Cronache

Istat, Coldiretti con i consumi a picco si torna indietro di vent'anni

Eduardo Cagnazzi

Nel budget delle famiglie italiane tiene solo l'alimentare, preceduta solo dalle spese per l'abitazione. Diminuiscono le vendite al dettaglio di molti prodotti

Con un crollo stimato pari 4% nel primo trimestre del 2020 i consumi degli italiani tornano indietro di circa 20 anni precipitando su valori comparabili a quelli dei primi anni 2000. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione della diffusione dei dati Istat sulla spesa delle famiglie italiane nel 2019. Si tratta -sottolinea l’organismo- di tendenze che evidenziano lo tsunami nei consumi provocato dall’emergenza Coronavirus con la crisi di molte attività produttive che ha drasticamente ridotto le disponibilità economiche delle famiglie italiane. Il risultato è una diminuzione delle vendite al dettaglio del 26,3% in valore con punte massime per calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-90,6%), mobili, articoli tessili e arredamento (-83,6%), abbigliamento e pellicceria (-83,4%) e giochi, giocattoli, sport e campeggio (-82,5%), mentre il calo minore si registra per i prodotti farmaceutici (-3,5%) e le vendite dei beni alimentari aumentano (+6,1%) secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi al mese di aprile 2020 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Con l’emergenza -sottolinea la Coldiretti- aumenta il peso dei consumi alimentari che rappresentano la seconda voce di spesa nei budget delle famiglie dopo l’abitazione.

Fermare le speculazioni sui prezzi dei beni di prima necessità per difendere la capacità degli italiani di rifornire le dispense di casa con cibo e bevande e garantire un giusto compenso agli agricoltori deve essere un obiettivo prioritario del Paese. E’ fondamentale -sottolinea l’associazione degli agricoltori- garantire la stabilità dei prezzi lungo tutta la filiera per bloccare ogni tentativo di speculazione a danno dei consumatori e degli agricoltori che devono poter continuare a produrre per difendere la sovranità alimentare del Paese in un momento di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali. Le quotazioni riconosciute ai produttori in molti settori -denuncia la Coldiretti- non coprono più’ neanche i costi e mettono a rischio il sistema agroalimentare nazionale. Occorre evitare che i comportamenti scorretti di pochi compromettono il lavoro della maggioranza degli operatori della filiera ai quali va il plauso della Coldiretti in una situazione in cui quasi quattro aziende agricole su dieci (37%) secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ registrano un deciso calo dell’attività. In gioco c’è un sistema di 730mila imprese che garantisce all’Italia il primato agricolo in Europa per valore aggiunto e qualità. Se è vero che l’agricoltura sta tenendo duro di fronte alla crisi generale, non si può negare che molte filiere siano in profonda difficoltà dalla quale occorre uscire con una robusta iniezione di liquidità ma -conclude Coldiretti- anche realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti.