Cronache

Lentini, marito confessa: "Ho tolto il coltello dalla gola e pulito il sangue"

Al momento l'uomo risulta indagato ed è andato a vivere in un altro appartamento

Lentini, femminicidio di Naima Zahir: le rivelazioni del marito 

"Sono andato in tilt. Ho estratto il coltello dalla gola di mia moglie per cercare di aiutarla. L'ho scossa, poi ho preso il mocio e ho ripulito il pavimento dal sangue. Poi sono andato da mio fratello e abbiamo chiamato i soccorsi. Quando sono ritornato a casa, c'era la polizia che mi ha subito portato via".

Lo ha detto ai microfoni di ore Ore 14' su Raidue, Massimo Cannone, il marito di Naima Zahir, la donna di 45 anni, uccisa sabato sera, con un colpo di coltello alla gola, a Lentini, in provincia di Siracusa. Prosegue intanto ancora l'attività di indagine da parte degli inquirenti. Al momento l'uomo risulta comunque indagato ed è andato a vivere in un altro appartamento.

La casa, come disposto dal magistrato della procura di Siracusa, Gaetano Bono, che coordina le indagini, e' stata posta sotto sequestro dalla polizia. Il consorte, un tappezziere di 45 anni, di Lentini, e' indagato per la morte della moglie, deceduta con una coltellata alla gola, ma, al termine del lungo interrogatorio negli uffici del commissariato di polizia di Lentini l'uomo non avrebbe ammesso responsabilita' nel decesso della consorte.

Stando ad una prima ricostruzione, la coppia, con un figlio di 19 anni che vive in un altro appartamento, era da sola in casa ed e' stato il marito a chiedere i soccorsi affermando che la donna sarebbe rimasta vittima di un incidente o di un suicidio. L'attesa degli inquirenti e' per l'autopsia sulla salma della 45enne, disposta dal pm di Siracusa che ha incaricato il medico legale, Giuseppe Ragazzi, di eseguire l'esame autoptico, previsto nelle prossime ore.

Il consulente del magistrato dovra' accertare le cause del decesso e soprattutto stabilire se sul corpo della vittima ci sono lesioni o segni di una colluttazione. Gli agenti di polizia di Lentini e della Squadra mobile di Siracusa, Andrea Monaco e Gabriele Presti, ritengono improbabile la morte della marocchina legata a un incidente domestico o ad un suicidio. Frattanto, gli inquirenti continuano a scavare nella vita della coppia e nel corso degli interrogatori ai parenti dei consorti, tra cui il figlio, e ai loro conoscenti, non sarebbero emersi contrasti, per cui la polizia sta allargando il campo delle indagini. Gli investigatori, comunque, non escludono un omicidio, commesso in un raptus.