. L'Isis arrivera' a controllare circa meta' della Siria e un terzo dell'Iraq. I confini del Califfato sono flessibili e il gruppo si accresce con 'province', o gruppi affiliati nel Sinai, in Algeria, in Libia, in Arabia Saudita e in Yemen. Lo scopo principale del gruppo e' un Califfato Islamico che venga governato sulla base di un'interpretazione molto rigida della sharia. Il gruppo si autofinanzia con la vendita del petrolio ricavato dai pozzi nelle citta' controllate. Organizzato militarmente, dimostra inoltre un padronanza nell'uso del web, e fa dell'efficacia della propaganda in rete uno dei suoi principali punti di forza. In pochi attimi fa il giro del mondo l'orrore dei video che mostrano il bigliettino da visita dell'Isis, le decapitazioni di ostaggi, in buona parte occidentali, ma non solo: i giornalisti americani James Foley e Steven Sotloff, l'ostaggio scozzese David Haines, il cooperante britannico Alan Henning, l'operatore umanitario americano Peter Kasig, il giornalista giapponese Kenji Goto, il croato Tomislav Salopek, 21 ostaggi copti egiziani.

Sono stati redatti, hanno spiegato i magistrati, oltre centotrenta verbali di assunzioni di informazioni da persone informate sui fatti; sono state compiute decine di mirate acquisizioni documentali, presso diversi uffici giudiziari siciliani, presso le Universita' di Palermo e di Enna, presso la prefettura di Palermo e il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Sicilia. Sono stati analizzati gli atti di oltre cinquanta procedure di prevenzione, spesso con i relativi provvedimenti di liquidazione, secondo, hanno spiegato i magistrati, "un andamento a spirale e un metodo di riscontri progressivi tra esiti delle attivita' di intercettazione, analisi della documentazione acquisita ed esame delle persone informate sui fatti che ha consentito di tessere strettamente insieme gli elementi raccolti, di farli dialogare con ordine, di dare corpo al 'sistema'". Come descritto da un amministratore giudiziario - persona lesa del delitto di concussione, Silvana Saguto "intratteneva rapporti esclusivi con le persone che le interessavano", secondo un modulo "a margherita, ossia senza vi fosse alcuna interferenza tra i rapporti che facevano capo a lei", rapporti che la vedevano al centro, e da cui si dipartivano "petali" e "raggi", non comunicanti tra loro, rappresentati da professionisti, amministratori giudiziari, colleghi, cancellieri, ufficiali di polizia giudiziaria, rappresentanti del mondo universitario e giornalisti, "dai quali traeva vantaggi e utilita' di varia natura". Gli indagati "erano riusciti a strutturare l'attivita' della Sezione Misure di prevenzione e la gestione dei patrimoni in sequestro secondo modelli organizzativi criminosi, e a creare un sistema di arricchimento illecito improntato a criteri familistici e clientelari". Nella lista degli indagati ci sono, oltre alla Saguto e al marito Lorenzo Caramma, anche altri giudici, tra cui Tommaso Virga, ex componente del Csm, ma anche gli altri giudici del collegio presieduto dalla Saguto, Fabio Licata e Lorenzo Chiaramonte. Poi l'ex prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, sostituita proprio dopo lo scoppio dello scandalo. In elenco anche Carmelo Provenzano, ricercatore universitario presso l'Universita' Kore di Enna, Roberto Nicola Santangelo, Walter Virga, figlio di Tommaso, nato nel 1980 e, all'eta' di 33 anni, nominato amministratore di un patrimonio da 800 milioni di euro. Nella lista uno dei figli dell'ex presidente sotto inchiesta, Emanuele Caramma, il padre dello stesso magistrato, Vittorio Pietro Saguto, e ancora Roberto Di Maria, Maria Ingrao, Calogera Manta, Rosolino Nasca, Luca Nivarra, Aulo Gabriele Gigante, Antonino Ticali e infine Elio Grimaldi, assistente giudiziario del Tribunale di Palermo.

Nel 2014, 4 morti nel museo ebraico a Bruxelles; un soldato di guardia ucciso al Memorial nazionale della guerra di Ottawa con conseguente assalto al parlamento canadese; 2 persone uccise in una cioccolateria a Sydney. Nel 2015 il 7 gennaio 2015 a Parigi un uomo uccide una poliziotta in centro e quattro persone in un supermercato ebraico Kosher, sincronizzando i suoi attacchi con l'attentato alla sede del settimanale satirico Charlie Hebdo, 17 morti. Mentre quest'ultimo viene rivendicato da Al-Qaeda nella Penisola Arabica, gli altri portano la firma dell'Isis; a Copenaghen 2 morti e tre feriti in un convegno sulla liberta' di espressione e vicino una sinagoga; a Tunisi i terroristi colpiscono prima il museo del Bardo, 22 morti tra cui 4 italiani, e la spiaggia di Susa, 39 morti; a Ankara 128 morti per un kamikaze durante una marcia curda per la pace; il 13 novembre a Parigi una serie di attacchi coordinati in vari punti della citta' portati a termine da un commando formato da nove esecutori materiali e da fiancheggiatori uccidono 130 persone (una italiana) e ne feriscono 350. Vengono colpiti da sparatorie a colpi di Kalasnikov il teatro Bataclan e vari ristoranti e locali nel centro parigino, tre kamikaze si fanno saltare in aria all'esterno dello Stade de France durante l'amichevole di calcio Francia-Germania; 14 persone uccise in un centro per disabili a San Bernardino, California. Nel 2016 il 22 marzo a Bruxelles due distinti attacchi colpiscono dapprima l'Aeroporto di Zaventem e poi la metropolitana tra le stazioni di Maelbeek e Schuman, a pochi passi dal Parlamento Europeo: 32 morti e 300 i feriti; a giugno 4 israeliani uccisi in un ristorante a Tel Aviv; il 14 luglio a Nizza un uomo a bordo di un camion si scaglia contro la folla 86 morti e 303 feriti; a luglio a Saint-Etienne-du-Rouvray in Francia due uomini armati di coltelli entrano nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray e sgozzano il parroco Jacques Hamel; il 19 dicembre a Berlino un uomo alla guida di un camion si scaglia contro un mercatino di Natale, 12 morti e 48 feriti. Il 2017 inizia con la strage di capodanno in una discoteca a Istanbul, 39 morti; a Londra 5 morti e 36 feriti sul ponte di Westminster; a Stoccolma 5 civili morti investiti; in Egitto, a Tanta e Alessandria, 44 morti in chiesa nella domenica delle Palme; poi Manchester (22 morti) prima di London Bridge e Borough Market: 11 morti e 48 feriti. Sono solo gli attentati che ci hanno toccato piu' da vicino.

Al Baghdadi, il califfo invisibile

Su di lui pende una taglia di 25 milioni di dollari, che andranno a chi voglia fornire indicazioni utili alla sua cattura. Perche' Abu Bakr al Baghdadi e' gia' riuscito a sfuggire alla morte almeno in un paio di occasioni. Quanto ad essere catturato, una volta fu preso e poi rilasciato: ancora non era considerato il terrorista piu' pericoloso sulla faccia della Terra, e non si era ancora proclamato il leader spirituale e operativo di Daesh. In effetti l'arresto aveva avuto luogo 10 anni prima dell'autoproclamazione: era il 2004, e lui fu preso a Falluja, roccaforte dei sunniti. L'Iraq era stato invaso un anno prima dagli americani e dai britannici, e la citta' irachena era in quel momento sottoposta ad un assedio in cui gli occidentali non risparmiarono sull'uso delle armi al fosforo bianco. Piu' tardi quelli che erano considerati semplicemente degli insorti o dei nostalgici di Saddam Hussein si sarebbero radicalizzati, dando vita al sedicente Califfato che solo ora, dopo aver seminato stragi e terrore tra Mosul ed Aleppo, ma anche in Libia, pare essere in ritirata. La sua prigionia comunque duro' cinque anni, il tempo necessario per fargli fare un salto di qualita' all'interno dei ranghi di Al Qaeda. Quasi un percorso obbligato per questo ex studente di teologia coranica nato a Samarra nel 1971 ma sempre vissuto a Baghdad. Si dice che abbia preso il potere all'interno della fazione irachena di Al Qaeda facendo credere di aver ricevuto l'investitura direttamente dalle mani di Al Zawahiri. Ma forse e' solo una diceria, frutto della leggenda nera che ora lo circonda. Ad ogni modo, nel 2014 riappare in pubblico a Mosul per definirsi leader del califfato dello Stato Islamico, nel frattempo scissosi da Al Qaeda. Inaugura anche quello che sara' il suo stile da quel momento in poi: basso profilo, scarse manifestazioni, lunghi e rari sermoni fatti pero' circolare con grande perizia sui social in tutto il mondo. Ad attrarre in qualsiasi paese radicali isolati e emigrati della seconda generazione dall'integrazione fallita.

Altro tratto saliente della sua personalita' e' la brutalita'. Con lui l'Isis non solo conquista un territorio enorme tra Iraq e Siria, ma manda i suoi uomini a combattere su uno scacchiere ben piu' ampio che va dalla Libia all'isola filippina di Mindanao, dove non e' mai stata del tutto debellata la guerriglia islamica del Fronte di Liberazione Nazionale Moro, nato negli anni '70. All'interno dei territori conquistati vige la legge del terrore e della ferocia: ai trasgressori della Sharia sono applicate le pene piu' severe, ai prigionieri delle potenze straniere spetta la decapitazione, magari eseguita materialmente da bambini. Persino Al Qaeda, quando ancora lui ne fa parte, reputa eccessive le sue pratiche. Nelle zone liberate dall'Isis si fa strada un fenomeno che il mondo islamico non conosce piu' da almeno 40 anni, quello del desiderio di secolarizzazione. E' la reazione a chi ha usato la religione come giustificazione per l'orrore. Se possibile, quando la pressione internazionale si fa piu' intensa e il Califfato perde terreno la ferocia si fa ancora piu' forte. In Siria gruppi anche di 160 civili vengono uccisi per la strada perche' colpevoli di aver cercato la salvezza lontano dall'assedio di Aleppo, ed i loro cadaveri lasciati a marcire senza sepoltura (per l'Islam, cosi' facendo, si nega ai morti la possibilita' di essere accolti in paradiso). Contemporaneamente l'Isis rivendica tutti i grandi attentati che hanno come teatro l'Europa, da Parigi nel novembre 2015 a Nizza nel luglio successivo a Manchester nel maggio 2016, ma anche Londra e Berlino. Non c'e' da stupirsi se allora buona parte degli sforzi militari dei vari attori della crisi siriana o irachena siano stati rivolti alla sua eliminazione fisica. Ma lui viene dato per morto piu' volte solo per tornare a farsi vivo successivamente, quando lo ritiene piu' opportuno. Una, due, tre volte si da' l'annuncio della sua eliminazione, poi della sua fuga, poi ancora dell'essersi lui rifugiato in una delle poche roccaforti - sempre meno - in mano ai suoi. Ma al Baghdadi resta invisibile, e quindi piu' pericoloso e sempre piu' protagonista di una leggenda nera.